La legge di bilancio presentata dal ministro, che parla del contributo chiesto alle banche: “C’è chi lo chiama tassa su extraprofitti, o contributo. Io lo chiamo sacrificio”.
E il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti torna a parlare di sacrifici: sacrifici che devono essere compiuti tuttavia, per finanziare la manovra, da banche e da assicurazioni.
“C’è chi lo chiama tassa su extraprofitti, o contributo. Io lo chiamo sacrificio ”: così il titolare del Tesoro, nel corso della conferenza stampa indetta per presentare la legge di bilancio 2025 varata ieri dal CdM, spiegando quel contributo che le banche e le assicurazioni sono state chiamate a versare dal governo Meloni.
Più di 3,5 miliardi e mezzo di gettito fiscale, ha precisato Giorgetti, che arriveranno con il contributo. “I pescatori e gli operai saranno contenti, le banche un po’ meno. Ma va bene così”, ha rimarcato il ministro, facendo notare come il contenuto dell’intervista che aveva rilasciato a Bloomberg giorni fa fosse stato travisato.
In quell’occasione, quando aveva parlato della necessità che tutti facessero sacrifici - così ha chiarito oggi - Giorgetti si era riferito, di fatto, proprio agli istituti di credito e alle assicurazioni: non, dunque, a tutti gli italiani.
La conferma del contributo ha portato i titoli delle banche italiane quotati a Piazza Affari, che inizialmente avevano snobbato la prospettiva di contribuire alle casse dello Stato, a fare dietrofront, verso la metà della giornata di contrattazioni.
Nessuna reazione drammatica, ma la ritirata in Borsa c’è stata: MPS-Monte dei Paschi di Siena risulta ancora poco mossa, viaggiando al di sotto della parità; Popolare di Sondrio è invece tra i titoli peggiori del Ftse Mib; UniCredit-UCG cede mezzo punto percentuale circa, mentre Intesa SanPaolo registra una perdita più significativa.
Sotto pressione, tra i titoli assicurativi scambiati sul Ftse Mib, Generali Assicurazioni, mentre Unipol oscilla attorno alla parità.
Giorgetti: sacrifici sì, ma da banche e assicurazioni. Leo: su DTA e stock options
Ma in che modo banche e assicurazioni finanzieranno la manovra? I dettagli tecnici sono stati illustrati dal vice ministro dell’economia, Maurizio Leo, seduto a fianco di Giorgetti nella conferenza stampa sulla manovra.
Di fatto, il “sacrificio che le banche sono chiamate a fare per contribuire alla manovra riguarda le imposte differite attive (DTA) e le stock option”, ha detto Leo.
Ovvero? Leo ha precisato che la legge di bilancio prevede “la sospensione per due anni, nel 2024 e nel 2025, della deduzione di queste imposte differite attive che tutte le banche hanno nei loro bilanci”.
Per quanto riguarda invece le stock options - rumor su un intervento del genere circolavano già da giorni - nel ricordare che quando le aziende elaborano piani di stock options è prevista una “deduzione nel momento in cui si avvia il piano”, Leo ha spiegato che, con i nuovi provvedimenti, questa deduzione sarà prevista quando ci sarà “l’effettiva assegnazione della partecipazione”.
Sul tema extraprofitti banche, nel corso della conferenza stampa di presentazione della manovra 2025, Giorgetti così come Leo hanno chiarito che da sentenze della Corte Costituzionale è emerso che, per le banche “non si parla di extra profitti ma di profitti creati da situazioni particolari”. Di conseguenza, il contributo “è assolutamente legittimo”.
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Giorgetti su manovra 2025: attenzione soprattutto a redditi medio-bassi
La manova 2025, o anche legge di bilancio, è stata concepita per blindare alcune misure cruciali del governo Meloni, come il taglio del cuneo fiscale e la riduzione delle aliquote Irpef a tre: misure che diventano entrambe strutturali.
Si tratta di una manovra, così ha detto il ministro Giancarlo Giorgetti, che presta attenzione soprattutto ai redditi medio bassi, che beneficeranno di “una situazione migliore” e “alle famiglie”, attraverso l’avvio del quoziente familiare sulle detrazioni.
Dunque, sacrifici sì, ma non dai cittadini.
