Senza un accordo che comporti la possibilità di derogare all’orario di lavoro contrattualmente previsto la diminuzione di orario non può essere unilateralmente disposta dal datore di lavoro.
Come molto probabilmente già saprai, l’orario di lavoro rappresenta una delle componenti essenziali di ogni contratto e rapporto di lavoro subordinato. Al momento della firma del contratto di lavoro sei già ben consapevole di quello che sarà l’orario che andrai a svolgere nel corso della tua giornata lavorativa, insieme ad altri elementi quali ad es. la retribuzione.
Potresti però domandarti se l’orario di lavoro va considerato un elemento fisso e immutabile o se il datore di lavoro può decidere discrezionalmente di cambiarlo e - se sì - in che modo. In particolare, potresti farti la seguente domanda: l’azienda può ridurre l’orario di lavoro senza il consenso del dipendente o le è vietato? Si tratta di un quesito che ti puoi porre del tutto legittimamente: d’altronde ridurre il contratto di lavoro (a tempo determinato o indeterminato) da full time a part time non rappresenta una opzione che può piacere a molti dipendenti, se pensiamo alla diminuzione della retribuzione che ne deriverebbe.
Vero è tuttavia che modificare il rapporto di lavoro e, in particolare, ridurre l’orario di lavoro da full time a part time, rappresenta talvolta una ipotesi che emerge in tutta la sua utilità pratica. Pensa alle possibili situazioni di crisi aziendale, o comunque, alle fasi non proprio floride dell’attività presso la quale tu o un qualsiasi altro lavoratore dipendente svolgete le mansioni di cui al contratto di lavoro. Inoltre, la riduzione dell’orario di lavoro potrebbe altresì rappresentare uno dei primi passi mirati all’uscita del lavoratore dall’azienda - e celanti perfino abusi da parte del datore di lavoro.
Insomma alla luce di quanto abbiamo detto, la domanda relativa a se l’azienda può ridurre l’orario di lavoro senza il consenso del dipendente, merita certamente una risposta. Di seguito ti spiegheremo entro quali limiti detta modifica è possibile.
L’azienda può ridurre l’orario di lavoro senza il consenso del dipendente?
Orario di lavoro: il contesto di riferimento e la scelta discrezionale del datore di lavoro
Prima di vedere da vicino la questione della modifica dell’orario di lavoro da parte dell’azienda, facciamo qualche cenno generale proprio sull’argomento principale di questo articolo. L’orario di lavoro altro non è che la durata della prestazione lavorativa nel rapporto di lavoro dipendente e svolge una funzione di tutela dell’integrità fisica e della libertà del lavoratore, delle sue esigenze familiari, culturali e di svago.
Devi sapere che, proprio per questi motivi, la Costituzione dà alla legge il compito di fissare la durata massima della giornata lavorativa. Nel corso del tempo, tuttavia, anche e soprattutto la contrattazione collettiva ha avuto un ruolo determinante nel definire la disciplina dell’orario del lavoro. E ciò in senso più favorevole al lavoratore, in modo da permettergli un maggior tempo libero continuativo.
Ricorda inoltre che al datore di lavoro è riconosciuta discrezionalità nel decidere l’orario di lavoro (entità e collocazione) al momento della firma del contratto di assunzione con te. Ciò ben si spiega in considerazione delle esigenze aziendali e del suo potere organizzativo nei confronti del personale.
La nozione di orario di lavoro di cui al d. lgs. n. 66 del 2003
Oggi fonte normativa di riferimento è il d. lgs. n. 66 del 2003, provvedimento in tema di organizzazione dell’orario di lavoro. Questo testo rappresenta una garanzia per te che sei lavoratore dipendente e per tutti coloro che, come te, hanno firmato un contratto di lavoro subordinato. Il decreto in oggetto ha attuato alcune direttive europee e soprattutto ha ridisegnato a disciplina dell’orario di lavoro e coordinato in un unico testo normativo le disposizioni previgenti in materia - pensiamo ad es. a quelle in tema di orario notturno - provvedendo altresì alla loro abrogazione.
