Gli ultimi dati preliminari sul Pil mostrano una crescita ferma in Italia. Recessione evitata, ma con quali prospettive? Cosa aspettarsi per l’economia italiana.
L’Italia ha schivato per un soffio la recessione tecnica, ma il Paese ha poco da festeggiare.
Il Pil preliminare per il mese di ottobre è risultato fermo, mettendo in evidenza che, sebbene non si sia verificata una diminuzione sia a livello trimestrale che annuale dell’economia, non c’è nemmeno stato un avanzamento della crescita.
In sostanza, i dati flash hanno mostrato che nel periodo aprile-settembre l’Italia ha evitato per poco la cosiddetta recessione tecnica, definita dagli economisti come due trimestri consecutivi di calo del Prodotto interno lordo.
Il risultato più lampante è che l’economia italiana è rimasta stagnante nel terzo trimestre, mentre i riflettori si sono già accesi - in Europa soprattutto - sul Governo Meloni che lotta per mantenere la produzione in espansione limitando allo stesso tempo il debito. Da ricordare che proprio l’aumento del deficit previsto in Nadef per l’anno 2023 aveva innescato una svendita di titoli di Stato italiani, riportando lo spread oltre i 200 punti base.
In un’Eurozona fiacca, con la Germania che si conferma in contrazione, e la Bce incerta su come proseguire con tassi di interesse ora a livelli record, l’Italia dalla cronica crisi di inefficienza e dal debito elevato è osservata speciale. Cosa significa che il Pil è rimasto fermo e quali previsioni per il futuro?
Italia: il Pil si ferma e l’economia è stagnante. Cosa succede?
Il Prodotto interno lordo italiano (nei dati preliminari di ottobre) è rimasto invariato rispetto ai tre mesi precedenti. Ciò segue una contrazione dello 0,4% nel secondo trimestre ed è inferiore alla crescita dello 0,1% stimata dagli analisti in un sondaggio di Bloomberg.
L’economia è stata aiutata dalle esportazioni nette, anche se la domanda interna ha agito da freno, ha affermato in una nota l’istituto nazionale di statistica Istat.
Il risultato non è confortante per la strategia del Governo Meloni, che finora ha esultato per dati economici soddisfacenti, mentre il fardello del debito deve essere diminuito ma rischia di restare elevato.
Il dato stazionario sulla crescita italiana ricorda anche come l’aumento dei tassi di interesse e l’indebolimento delle esportazioni globali stiano pesando sulla terza economia della zona euro. La Banca d’Italia vede il Pil nel 2023 in aumento solo dello 0,7% e qualche settimana fa il FMI ha abbassato le previsioni di ripresa del nostro Paese (e dell’Europa in generale).
Leggendo i dati odierni, la cosiddetta “crescita acquisita” alla fine del terzo trimestre si è attestata allo 0,7%, il che significa che se non ci sarà una crescita trimestrale tra ottobre e dicembre, nell’intero anno il Pil aumenterà dello 0,7% rispetto al 2022. Non sarebbe un risultato così forte.
Buone notizie dall’inflazione
Spiragli di ottimismo stanno arrivando dai dati sull’inflazione, anch’essi ancora preliminari.
Come indicato da Istat, a ottobre su base annuale “l’inflazione evidenzia un netto calo, scendendo a +1,8%, dato che non si registrava da luglio 2021 (+1,9%)”.
Il risultato è stato possibile soprattutto grazie al settore energetico, ormai lontano dai picchi del 2022. I prezzi dei beni energetici, infatti, sono in decisa decelerazione tendenziale a causa dell’effetto statistico derivante dal confronto con ottobre 2022, quando si registrarono forti aumenti dei prezzi del comparto, ha sottolineato l’ente di statistica.
Buone notizie anche per il “carrello della spesa”, osservato speciale dalle famiglie che finora stanno avendo difficoltà a far quadrare i conti con redditi sempre meno forti in termini di potere di acquisto.
“I prezzi dei beni alimentari, il cui tasso tendenziale scende al +6,5%, esercitando un freno alla crescita su base annua dei prezzi del “carrello della spesa” (+6,3%)”, ha scritto Istat nella nota.
In calo anche l’inflazione di fondo, che passa dal +4,6% al +4,2%, sebbene tale flessione sia valutata più contenuta dagli statistici.
Questi numeri, in generale, sono confortanti anche nell’ottica di un aumento di povertà assoluta che proprio Istat ha riscontrato a causa dell’impennata dei prezzi che colpisce parti deboli della società.
Per l’Italia - e l’Europa - il futuro resta cupo
La notizia del Pil stagnante italiano rientra in un quadro contrastante e poco roseo di tutto il continente.
La Francia ha registrato solo una leggera crescita nel terzo trimestre, mentre la Germania ha mostrato una contrazione dello 0,1%. I dati per l’Eurozona composta da 20 Paesi, hanno appena evidenziato una contrazione trimestrale, con un -0,1% rispetto ai tre mesi precedenti. Su base annuale, la crescita è stata inferiore alle attese, a +0,1%.
Non c’è dubbio tra gli analisti, che guardando al futuro, le prospettive restano offuscate dagli aumenti dei tassi d’interesse della Banca Centrale Europea volti a contenere l’inflazione e dalle tensioni geopolitiche legate ai conflitti in Ucraina e, più recentemente, in Medio Oriente.
L’Europa, occorre ricordarlo, è molto vulnerabile per quanto riguarda il settore energetico, anche se ora si è sganciata dalla Russia. Con il petrolio e il gas pronti a schizzare in caso di un aggravamento del conflitto in Israele potrebbero esserci ripercussioni pesanti.
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L’Italia, inoltre, nell’ultima nota Confindustria di sabato 28 ottobre, è vista in forte rallentamento, anche nel 2024. La stima di crescita aggiornata per l’anno prossimo indica un +0,5% rispetto alla precedente previsione di un +1,2%.
Un campanello di allarme dal Centro Studi di Confindustria riguarda gli investimenti, che si stanno ridimensionando al ribasso a causa di condizioni restrittive per l’accesso al credito e di ritardi nel Pnrr.
Il timore è di passare al nuovo anno con un trend di bassa crescita in Italia.
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