Putin potrebbe ricorrere a strategie eccezionali per avere più soldi e finanziare la guerra: è questo un segnale di crisi? L’indiscrezione, mentre ci si interroga sulla salute dello Stato russo.
Putin ha ancora risorse disponibili per finanziarie la guerra in Ucraina?
La domanda è lecita e la risposta non scontata, mentre con il nuovo anno appena iniziato le sorti del conflitto si fanno incerte. Secondo Bloomberg, la Russia starebbe pianificando di prendere più denaro da alcuni produttori di materie prime e società statali e di tagliare le spese di settori diversi dalla difesa, visto che i costi dell’invasione dell’Ucraina aumentano.
Cosa c’è di vero? Intanto, il giornale ricorda che il bilancio di Mosca è sempre più ridotto, mentre il conflitto di Putin si avvia al suo secondo anno e l’economia si contrae sotto le pesanti sanzioni statunitensi ed europee. I dividendi e una tassa straordinaria pagata da Gazprom hanno già contribuito a gonfiare un surplus fiscale alla fine dello scorso anno, prima che i pesanti impegni di spesa di dicembre probabilmente mandassero in rosso il bilancio.
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Secondo le indiscrezioni di Bloomberg, Putin starebbe puntando su dividendi più elevati da parte delle società statali e un “pagamento una tantum” dai produttori di fertilizzanti e carbone.
Nel documento preso in visione si sottolinea che tale sforzo fiscale rientra nel piano di “mobilitazione delle entrate” che la Russia sta organizzando per finanziare il peso del conflitto.
In più, ci sarebbe la richiesta di 175 miliardi di rubli (2,4 miliardi di dollari) - budget extra - per reinsediare 100.000 persone da Kherson in Russia, un’apparente ammissione che il Cremlino ha poche speranze di riconquistare la regione ucraina che le sue forze hanno abbandonato in autunno, poche settimane dopo averla annessa illegalmente.
Parte del denaro aggiuntivo è necessario per coprire i costi relativi alla guerra, secondo persone a conoscenza della questione. Non è stata ancora presa alcuna decisione sull’entità dei dividendi o sul prelievo straordinario poiché l’importo dipenderà da come è andato il budget nell’intero anno 2022.
Le autorità cercheranno di fissare dividendi superiori al 50% del reddito netto per le società statali quando possibile, stando a queste indiscrezioni.
Putin ha nel frattempo promesso che non ci saranno limitazioni alla spesa militare per la guerra, anche se le risorse per l’istruzione e la medicina starebbero diventando sempre di meno.
L’economia russa sta davvero soffrendo?
Con i mercati del debito internazionali quasi chiusi per la Russia, sta crescendo l’urgenza di garantire al governo l’accesso ai finanziamenti mentre i suoi proventi energetici sono sotto pressione.
Il ministero delle Finanze, che l’anno scorso prevedeva un divario di bilancio dello 0,9% del prodotto interno lordo, ora stima il deficit al 2% sia nel 2022 che nel 2023. In totale, la spesa dello scorso anno ha probabilmente raggiunto circa 30 trilioni di rubli, ha affermato il ministro delle finanze Anton Siluanov a fine dicembre, ovvero circa il 27% in più rispetto a quanto inizialmente previsto.
Da evidenziare, inoltre, che nei mesi appena precedenti l’invasione alla fine del 2021, le società minerarie russe, compresi i produttori di carbone e fertilizzanti, sono state colpite da un aumento dell’aliquota fiscale sull’estrazione mineraria. Da allora il governo ha rifiutato di alleggerire l’onere anche se le sanzioni hanno interrotto le vendite e forzato i tagli alla produzione.
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Cosa accadrà alle casse russe? Non è facile prevederlo. L’analista Andrei Kolesnikov su Ispi ha però specificato a fine dicembre che anche con un conflitto che prosegue lento e inerziale, ci saranno conseguenze in Russia:
“Sarà un processo di erosione ad esempio quello che il prossimo anno [2023] divorerà il tessuto sociale e statale della Russia di Putin: lo sgretolamento degli indicatori socioeconomici, fra cui il reddito disponibile reale della gente comune; il lento deteriorarsi della percezione dei consumatori; la disgregazione del mercato del lavoro, accompagnata da una sostituzione tecnologicamente regressiva delle importazioni e dalla primitivizzazione dell’economia e, di conseguenza, dei posti di lavoro, fenomeni che sommati fra loro porteranno alla diffusione di uno stato di ansia e malcontento.”
Il tutto, secondo l’esperto, avverrà senza grandi scosse o proteste, ma con un lento adattamento, caratteristica cruciale della Russia e della sua resistenza.
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