Il nuovo accordo di Difesa tra Filippine e Usa ha dato il colpo di grazia all’entusiasmo del gigante asiatico, che ha dirottato altrove i propri investimenti. I politici locali adesso non hanno un modello alternativo.
Sicurezza contro economia: è questo il dilemma che attanaglia tutti i Paesi dell’Asia, chiamati a districarsi nella pericolosa contesa tra Stati Uniti e Cina.
Se, da un lato, le nazioni della regione devono fare i conti con molteplici rivendicazioni marittime – quasi sempre con Pechino protagonista - dall’altro sanno quanto sia per loro importante continuare a fare affari con il Dragone. Sanno anche, però, di non poter fare a meno di un legame con Washington, soprattutto nel caso in cui i rapporti con il gigante asiatico dovessero deragliare oltre ogni limite possibile e immaginabile.
La soluzione ideale per i governi locali coincide con il mantenimento di un complicato equilibrio geopolitico, evitando di schierarsi apertamente da una parte o dall’altra. Un equilibrio, tuttavia, sempre più precario a causa delle crescenti tensioni internazionali. Basta dare un’occhiata a cosa sta accadendo nelle Filippine, Paese alleato degli Usa e finito al centro della rivalità sino-statunitense. [...]
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