La Bce può perdere credibilità sulla lotta all’inflazione: questo è il monito della risoluzione del Parlamento europeo. Cosa è stato chiesto a Lagarde e agli altri membri?
Mentre si avvicina la riunione Bce del 7 marzo, crescono le preoccupazioni in Europa sulla reale capacità della banca centrale di riportare l’inflazione al target del 2% senza impattare troppo duramente sulla crescita economica con tassi elevati ancora a lungo.
Le perplessità sono state espresse direttamente dai legislatori Ue, con l’avvertimento che la credibilità dell’Eurotwer è in gioco. In una risoluzione legata alla relazione annuale di Christine Lagarde al Parlamento Ue di questa settimana, i membri della Camera europea hanno votato a stragrande maggioranza per una dichiarazione che esprime timori sulla traiettoria dei prezzi in Eurozona.
A rischio c’è la fiducia nella Bce. Gli investitori ora si aspettano tagli di tassi di soli 90 punti base quest’anno con una prima mossa a giugno, un cambiamento importante rispetto al mese scorso, quando erano stati scontati fino a 150 punti base di allentamento.
Bce non più credibile? L’avvertimento del Parlamento Ue
Il Parlamento Ue ha votato la risoluzione sul lavoro svolto dalla Bce nel 2023, evidenziando:
...preoccupazione per i tassi di inflazione persistentemente elevati, in particolare quelli di base, e il loro impatto negativo sulla competitività, sugli investimenti, sulla creazione di posti di lavoro e sul potere d’acquisto dei consumatori, colpendo in particolare coloro che hanno redditi fissi o limitati...
I rischi di una inflazione non sotto controllo sono l’incertezza economica e un costo della vita sempre più alto per i cittadini. Per questo, si legge nel documento, la “BCE è invitata a fornire maggiori informazioni sul monitoraggio e sulla fissazione del tasso di interesse neutrale”.
I legislatori hanno anche chiesto alla Bce di “rivedere e migliorare radicalmente i suoi modelli e il loro ruolo nel processo decisionale alla luce della performance scadente dei modelli negli ultimi anni”.
Sullo sfondo ci sono tassi di interesse ancora al 4,5% per domare prezzi che restano sopra il 2%, anche se in frenata. Gli alti tassi di interesse hanno pesato sulla crescita economica poiché gli investimenti sono diminuiti e l’attività edilizia è scesa drasticamente. La zona euro è ora nel suo sesto trimestre consecutivo di crescita sostanzialmente stagnante.
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