Emergono le contraddizioni della neutralità elvetica dopo l’introduzione delle sanzioni alla Russia e il taglio dei fondi ai rifugiati dell’Unrwa.
In un periodo segnato da conflitti come quello in Ucraina e a Gaza, tornano a galla le contraddizioni della neutralità Svizzera. Il principio di neutralità, infatti, rappresenta l’elemento fondante della politica estera elvetica. Un pilastro che consente al Paese un grande margine di manovra sullo scacchiere internazionale e una pressoché totale indipendenza dalle pressioni e ingerenze stati esteri.
Come ricorda la Treccani, infatti, nella Costituzione svizzera la neutralità è menzionata nella sezione relativa alle autorità federali ed è il risultato di una lunga tradizione, risalente al 1516. “La neutralità permanente - si legge sul sito della Confederazione elvetica - è un principio della politica estera svizzera. È una fonte generatrice di pace e stabilità in Europa e altrove. Garantisce l’indipendenza del Paese e l’inviolabilità del suo territorio”. Secondo la legge sulla neutralità, la Svizzera non deve partecipare a una guerra tra Stati. Il principio è parte dell’identità nazionale del Paese e gode di ampio sostegno presso la popolazione. Più del 90% della popolazione sostiene ancora la neutralità.
La neutralità, un mito nazionale
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