Nonostante gli aumenti dei tassi di interesse volti a rallentare l’attività economica, l’occupazione negli Stati Uniti e in Europa continua a crescere.
Negli ultimi mesi, le notizie economiche sono state a dir poco deprimenti: l’inflazione, l’aumento dei tassi di interesse, e le turbolenze nel settore bancario hanno dominato i titoli dei giornali, contribuendo ad un clima economico-finanziario tutto fuorché ottimista. Eppure, nonostante il pessimismo incalzante, almeno uno sviluppo positivo salta all’occhio quando si guardano ai dati del mercato del lavoro e, in particolare, agli stipendi di quella fascia di lavoratori che guadagnano mediamente di meno. Infatti, stando ai dati disponibili, negli Stati Uniti il divario tra i salari nel 10% più alto e nel 10% più basso della distribuzione – un indicatore classico di disparità salariale - si è ridotto a livelli che non vedevamo da almeno un ventennio.
Un crescente squilibrio tra domanda e offerta di lavoro, specialmente in alcune fasce del mercato, è stato uno dei principali responsabili di queste dinamiche. Uno sviluppo che ha anche incentivato quel segmento del mercato del lavoro impiegato in occupazioni con salari mediamente più bassi a cambiare lavoro con più frequenza nel periodo post-pandemico, principalmente in cerca di una remunerazione migliore. Ciò ha comportato che i salari nella parte bassa della distribuzione crescessero più rapidamente degli altri, contribuendo, tra le altre cose, ad una riduzione di quello che gli economisti chiamano “premium salariale” della laurea (ovvero la differenza media tra i salari dei laureati e il resto dei lavoratori), con una reversione di circa il 25% dell’aumento della disparità salariale che si era registrata negli Stati Uniti negli ultimi quarant’anni.
Sebbene gli aumenti del salario minimo a livello statale abbiano anche contribuito parzialmente a questo rialzo, uno studio recentemente pubblicato dal National Bureau of Economic Research (NBER) attribuisce l’effetto principalmente ad un mercato più favorevole, caratterizzato dalla minore concorrenza incontrata dai candidati nel cercare un nuovo impiego, ma anche dalla maggiore difficolta delle imprese a riempire i posti vacanti. [...]
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