Netanyahu sta portando lo Stato di Israele verso un autoritarismo dispotico mentre la corruzione dilaga.
Un altro fronte si è aperto nell’ascesa globale dell’autoritarismo populista. Con i loro sforzi per indebolire la magistratura indipendente di Israele, il primo ministro Benyamin Netanyahu e la sua coalizione corrotta di alleati ultraortodossi sono determinati a tradurre la loro retorica antidemocratica in politica autoritaria.
La brutale occupazione dei territori palestinesi è fondamentalmente incompatibile con i valori democratici. E il sistema di controlli ed equilibri di Israele è debole: Israele non ha una costituzione formale o un parlamento bicamerale, e, in assenza di un veto presidenziale, la Knesset (parlamento) è pienamente controllata dal ramo esecutivo.
Ma le misure che il nuovo governo di Netanyahu ha perseguito da dicembre eliminerebbero l’ultimo controllo rimanente sul suo potere. In particolare, una proposta di riforma giudiziaria darebbe al governo una maggiore influenza sulla nomina dei giudici e consentirebbe a una maggioranza parlamentare assoluta di invertire le decisioni della Corte Suprema che annullano la legislazione.
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