Il Governo Meloni insiste nella strategia di offrire debito ai piccoli risparmiatori: cosa significa per le finanze italiane? Un’analisi sulla politica del Governo sui Btp osservata anche all’estero.
L’annuncio di un’altra emissione di Btp Valore a fine febbraio ha confermato la strategia Meloni sul debito pubblico: attirare sempre più investitori italiani e mettere nelle loro tasche quote rilevanti dell’indebitamento statale.
La politica del Governo in carica è talmente chiara che ormai ne parlano con interesse anche esperti e analisti stranieri, incuriositi da sempre sulle mosse italiane per finanziare un debito che resta ancora tra i più alti - e quindi più vulnerabile a rischi - dell’Europa.
La riflessione proposta da Bloomberg al riguardo non lascia spazio a dubbi: “Con il Paese che gode di una rara tregua sui mercati finanziari proprio mentre vende il maggior numero di obbligazioni della sua storia, il premier e il suo Governo si appoggiano sempre di più ai consumatori”, hanno suggerito le giornaliste Alessandra Migliaccio e Alice Gledhill.
A rafforzare la tesi sono giunti anche i numeri di Fabi (Federazione autonomi bancari): in circa due anni la quota di debito in possesso dei piccoli risparmiatori (Bot e Btp) è più che raddoppiata.
Mentre crescono le emissioni obbligazionarie, gli analisti si chiedono se questa strategia sul debito del Governo Meloni sia davvero efficace.
Il piano Meloni sul debito punta tutto sui risparmiatori italiani
Il pilastro del Governo Meloni per favorire la sostenibilità dei conti pubblici sembra essere quello di convincere i normali risparmiatori ad acquistare debito. Non è un caso che, come osservato da Bloomberg, le emissioni dell’Italia per gli investitori al dettaglio (il cosiddetto mercato retail al quale sarà indirizzato in modo esclusivo anche il prossimo Btp Valore atteso per il 26 febbraio) sminuiscono quelle di altri Paesi europei. Tutte le attese, inoltre, vedono una domanda nazionale ancora robusta per i prossimi mesi.
Giorgia Meloni sembra voler beneficiare di un contesto tutto sommato favorevole, con lo spread di rendimento tra le sue obbligazioni e gli equivalenti tedeschi, una misura chiave del rischio dell’eurozona, che ha appena toccato il minimo di due anni.
L’analisi ricorda comunque che la vulnerabilità italiana è maggiore rispetto ai suoi pari, con un debito/Pil bloccato intorno al 140%, il rapporto più alto della regione dopo la Grecia.
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“Un enorme debito pubblico e una prospettiva di crescita anemica rendono l’Italia altamente vulnerabile ai rischi sovrani”, ha affermato Simona Delle Chiaie, economista di Bloomberg Economics.
La Bce stima inoltre che circa un quinto delle obbligazioni nazionali matureranno e dovranno essere sostituite nell’arco di un anno, una percentuale notevolmente più elevata rispetto ad altri grandi mutuatari come la Francia. Come in molti altri Stati, anche i fabbisogni di finanza pubblica dell’Italia non sono visti in calo: dal finanziamento della transizione climatica al rinnovamento della spesa per la difesa e all’aumento del conto pensionistico in un momento di cambiamento demografico, i conti sono sotto pressione.
L’Italia, quindi, prevede di vendere fino a 360 miliardi di euro di obbligazioni a medio e lungo termine nel 2024, la maggior parte di qualsiasi altro Paese dell’area euro. Nel frattempo, secondo gli economisti di Bloomberg, i pagamenti degli interessi in percentuale del Pil sono aumentati del 35% negli ultimi cinque anni e cresceranno di un altro 27%.
Entro il 2027, il costo complessivo potrebbe superare il livello del 5% del Pil raggiunto nel 2012, al culmine della crisi del debito europeo, in uno scenario che presuppone un contesto favorevole per l’indebitamento.
Spingere sull’acceleratore con l’offerta di obbligazioni nazionali è una strategia che Meloni non vuole sprecare, pur valutando limiti e punti critici. Il ministro delle Finanze Giancarlo Giorgetti ha detto di essere più che felice di avere una percentuale maggiore di debito in mano nazionale, perché i risparmiatori italiani rappresentano in generale una base più stabile di investitori, meno propensi a scaricare obbligazioni al primo accenno di tensioni.
Occorre anche considerare, come fattore positivo per l’Italia, che i fondi dell’Unione Europea probabilmente sosterranno la crescita nel prossimo anno, secondo la Commissione Europea – una prospettiva che potrebbe sostenere la precaria posizione fiscale del Paese. Tuttavia, secondo l’analisi di Bloomberg, la Meloni sembra essere a corto di opzioni.
“Anche se il suo Governo sta vendendo partecipazioni in società pubbliche e in generale riorganizzando i beni pubblici per racimolare denaro, il processo si sta rivelando lungo. Il tentativo di ottenere denaro tassando i profitti extra delle banche è effettivamente fallito. Quindi la presidente del Consiglio non ha altra scelta che fare affidamento sulle persone – e non solo per il sostegno politico e il denaro delle tasse. Ha bisogno che gli elettori investano letteralmente nelle sue politiche”, ha suggerito l’analisi.
La spinta dei Btp per soli risparmiatori individuali accoglie inevitabilmente anche un significato di propaganda politica.
Stanno tornando i Bot People in Italia?
Lo spostamento verso gli investitori al dettaglio non è solo un fenomeno italiano, ma europeo, con le partecipazioni in debito statale tra i residenti in aumento anche in Spagna e Portogallo.
Per molti Paesi, il Giappone rappresenta un recente esempio pionieristico dei vantaggi della vendita ai cittadini. Dal 2003 al 2008, le famiglie hanno quasi triplicato le disponibilità in termini di denaro investito in titoli di Stato, una politica che ha aiutato il Paese a mantenere bassi i rendimenti nonostante il gigantesco debito che sfiora il 250% del Pil.
L’approccio del governo Meloni risale agli anni ’80 e ’90, quando i bond a breve termine conosciuti come Buoni Ordinari del Tesoro divennero così popolari che i risparmiatori che li acquistavano furono chiamati “BOT people” – un’espressione ormai nota.
La strada da fare per raggiungere quei livelli di debito in mano italiana è ancora molta secondo gli analisti. Per garantire un flusso costante di nuovi risparmiatori fedeli, oggi i Btp Valore pagano addirittura un extra ai detentori che li mantengono fino alla scadenza.
Gli alti rendimenti rispetto ai conti di risparmio bancari – e gli scarsi rendimenti degli anni precedenti con tassi ultra-bassi – sono senza dubbio l’attrazione principale. A luglio hanno aiutato il Governo a raccogliere più di 18 miliardi di euro, una cifra record per una simile vendita. Come rilevato da Fabi, a ottobre, con un debito di 2.867 miliardi di euro le famiglie possedevano il 13,5% di Bot e Btp, per un valore di 322 miliardi sui 2.389 miliardi totali di emissioni statali.
Secondo i dati di Bankitalia, attratti da tassi che battono quelli sui risparmi bancari, i risparmiatori italiani hanno versato 120 miliardi di euro (130 miliardi di dollari) in obbligazioni nei primi 10 mesi dello scorso anno.
In vista di tassi di interesse della Bce ancora elevati - con tagli in arrivo ma non imminenti - è probabile che il debito italiano continui ad attrarre le famiglie in cerca di un riparo dall’inflazione. Il Governo Meloni può esultare, ma le incognite sugli effetti a lungo termine restano.
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