In particolare, ricorda che il d. lgs. n. 66 indica che l’orario di lavoro consiste in ogni periodo nel quale il lavoratore sia al lavoro, a disposizione dell’azienda o datore di lavoro e nell’esercizio della sua attività o delle sue funzioni.
Tecnicamente parlando, si tratta di una nozione di ’lavoro effettivo’, ovvero una nozione dalla quale devi escludere - in base alla prassi vigente e salvo differenti disposizioni dei CCNL - alcune attività propedeutiche allo svolgimento della prestazione, che non sono retribuite o computate come lavoro ai fini del superamento dei limiti di durata.
Riduzione orario di lavoro: il divieto di modifica in via unilaterale
Dopo queste doverose premesse sull’orario di lavoro, ti ricordiamo che - in linea generale - è indiscutibile il divieto gravante sull’azienda di modificare in via unilaterale il regime relativo all’orario di lavoro. Tieni però ben presente che ciò non significa che l’orario di lavoro non possa mai cambiare: la modifica è ammessa, ma soltanto se tu o qualsiasi altro lavoratore subordinato date il consenso alla scelta.
In particolare, in ipotesi di contratto a tempo pieno le modifiche con riduzione dell’orario di lavoro possono aversi soltanto su accordo tra le parti. Su ciò la Corte di Cassazione si è pronunciata alcuni anni fa (sentenza n. 1375 del 2018), evidenziando peraltro che solo per la modifica dell’orario nel lavoro a tempo parziale è previsto che il necessario accordo in forma scritta tra datore e lavoratore. Invece, per la riduzione orario di lavoro da full time a part time l’accordo può essere anche tacito, ovvero evidenziato dai comportamenti concludenti delle parti. Tra poco chiariremo che cosa sono di preciso.
Devi tenere ben presente questi aspetti perché la decisione della Cassazione è nel tuo interesse di lavoratore. Questo giudice ha infatti sottolineato che la trasformazione del rapporto di lavoro subordinato a tempo pieno in rapporto a tempo parziale non può compiersi a seguito di scelta unilaterale del datore di lavoro o azienda, ma necessita comunque del tuo consenso. Anzi proprio per questo opporsi alla riduzione orario di lavoro non costituisce giustificato motivo di licenziamento. E anche su questo sei dunque opportunamente garantito e protetto.
La rilevanza dei comportamenti concludenti: cosa sono in concreto?
D’altronde, non puoi dimenticare che nell’ipotesi di trasformazione del rapporto di lavoro da full-time a part-time la riduzione della quantità del lavoro svolto produce una conseguente riduzione della retribuzione complessiva in tutte le sue componenti - inclusi gli scatti di anzianità. Ben comprenderai allora l’utilità della suddetta sentenza della Cassazione.
Attenzione però: in caso di passaggio da full time a part time, il consenso del lavoratore però non deve per forza essere in forma scritta. Infatti la prova per cui azienda e lavoratore hanno concordato la diminuzione dell’orario di lavoro può essere desunta dai comportamenti concludenti e posteriori alla modifica stessa. In buona sostanza, la modifica dell’orario è legittima se emerge che le parti del contratto di lavoro hanno compiuto gesti ed azioni che lasciano chiaramente intendere l’accordo trovato in tema di riduzione della durata della prestazione lavorativa.
Si tratta di aspetti molto importanti, perché se il lavoratore subordinato si è semplicemente limitato a rispettare i nuovi orari indicati dal datore di lavoro o azienda, senza mai dire no o comunque adottare comportamenti contrari, la conseguenza è che il suo comportamento:
- deve intendersi come assenso al mutamento dell’orario di lavoro;
- può di fatto sostituire la firma di un patto scritto.
Infine, tieni comunque sempre presente che, in linea generale, la variazione in aumento o in diminuzione del monte ore stabilito in origine rappresenta una modifica del contratto di lavoro inizialmente concordato. Proprio per questo necessita di una rinnovata manifestazione di volontà da parte tua.
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