C’è un’emergenza in Europa della quale si parla poco e che invece ha potenziali ripercussioni negative sull’economia e, in particolare, sul settore agricolo. Riguarda suolo e clima.
I fenomeni meteorologici del 2024 hanno inferto un duro colpo gli agricoltori europei, svelando un’emergenza per l’economia della regione della quale si parla ancora troppo poco.
Una serie di eventi rafforzati dal cambiamento climatico e comprendenti siccità, alluvioni, ondate di calore invernali e gelate tardive ha devastato le aree agricole. Negli ultimi mesi, le mucche sono morte di sete in Sicilia, i campi di grano sono stati sommersi dall’acqua in Francia e l’uva da vino è appassita in Germania.
I danni causati dalle inondazioni di settembre in Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria non sono ancora stati calcolati, ma la Commissione europea la scorsa settimana ha impegnato 10 miliardi di euro in fondi di coesione. I Paesi stanno attingendo alla riserva di emergenza da 450 milioni di euro della Politica agricola comune (PAC) e il Fondo di solidarietà dell’Unione europea (EUSF) sta lavorando straordinariamente per favorire assistenza.
Come sottolineato da un approfondimento di Politico.eu, in questo catastrofico contesto quasi nessuno parla del degrado del suolo, sia come obiettivo per il ripristino dei danni che come fattore di scatenante la crisi. Ad affermarlo con chiarezza è stato Benedikt Bösel, economista agricolo e agricoltore tedesco dello Stato di Brandeburgo.
Se questo tema, quello dell’erosione dei terreni facilitata dagli effetti del cambiamento climatico, può far storcere il naso ai più scettici nei confronti dell’emergenza ambientale, per molti è invece un’urgenza da affrontare con lungimiranza. Il fenomeno esiste e sarà dannoso per l’economia Ue.
Perché c’è un’emergenza suolo in Europa
Circa il 60% del suolo europeo è in pessime condizioni, minacciato da una serie di processi degradanti tra cui erosione, compattazione, salinizzazione, inquinamento, perdita di biodiversità, secondo il documento Ue sulla strategia per il suolo dell’UE.
Tutto questo ha un impatto diretto, ovviamente, sulla produttività agricola e, di conseguenza, anche sul sistema e sulla sicurezza alimentari, come sottolineato da un esperto della Commissione europea che si occupa della questione. “L’erosione idrica è uno dei peggiori processi di degradazione [per i quali] abbiamo tassi molto elevati”, ha specificato intervistato da Politico.eu.
Lo strato superficiale del terreno, che è il più ricco di materia organica, gioca un ruolo chiave nei cicli dei nutrienti e dell’acqua e se questo strato è trascinato via da fenomeni violenti (inondazioni per esempio) si crea l’ambiente ideale per dei veri e propri disastri.
Inoltre, “la biodiversità del suolo ha un ruolo importante nel ciclo dei nutrienti e nella disponibilità per le colture, [mentre] la compattazione del suolo limita, ad esempio, la crescita delle radici e l’infiltrazione dell’acqua”, ha aggiunto l’esperto.
In breve, i terreni sani sono la chiave per buoni raccolti. Ciò è stato in parte dimostrato dalle rese basse di quest’anno, in particolare in Francia. Lì, il terreno erboso inzuppato, combinato con temperature volatili, ha trascinato la produzione di grano al minimo degli ultimi 40 anni, estromettendo Parigi dalla lista dei primi cinque esportatori di cereali al mondo e cedendo quote di mercato alla Russia, una superpotenza dei cereali.
Quanto ci costa l’erosione del suolo?
A livello globale, il degrado del suolo costa più di 5,5 trilioni di euro all’anno, oltre l’8% del PIL mondiale, anche se il ripristino può fruttare da 6 a 27 euro per ogni euro investito, secondo un nuovo rapporto pubblicato dal movimento Save Soil. All’interno dell’Ue, i costi annuali risultanti ammontano a decine di miliardi di euro, sei volte di più del prezzo di un’azione riparatrice.
A marzo, l’Agenzia europea per l’ambiente ha identificato la salute del suolo come un rischio sostanziale. L’agenzia ha previsto un’alta probabilità di peggioramento dell’erosione e dell’aridità nei prossimi 15 anni, ma anche una media probabilità di un degrado diffuso del suolo che causa impatti a cascata significativi sulla produzione alimentare, l’approvvigionamento idrico e la biodiversità entro il 2100.
La Commissione e il Parlamento Ue sono indietro nel cercare di offrire regole comunitarie per difendere la terra. Affrontare questa emergenza richiede più diplomazia di quanto si possa pensare, considerando anche che “l’anima agricola” è molto agguerrita all’interno dell’Europa per mantenere il suo “status quo”. Anche se a piccoli passi, però, l’emergenza dovrà essere affrontata e subito. Un cambiamento nelle colture e nel modo di preservare l’ambiente è richiesto non dall’Ue, ma dall’evidenza dei disastri.
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