La Corte penale internazionale ha emesso un mandato d’arresto per Putin: cosa succede adesso e cosa significa questo documento per la situazione internazionale?
La Corte penale internazionale ha emesso un mandato d’arresto per Putin, accusato di crimini di guerra nei confronti dell’Ucraina. L’indagine della Corte è iniziata poco dopo il conflitto, precisamente il 2 marzo 2022 per individuare eventuali crimini commessi non solo riguardo all’invasione russa, ma anche relativamente agli anni precedenti e al lungo conflitto tra separatisti russi e ucraini nel Donbass.
Vladimir Putin condivide accuse e mandato d’arresto con la commissaria presidenziale per i diritti dell’infanzia russa, Maria Alekseyevna Lvova-Belova, entrambi ritenuti responsabili della deportazione di bambini ucraini. I mandati cattura sono stati emessi circa un mese fa, e tenuti nascosti finora per salvaguardare le indagini e tutelare le persone coinvolte. Tuttavia, la Corte ha ritenuto opportuno rendere pubblica l’esistenza dei mandati e del loro contenuto nel tentativo di prevenire il ripetersi dei reati, dato che le condotte incriminanti sono ancora in corso.
La deportazione dei bambini ucraini e al loro trasferimento illegale oltre il confine costituisce pienamente un crimine di guerra, che peraltro continua a ripetersi in modo sistematico. Secondo la ricerca dell’università di Yale, sono stati trasferiti circa 6.000 minori (di età compresa tra 4 mesi e 17 anni) tra febbraio 2022 e gennaio 2023. Giovani destinati ai campi di rieducazione russi e all’adozione quasi immediata. Azioni direttamente imputabili al presidente russo secondo la Cpi, che ha così accolto le richieste del procuratore Karim Khan. Ma cosa significa questo mandato d’arresto e cosa succederà ora?
Cosa significa questo mandato d’arresto: Putin può essere arrestato dalla Cpi o il mandato è davvero “carta igienica”?
Il Cremlino ovviamente non ha esitato a rispondere al mandato di cattura reso noto dalla Corte penale internazionale, anche se Putin per il momento non si è pronunciato direttamente a riguardo. Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, tuttavia, è stato piuttosto eloquente nel suo tweet: “Non c’è bisogno di spiegare dove dovrebbe essere usato questo documento”.
Il commento di Dmitry Medvedev, correlato persino dall’emoticon della carta igienica, ha ricordato che la decisione della Cpi non ha alcuna rilevanza per la Russia e per il suo ordinamento giuridico. In effetti, la Federazione russa non ha ratificato lo Statuto di Roma (che istituì proprio la Cpi) e non è quindi obbligata alla cooperazione. In altre parole, non c’è modo per ora di procedere all’arresto vero e proprio, dato che la Corte non dispone direttamente delle Forze dell’ordine ma deve affidarsi a quelle con giurisdizione nei paesi interessati.
Ciò non significa, tuttavia, che il documento sia davvero carta igienica. Innanzitutto, il mandato mette in luce i crimini di guerra avvenuti, informando anche chi ne era all’oscuro (presumibilmente con il beneficio degli stessi cittadini russi) e limitando così il loro ripetersi. Secondo gli analisti internazionali, poi, il documento potrebbe comunque essere perlomeno nel limitare gli spostamenti di Putin, che è al sicuro soltanto (o quasi) in Russia. Non bisogna poi dimenticare la valenza pubblica della decisione della Cpi, definita anche dal procuratore generale dell’Ucraina come una sentenza storica.
Cosa succede adesso?
Anche se formalmente è stato emesso il mandato d’arresto nei confronti di Putin e Maria Alekseyevna, non è immediatamente procedibile, perciò la questione è rimessa nelle mani della comunità internazionale e dalla cooperazione fra gli Stati. Per questo genere di crimini è ad ogni modo esclusa l’immunità presidenziale; perciò, l’unico limite vero e proprio all’arresto è la giurisdizione dei paesi che non hanno ratificato lo Statuto di Roma. Le indagini comunque procedono, anche grazie alla cooperazione fra la Cpi e il ministero degli Esteri ucraino.
Nel frattempo, i delicati rapporti fra gli Stati sono definitivamente destinati a cambiare di nuovo. Non bisogna poi dimenticare che l’annuncio del mandato ha anticipato di poco tempo il viaggio di Xi Jinping, che sarà a Mosca dal 20 al 22 marzo. La Cina ha finora portato avanti messaggi di pace e correttezza riguardo al conflitto tra Russia e Ucraina, ma non è tra i paesi aderenti allo Statuto di Roma.
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