L’Europa si prepara allo scenario peggiore: le conseguenze economiche per lo stop al gas russo potrebbero essere devastanti. Gazprom ha già interrotto il flusso. L’analisi di S&P RG e Confindustria.
La scusa è quella della manutenzione del Nord Stream 1, intanto lo stop al gas russo è già realtà. Gazprom ha fatto sapere che dal 31 agosto al 3 settembre le forniture saranno sospese per eseguire un intervento sull’unico compressore rimasto del gasdotto. Ma l’interruzione potrebbe essere permanente: un ricatto ben orchestrato da Mosca che tiene sotto scacco l’intera Europa.
Stop al gas russo: «scenario altamente probabile»
La riduzione dei flussi di gas attraverso il Nord Stream complica gli sforzi in tutta Europa per completare lo stoccaggio, strategico per superare l’inverno. Secondo il direttore esecutivo dell’Agenzia internazionale per l’energia (International energy agency), Fatih Birol, lo scenario peggiore è «altamente probabile». «Entro ottobre servono 12 miliardi di metri cubi di gas», spiega Birol in un documento pubblicato sul sito iea.org.
Della stessa opinione Biraj Borkhataria, Direttore Associato della ricerca europea presso la Royal Bank of Canada, secondo cui «Dati gli eventi degli ultimi mesi, pensiamo che il mercato potrebbe ignorare i commenti di Gazprom e iniziare a considerare se il gasdotto potrebbe non tornare in servizio, o almeno potrebbe (essere) ritardato per un determinato motivo».
La Francia si sta preparando al taglio totale delle forniture di gas dalla Russia. Lo conferma il ministro delle finanze francese Bruno Le Maire che ha già lanciato un piano di razionamento per cittadini e imprese.
S&P Global Ratings analizza le conseguenze economiche per lo stop al gas russo
Fa ancora più paura il rapporto di S&P Global Ratings, intitolato «L’Europa si prepara a un inverno tetro», che analizza le conseguenze economiche per lo stop totale dei flussi di gas dalla Russia.
Secondo gli analisti di S&P Global, nel caso in cui la Russia blocchi le esportazioni di gas verso l’Europa, le conseguenze economiche sarebbero devastanti per quest’ultima:
- razionamento obbligatorio in tutta la Ue,
- la Germania cadrebbe in recessione,
- la crescita dell’eurozona si indebolirebbe,
- l’inflazione rimarrebbe alta più a lungo.
S&P Global Rating ha calcolato le conseguenze economiche dello stop al gas russo valutando tre fattori per ogni Paese della zona euro:
- la dipendenza dell’economia e soprattutto dell’industria dal gas naturale;
- la quota di gas russo sul consumo totale di gas;
- la disponibilità dei governi a proteggere famiglie e imprese da costi energetici all’ingrosso più elevati.
Sulla base di questi parametri, gli esperti considerano la Germania e l’Italia i Paesi più esposti: in Germania le conseguenze saranno peggiori per i consumatori a causa dell’inflazione relativamente più elevata, mentre l’Itala «soffre meno» grazie al passaggio diretto dai prezzi all’ingrosso a quelli al dettaglio per il gas. Inoltre l’Italia è riuscita maggiormente a diversificare le proprie fonti energetiche con oltre 3/5 del gas che arrivano prevalentemente dall’Algeria.
Conseguenze economiche: l’analisi di S&P Global Ratings
Dal report di S&P Global Ratings emerge un quadro «cupo» per l’Europa. Cinque le conseguenze economiche immediate che prevedono gli esperti:
- Aumento dei prezzi del gas TTF da 30 dollari Btu a 60 dollari Btu entro il quarto trimestre 2022 e fino alla fine del 2025;
- Aumento dei prezzi del petrolio (+20%) nel quarto trimestre 2022 e graduale calo a partire dal 2024;
- Razionamento del gas in tutta Ue per ridurre la domanda del 15%;
- Impatto degli investimenti per sostituire il gas russo solo dal secondo trimestre 2023;
- Ulteriore aumento dell’inflazione energetica (+40%).
Conseguenze economiche in Italia: l’analisi del centro studi di Confindustria
Lo stop al gas russo comporterebbe «uno shock su volumi e prezzi con un impatto pesante» sull’economia italiana, secondo il centro studi di Confindustria. Per gli economisti lo scenario per l’Italia resta complicato, ma le conseguenze di un blocco del gas da parte della Russia «va valutato mese per mese, non in termini di consumo annuo aggregato».
Confindustria stima che complessivamente la carenza di offerta rappresenta circa il 18,4% dei consumi italiani, pari a 14,0 mmc nei 12 mesi compresi tra aprile 2022 e marzo 2023. Questo renderebbe necessario l’utilizzo di parte della riserva strategica di gas (3,8 mmc sui 4,5 disponibili), che esiste proprio per fronteggiare queste situazioni estreme.
Gli economisti si spingono oltre e stimano gli effetti di un probabile razionamento (stabilito dal piano di emergenza italiano per il gas, prima l’industria, poi i servizi, a seguire il residenziale, infine il sistema sanitario. Prevedono che l’impatto totale della carenza di gas per l’economia italiana sia del -1,0% di Pil tra primavera 2022 e inverno 2023.
Infine anche Confindustria calcola l’impatto sull’economia italiana di un ulteriore rincaro dei prezzi energetici: se nel 2022 l’impatto sul Pil è contenuto (-0,2%), è nel 2023 che gli effetti risulterebbero ben più rilevanti (-2,2%).
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