Un viaggio nelle offerte di lavoro americane, dove la situazione è drammatica e al contempo del tutto inedita: ci sono 9,3 milioni di offerte di lavoro che non trovano risposta.
“Tutti in questa città stanno assumendo”. L’annuncio l’ho letto il 14 giugno su un cartellone stradale della via principale di una cittadina di 3000 abitanti, Valentine, in Nebraska. Ma è soltanto il caso di pubblicità più accorato e curioso di ricerca di personale, esposto dal municipio e dalla associazione locale degli imprenditori.
In America la situazione del lavoro è drammatica, e inedita nella sua forma. Il governo ha comunicato che esistono 9,3 milioni offerte di impiego da parte dei datori affamati di personale che non trovano. Di solito le crisi occupazionali colpiscono i dipendenti, che non trovano da chi dipendere perché gli imprenditori grandi, e soprattutto medi e piccoli non hanno bisogno di loro. Stavolta è l’opposto, e di Valentine ce sono migliaia.
Già a New York, in maggio, un ristorante sì e uno no, sulla Seconda Avenue, aveva in vetrina “cercasi cameriere, cercasi lavapiatti, cercasi cuoco”, ma anche altri esercizi commerciali esponevano “we hire”, “noi assumiamo”.
Il viaggio attraverso le offerte di lavoro che non trovano risposta
In giugno, quando io e mia moglie Maria Teresa Cometto, giornalista del Corriere della Sera, abbiamo iniziato un viaggio di due mesi da New York all’Oregon e ritorno, per esplorare l’ “altra” America, il neo-direttore dell’Istituto Culturale di New York, Fabio Finotti, ci ha proposto di raccontare sul sito dell’Istituto stesso il diario della nostra avventura. Abbiamo accettato, e le tappe quotidiane si possono seguire sulle pagine dell’Istituto Stanze Italiane.
È così che abbiamo constatato, anche anzi soprattutto al di fuori di New York, che il fenomeno delle offerte di lavori che non trovano chi le voglia accettare è esploso in tutta evidenza sul piano nazionale. Via via che mi spostavo verso Ovest, ovunque le offerte d’impiego spuntavano sui cartelloni delle strade provinciali, o nelle pagine dei giornali locali.
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L’11 giugno, sulla strada per la città universitaria di Oberlin, Ohio, sono stato attratto da un cartellone imponente e vistoso. Lo riporto qui, per esteso, come documentazione del problema. “ASSUMIAMO ORA (a caratteri cubitali enormi, a fianco di un camion, quindi l’offerta è per autisti). Non serve esperienza, forniamo noi l’addestramento. Stipendio di partenza $ 15,50 all’ora. 1500 dollari di bonus all’atto dell’assunzione. Grandi benefici / versamenti per la pensione”. Accanto a questo annuncio, eccone un altro che “rilanciava”: “ASSUMIAMO ORA! Posizioni per tutti i turni. Fino a 26 $ all’ora già dopo i primi 30 giorni.
"Assemblaggi Spedizioni Lavorazioni industriali”. Il giorno 12 giugno, in Illinois il giornale locale di Galena, Gazette, aveva una sovraccopertina interamente dedicata alle richieste di personale. In prima pagina il gruppo di ristoranti in franchising Culvers offriva 2000 dollari di bonus all’assunzione “per tutti i membri del team”, con 16 dollari di paga oraria. Più’ tutta una serie di benefit, dall’assicurazione sulla vita alle vacanze pagate. A pagina 2, “Stiamo assumendo, cerchiamo lavoratori nelle posizioni di cuochi, camerieri, baristi e assistenti delle golf cart. Offriamo stipendi competitivi”, dice il grosso riquadro pubblicitario a firma Woodbine Bend, Golf Course and Restaurants”.
Praticamente quasi tutte le paghe per le offerte di lavoro sono superiori, oltre il doppio, dell’attuale livello minimo federale, che è fermo da anni a 7,25 dollari all’ora. In molti Stati e municipalità sono state già votate leggi che hanno alzato questa soglia federale di qualche dollaro, a 10-12 con punte fino a 15 dollari, da raggiungere entro uno o più’ anni.
La sinistra del partito Democratico, dalla deputata Alexandria Ocasio Cortez al senatore socialista Bernie Sanders, vuole tutto e subito, e spinge da tempo per il raddoppio a 15 dollari del minimo federale. Il mercato, però, segue la propria regola della convenienza, e certi imprenditori sono anche più veloci della politica, quando gli serve, come abbiamo visto.
Il colosso del franchising McDonald’s lascia ovviamente liberi i suoi franchisee di fissare le loro politiche di assunzioni e paghe. A Webster, in Iowa, dove il costo della vita è una frazione di quello di New York, il locale negozio “drive in” espone un maxi annuncio in cui offre 45mila dollari annui per la posizione di Assistant Manager, e 12,50 dollari all’ora per i lavori d’ingresso, aperti a chi ha 14-15 anni.
Perché i lavoratori non tornano a lavorare?
Gli ultimi dati ufficiali dei posti di lavoro che l’economia USA ha aggiunto in aprile e maggio sono stati molto deludenti. Solo 266 mila in aprile contro il milione atteso dagli economisti. In maggio il numero è salito a 559 mila, ma le aspettative erano per 674 mila.
Perché, essendoci negli USA ancora 7 milioni di impiegati in meno che nel periodo pre pandemico, i senza lavoro non corrono ad occupare i posti vacanti?
Joe Biden e i Democratici hanno votato l’allungamento delle misure di sostegno per i disoccupati , fino al prossimo settembre, nella misura di 300 dollari alla settimana. Sommandoli agli assegni di disoccupazione che percepisce dal proprio Stato, un “non lavoratore” incassa più di quanto prenderebbe, per moltissime posizioni, se accettasse di tornare in negozio, in fabbrica, o a fare qualsiasi altro mestiere di basso-medio livello.
La Blaum Bros.Distilling Co., in Illinois, ha puntato sull’orgoglio dei disoccupati per convincerli a tornare a lavorare. Nel suo annuncio, a tutta pagina sul Galena Gazette, ha scritto: “Sei stanco di incassare quei noiosi assegni di disoccupazione? Viene da noi a guadagnare dei soldi reali!”.
Questa può suonare come la battuta disperata di un datore di lavoro frustrato, ma rispecchia una realtà alla quale molti Stati hanno dato negli ultimi giorni la loro risposta: ben 26 governatori, uno dopo l’altro, hanno rinunciato ad aderire alla loro quota del programma generale federale di sostegno agli Stati, perché comprende “quei noiosi” 300 dollari settimanali per non far niente, che tengono a casa i senza lavoro.
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