Dal collegato lavoro al decreto flussi vediamo le novità per quel che riguarda il lavoro stagionale, con pro e contro per i lavoratori.
Novità in arrivo per i lavoratori stagionali, da una parte con il decreto Flussi, approvato a inizio ottobre e dall’altra con il collegato lavoro, pronto per il rush finale a Montecitorio.
Il lavoro stagionale è una particolare forma di lavoro a tempo determinato regolata dalla legge che prevede l’applicazione in determinati periodo dell’anno e per specifiche attività previste dalla legge o dai CCNL.
A partire dal 2018, con i paletti imposti all’utilizzo del contratto a termine, il contratto stagionale è tornato a essere particolarmente utilizzato. Anche se si tratta di un contratto di lavoro precario e non stabile, negli ultimi anni è stato ampiamente utilizzato per venire incontro alle esigenze di aziende e settori produttivi.
I limiti del contratto stagionale.
Il contratto di lavoro stagionale permette l’utilizzo, senza l’applicazione dei limiti per il rinnovo del contratto a tempo determinato, ma solo nelle attività stagionali (solitamente turismo e agricoltura) che hanno dei picchi in determinati periodi dell’anno.
Le attività che possono utilizzare questa tipologia di contratto, però, sono limitate ed elencate nel Dpr 1525 del 1963 che, ormai da decenni, è in attesa di un aggiornamento. L’elenco è datato e contiene anche lavori non più attuali. A utilizzare i contratti stagionali sono anche le ipotesi che prevedono i contratti collettivi nazionali.
Il lavoro stagionale nel collegato lavoro
Il collegato lavoro interviene con un emendamento sul lavoro stagionale chiarendone meglio i contorni e cercando di superare i limiti che questa tipologia di lavoro ha.
Oltre agli stagionali individuati dal Dpr del 1963, la norma approvata, prevede che possono rientrare nelle attività stagionali anche quelle necessarie per:
- fronteggiare intensificazioni delle attività lavorative in determinati periodi dell’anno;
- fronteggiare le esigenze tecnico produttive dei cicli stagionali di produzione o dei mercati;
- in base a quello previsto dal Ccnl.
La semplificazione della somministrazione
Le semplificazioni in materia di lavoro in somministrazione si riflettono anche sul lavoro stagionale.
Con le novità in arrivo si escludono dal conteggio dei limiti quantitativi della somministrazione a tempo determinato (non può superare il 30% dei lavoratori a tempo indeterminato al 1° gennaio dell’anno di stipulazione dei contratti) i casi in cui la somministrazione riguardi:
- lavoratori assunti, poi, a tempo indeterminato;
- lavoratori assunti per determinate caratteristiche o esigenze (vi rientrano anche le attività stagionali).
Il contratto di somministrazione, quindi, può essere utilizzato anche per andare a sopperire al bisogno di forza lavoro in determinati periodi dell’anno senza che questo vada a incidere nel conteggio per il raggiungimento del limite.
Novità per gli stagionali anche nel decreto flussi
Nel decreto flussi, che prevede “Disposizioni urgenti in materia di ingresso in Italia di lavoratori stranieri, di tutela e assistenza alle vittime di caporalato, di gestione dei flussi migratori e di protezione internazionale, nonché dei relativi procedimenti giurisdizionali”, sono previste novità anche per quel che riguarda i lavoratori stagionali.
Per i lavoratori stagionali entrati in Italia regolarmente viene previsto che alla scadenza del contratto non sia prevista l’espulsione e il ritorno al Paese di origine, ma che sia concessa una finestra di 60 giorni dalla fine del rapporto di lavoro per stabilire un nuovo contratto con lo stesso datore o con un altro. Sempre nel limite di validità del permesso ottenuto in entrata.
In questo modo il lavoratore stagionale terminato un lavoro può iniziarne un altro con lo stesso permesso, senza dover ripetere la trafila di uscita dall’Italia e richiesta di entrata per poter lavorare.
Pro e contro delle novità
Le novità introdotte dal collegato lavoro premettono, in sostanza, di utilizzare i contratti in somministrazione senza vincoli se legati a stagionalità o esigenxze produttive. Questo, ovviamente, se da una parte è un bene perché consente di lavorare, anche se per brevi periodi, dall’altra alimenta la discontinuità lavorativa e offre ai datori di lavoro l’alibi di poter assumere in maniera precaria, ma allo stesso tempo legale.
Allo stesso modo l’estensione dell’utilizzo dei contratti stagionali, con deroghe alla norma generale sui rinnovi dei contratti a termine, porterà a una estensione dell’utilizzo di questi contratti rinnovabili all’infinito, senza nessuna speranza per i lavoratori di poter avere, prima o poi, una qualche stabilità lavorativa.
Le parti sociali si stanno schierando contro il collegato lavoro. Cgil e Uil, l’8 ottobre protesteranno con un presidio in Piazza della Rotonda a Roma dalle ore 14,30 “Per un lavoro dignitoso, stabile, sicuro, tutelato, contrastiamo il ddl Lavoro”, definendo il ddl come un intervento che rende ancora più precario e povero il mondo del lavoro.
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