Lavorare di domenica è obbligatorio? Ecco quale retribuzione spetta

Simone Micocci

14/03/2018

Il dipendente può opporsi alla richiesta di lavorare la domenica, ma solamente in alcuni casi; facciamo chiarezza analizzando la normativa vigente e gli importi della retribuzione spettante a chi lavora di domenica.

Lavorare di domenica è obbligatorio? Ecco quale retribuzione spetta

Ci sono dei settori in cui lavorare di domenica è una consuetudine; basti pensare a chi lavora in alberghi o ristorante, oppure al settore del commercio.

D’altronde non esiste alcuna normativa che impedisce ai datori di lavoro di fissare il riposo settimanale dei dipendenti in giorni differenti domenica.

L’articolo 36 della Costituzione stabilisce che ogni lavoratore ha diritto ad almeno un giorno di riposo, mentre l’articolo 2109 del Codice Civile prevede che di “regola” questo coincida con la domenica.

Tuttavia in base alle esigenze dell’azienda è possibile derogare a questa regola fissando il riposo in un altro giorno della settimana; l’importante è che - come previsto dalla normativa sull’orario di lavoro - ogni dipendente usufruisca di un giorno di riposo (24 ore) dopo un periodo lavorativo di 6 giorni.

Per questo motivo a chi lavora dal lunedì al sabato ed eccezionalmente viene chiesto di lavorare anche di domenica - rinunciando così al giorno di riposo - bisogna riconoscere il diritto al riposo compensativo.

Tuttavia ci sono settori in cui il lavoro domenicale non è un’eccezione, bensì la normalità; cosa succede in questi casi? Il lavoratore può opporsi? Di seguito risponderemo a queste domande indicando anche quale maggiorazione sullo stipendio viene riconosciuta nel caso in cui si lavori di domenica.

Lavorare di domenica è obbligatorio?

Come anticipato la legge italiana riconosce al datore di lavoro di fissare il riposo del dipendente in un giorno differente dalla domenica; questo è possibile nel caso di un interesse aziendale, ossia per tutti quei servizi e attività per cui l’apertura domenicale corrisponda ad esigenze tecniche oppure soddisfi delle esigenze importanti, o anche quando sia di pubblica utilità.

Questa è la regola generale, per cui si rimanda all’attuazione nei contratti collettivi nazionali e in quelli aziendali. Quindi per sapere se siete obbligati a lavorare di domenica dovete fare riferimento al contratto che avete firmato o al CCNL della vostra categoria.

Se questa possibilità è prevista allora non potete opporvi alla richiesta del vostro datore di lavoro, a meno che questo non ve lo abbia comunicato con un congruo anticipo.

Se la prestazione festiva non è prevista dall’accordo collettivo nazionale, territoriale ed aziendale allora il dipendente può opporsi alla richiesta del proprio datore di lavoro. In tal caso, quindi, per lavorare di domenica è necessario il consenso di entrambe le parti.

Tuttavia ci sono delle categorie di lavoratori che possono opporsi al lavorare di domenica anche nel caso in cui questa possibilità sia prevista dall’accordo firmato; vediamo quali sono.

Chi può non lavorare di domenica

Ci sono dei soggetti esonerati dall’adempiere all’obbligo della prestazione lavorativa festiva e domenicale. Nel dettaglio, possono opporsi alla richiesta del datore di lavoro ed evitare qualsiasi provvedimento disciplinare:

  • i genitori con figli di età inferiore ai tre anni;
  • chi assiste un convivente portatore di handicap;
  • chi assiste una persona non autosufficiente titolare di un assegno di accompagnamento (se convivente);
  • i portatori di handicap grave, come previsto dalla Legge 104.

Chi non fa parte di queste categorie ed ha firmato un accordo che prevede la possibilità del lavoro domenicale non può opporsi alla richiesta del proprio capo; questo comunque avrà il dovere di riconoscere una maggiorazione sullo stipendio, oltre che il riposo compensativo (ove previsto).

Quanto viene pagata la domenica?

La normativa vigente stabilisce che chi lavora di domenica - o in qualsiasi altro giorno festivo - ha diritto ad una maggiorazione applicata sulla normale retribuzione.

Tuttavia la misura della maggiorazione è disciplinata dai singoli CCNL, nei quali tra l’altro può essere riconosciuto - il alternativa o in aggiunta alla maggiorazione - anche il riposo compensativo.

Per capire quanto viene pagata la domenica, quindi, bisogna fare riferimento ai singoli CCNL. Eccone alcuni esempi:

  • CCNL Commercio: maggiorazione del 30%;
  • CCNL Alimentaristi: maggiorazione del 50% che scende al 10% qualora il dipendente scelga di avvalersi del riposo compensativo;
  • CCNL Autotrasporti: maggiorazione del 50% per i giorni di lavoro prestati durante le festività infrasettimanali. Per chi lavora la domenica (turno diurno) la maggiorazione è del 20% più il diritto al riposo compensativo, ma se il turno è in notturna la retribuzione viene aumentata del 50% (più il riposo compensativo);
  • CCNL Calzature: maggiorazione del 50% per i turni diurni, 60% per quelli notturni;
  • CCNL Carta: maggiorazione dell’80% per chi lavora la domenica, più il diritto al riposo compensativo. Per chi lavora nei giorni festivi infrasettimanali, invece, la maggiorazione è del 55%;
  • CCNL Chimica: per chi lavora la domenica prevista una maggiorazione del 50% sulla retribuzione (più il riposo compensativo);
  • CCNL Editoria e Grafica: maggiorazione del 60%;
  • CCNL Meccanica: questo prevede una maggiorazione del 50% per il lavoro festivo nel turno diurno, del 60% per quello notturno. In caso di riposo compensativo la maggiorazione scende al 10% per il diurno e al 35% per il notturno.
  • CCNL Tessile: maggiorazione del 38% per il festivo diurno, 54% per il festivo notturno.

Infine, per quanto riguarda i dipendenti pubblici l’Aran ha stabilito che per il lavoro domenicale e durante le festività spetta una maggiorazione pari al 50% della normale retribuzione, più il diritto al riposo compensativo.

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