Legge di Bilancio, perché il governo litiga: cosa vogliono Meloni, Salvini e Forza Italia

Alessandro Cipolla

14 Ottobre 2024 - 09:52

Il governo si appresta a varare la legge di Bilancio, ma il centrodestra è diviso: i motivi per cui Meloni, Salvini e Forza Italia potrebbero litigare in vista della stesura della finanziaria.

Legge di Bilancio, perché il governo litiga: cosa vogliono Meloni, Salvini e Forza Italia

Legge di Bilancio: si sta per alzare il sipario sulla manovra 2025, domani il Documento programmatico di Bilancio approderà in Cdm per essere poi inviato a Bruxelles, ma il centrodestra appare ancora diviso viste le polemiche dei giorni scorsi.

Da una parte c’è Giancarlo Giorgetti che in vista della legge di Bilancio 2025 ha chiesto “sacrifici da tutti”, individui, pubblica amministrazione, aziende grandi e piccole. Al ministro dell’Economia però ha replicato, pur senza citarlo, Giorgia Meloni, con la premier che ha smentito la possibilità dell’aumento delle tasse.

Un concetto questo ribadito pure da Matteo Salvininon c’è nessun aumento di tasse o di accise”, con anche Forza Italia che appare contraria a ogni forma di nuova tassazione, compresa quella sugli extra-profitti di banche, assicurazioni o aziende del settore della difesa.

Altro argomento divisivo nella maggioranza di governo è quello dei tagli al budget dei ministeri, con il Mef che da questa sforbiciata spera di ricavare ben 3 miliardi. Al momento però nessun dicastero ha risposto presente all’invito di via XX Settembre, tanto che il ministro Giorgetti a questo punto ha minacciato di procedere in maniera autonoma.

Da una parte c’è la retorica di Meloni, Salvini e Tajani, che continuano a fare il gioco delle tre carte ribadendo che il governo non aumenterà le tasse, tralasciando il piccolo dettaglio che la pressione fiscale già è aumentata nell’ultimo anno; dall’altra c’è la necessità di trovare coperture per i 25 miliardi della legge di Bilancio, oltre a mettere in cascina almeno altri 10 miliardi per tagliare il deficit come chiesto dalla Commissione a causa della procedura di infrazione pendente sul capo dell’Italia.

La legge di Bilancio 2025 però arriva in un momento delicato anche sul piano politico: a fine ottobre ci saranno le regionali in Liguria, mentre a novembre si voterà in Umbriae in Emilia-Romagna. Tre appuntamenti molto delicati che stanno mischiando nel centrodestra le esigenze di bilancio con quelle della campagna elettorale.

Legge di Bilancio: perché il governo Meloni litiga

In uno scenario del genere è facilmente intuibile perché il governo stia litigando in vista della legge di Bilancio 2025. Il motivo di fondo è il clima da campagna elettorale permanente, con lo sguardo dei partiti che è rivolto non solo alle regionali, ma anche ai sondaggi.

In più c’è la volontà di non perdere la faccia di fronte alla roboanti promesse fatte in sede di campagna elettorale, quando la situazione economica dell’Italia era chiara a tutti specie a Lega e Forza Italia che erano parte del governo Draghi.

Con che coraggio Giorgia Meloni e Matteo Salvini potrebbero avallare l’aumento dell’accise sul diesel dopo aver promesso di cancellarla in toto? Per non parlare in tema di pensioni della riforma Fornero da cancellare.

Giancarlo Giorgetti così appare solo contro tutti. Non potendo più ricorrere al debito, il Mef dopo aver messo insieme quanti più soldi possibile perlustrando le pieghe di bilancio, per indicare le coperture ha solo due modi: tagliare la spesa pubblica oppure aumentare le tasse.

Per Giorgia Meloni e Matteo Salvini il governo con la legge di Bilancio 2025 non aumenterà le tasse, anzi proverà ad abbassarle. Forza Italia - i maligni tirano in ballo gli interessi della famiglia Berlusconi nel settore bancario e assicurativo - non vuole avallare anche una tassazione sugli ingenti extra-profitti.

Il prossimo Consiglio dei ministri così si preannuncia essere rovente, con Meloni, Salvini e Tajani che, dopo aver gettato per mesi la palla in tribuna, dovranno finalmente mettere nero su bianco con quali soldi verrà finanziata la legge di Bilancio 2025.

Sullo sfondo c’è un Giorgetti che non intende recitare il ruolo del capro espiatorio, ma in questa campagna elettorale permanente difficilmente i leader sembrerebbero essere pronti a metterci la faccia nel caso in cui il governo dovesse adottare delle scelte impopolari nella prossima manovra economica.

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