La storia del mercantile italiano bloccato a Mariupol dal 24 febbraio

Chiara Esposito

27/06/2022

É confiscata dalle milizie filorusse, ma potrebbero essere in corso delle trattative con le autorità per sbloccare la situazione.

La storia del mercantile italiano bloccato a Mariupol dal 24 febbraio

Dall’inizio della guerra in Ucraina una nave mercantile italiana è bloccata nel porto di Mariupol ed è oggi al centro di un contenzioso internazionale a causa della presa di controllo definitiva da parte dei russi della città portuale avvenuta il 20 maggio scorso. Si tratta della Tzarevna, imbarcazione di proprietà della compagnia di navigazione genovese Cosulich che batte bandiera di Malta.

Dalle ricostruzioni del suo percorso e di questi quattro mesi di stallo emergono dettagli di valore che motivano anche l’interesse dei russi che, dopo averne parzialmente trafugato il carico, vorrebbero ora nazionalizzare l’imbarcazione.

Sembrano però essere in corso delle trattative per impedirne l’acquisizione da parte di Mosca e riportare la nave in acque amiche.

Cosa trasportava la Tzarevna

Prima di finire nelle mani delle autorità russe insediatesi nella città portuale, la Tzarevna era destinata a un importante viaggio. La nave si trovava in Ucraina poco prima dell’inizio della guerra, ormeggiata in un attracco di Mariupol che affaccia sul Mar Nero. Era in attesa di ripartire alla volta del porto friulano di Monfalcone per consegnare il suo carico a un’azienda di San Giorgio Nogaro, in provincia di Udine. Si era infatti rifornita di prodotti in acciaio per un valore di 15mila tonnellate e questo metallo proveniva direttamente dall’acciaieria Azovstal, area strategica divenuta non a caso il più famoso centro della resistenza ucraina.

Il ritorno è stato reso impossibile dallo scoppio del conflitto ma ancor di più dalla presenza di innumerevoli mine in tutta l’area portuale e nella zona del Mar d’Azov. Come confermato al sito Shippingdaily dai rappresentanti dell’azienda è stato quindi impossibile uscire ma anche avere il pieno controllo dell’imbarcazione.

I miliziani filorussi, anche in ottica di controllo di questa importante risorsa, vogliono di fatto acquisire la nave e, anzi, ne avrebbero già rubato parte del carico.

Il furto ai danni dell’imbarcazione

Il 24 marzo la società armatrice ha annunciato che la propria imbarcazione aveva subito danni, seppur lievi, a seguito di un bombardamento. Il vero colpo dei russi però è stato sferrato solo a fine maggio, più precisamente dieci giorni dopo la caduta di Mariupol.

In quei giorni una nave lasciò Mariupol e, stando alle ricostruzioni disponibili, si trattava di un’imbarcazione russa con a bordo del materiale sottratto dalle stive della Tzarevna. La convinzione generale era però che si trattasse del mercantile italiano tant’è che nel clima di confusione del momento il leader della Lega Matteo Salvini pubblicò un tweet per festeggiare:

«L’impegno per la pace vale più di qualsiasi critica. La prima nave merci a lasciare il porto di Mariupol».

La smentita fu data di lì a poco dal leader Cosulich che aggiunse un amaro commento:

«È un furto, è come si ti rubassero la macchina parcheggiata in strada».

Come se non bastasse, il mercantile italiano finì anche al centro di un equivoco quando le autorità del Donetsk dichiararono che la nave era stata confiscata e nazionalizzata facendo poi retromarcia poche ore dopo l’annuncio.

Il destino della nave italiana

Ormai ferma da quattro lunghi mesi, ovvero dal 24 febbraio scorso, la Tzarevna è ora in bilico tra il giogo delle potenze mentre intorno infuria ancora il conflitto e a bordo restano ben 13 uomini dell’equipaggio. La situazione di stallo è ovviamente dovuto al valore della Tzarevna, circa 9 milioni di dollari, e del suo carico, altri 12 milioni di dollari.

Il rischio è quindi che dalla confisca si passi all’ufficialità della «nazionalizzazione» della nave da parte delle autorità del governo filorusso instaurato a Donetsk. Augusto Cosulich, il presidente del gruppo navale, ha però riferito a diverse agenzie di stampa di trattative in corso che vedrebbero protagoniste le autorità locali e il Ministero degli Esteri italiano:

«La nave è ancora a Mariupol e stiamo negoziando per cercare di portarla via: il danno economico in caso di confisca sarebbe di 20 milioni di euro. Ci sono ancora problemi tecnici: una gru bombardata da spostare e un dragaggio da effettuare per permettere alla nave da uscire. Io sono ottimista. Ma ricordo che questa vicenda non è niente di importante, sono solo soldi, rispetto alle cose realmente tragiche come il fatto che questa guerra non sembra avere una fine e che la gente continua a morire».

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# Guerra

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