Di conseguenza, in generale: “Non ci saranno nuove tasse, mi dispiace deludere le attese”, ha ironizzato il titolare del Tesoro.
Giorgetti ha sottolineato inoltre che, con la legge di bilancio 2025, il governo Meloni non solo conferma “il cuneo fiscale e contributivo, ma addirittura faremo in modo che ci sia anche qualche beneficio sicuramente per redditi oltre 35mila fino a 40mila euro”.
Di fatto, “ci saranno anche altre classi di reddito che ne beneficeranno”. Ma “numero uno: attenzione ai redditi medio bassi che avranno una situazione migliore alla precedente, nessun altro avrà nuove tasse”.
Andando a esaminare alcuni punti cardine affrontati durante la conferenza stampa, in relazione al catasto il ministro ha ricordato, riferendosi agli ultimi rumor su una eventuale stangata legata agli aggiornamenti catastali, quanto avviene già ora:
“La vicenda del catasto non è contenuta nella legge di bilancio, è uno degli impegni assunti nel Piano strutturale di bilancio”.
Per la precisione, “ non c’è l’aggiornamento delle rendite catastali ma, banalmente, c’è quello che è già previsto. Cioè chi ha usufruito del superbonus deve fare l’aggiornamento delle mappe catastali e andremo a cercare chi non ha dichiarato, se l’immobile esiste o non esiste”.
Inoltre “l’allineamento delle rendite catastali non è contenuto nella legge di bilancio ma è un impegno europeo che sarà gestito con le indicazioni che arriveranno dal Parlamento nel decreto lesiglativo sulle accise approvato ieri”.
Sulla fine del Superbonus, “sulle detrazioni edilizie facciamo chiarezza e rientriamo nella normalità che riteniamo comunque interessante”, mentre sulle pensioni, “c’è la rivalutazione piena e la rivalutazione delle minime”: dunque, il meccanismo di sterilizzazione in vigore non c’è più”. Sempre sulle pensioni, “introduciamo un innovativo meccanismo di incentivazione alla permanenza in servizio su base volontaria«con»un incentivo significativo sul fronte fiscale”.
Cruciale con la legge di bilancio 2025 è cercare di risanare le finanze dello Stato. Tra le misure anti debito previste, il vice ministro dell’Economia Leo ha reso noto che la revisione delle tax expenditure, con l’applicazione del principio del quoziente familiare, porterà risparmi calcolati in 1 miliardo di euro nel 2025.
Giorgetti ha anche parlato di un tetto per gli stipendi dei vertici degli enti finanzati dallo Stato, precisando che “tutto l’universo di enti e soggetti non dipententi dai ministeri ma che ricevono contributi dallo Stato dovranno rispettare regole di buona finanza. Ad esempio gli organi di vertice in termini omicomprensivi avranno un tetto pari all’indennità del Presidente del Consiglio e dei ministri ”.
Legge di bilancio 2025 con diktat Patto di Stabilità su debito e deficit
Va ricordato che la legge di bilancio contempla per l’anno prossimo interventi da 30 miliardi di euro, nell’ambito di un approccio che l’esecutivo ha definito serio e responsabile, a causa della necessità di fare i compiti che l’Unione europea è tornata a imporre con il nuovo Patto di Stabilità e Crescita: Patto entrato in vigore quest’anno che, secondo alcuni alert, rischierebbe di far vivere all’Italia e ad altri paesi indebitati sette anni di lacrime e sangue, visto che Bruxelles, dopo una pausa di tre anni, è tornata a dettare legge sui livelli di debito e di deficit considerati non tollerabili, con nuovi imperativi.
Se il ministro Giorgetti stesso ha parlato della necessità che tutti in Italia facciano sacrifici, prima che la sua Lega cercasse di chiarire il significato delle sue dichiarazioni, e se il governo Meloni è arrivato a chiamare a rapporto le stesse banche italiane per finanziare la legge di bilancio, è stato proprio per non indispettire più di tanto Bruxelles che, sui conti italiani, così come su quelli dell’ex Paese virtuoso Francia, ha già avviato una procedura di infrazione per deficit eccessivo.
Sempre Giorgetti, lo scorso 8 ottobre, in audizione alle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato per illustrare il Piano Strutturale di Bilancio (PSB), aveva definito il documento “ambizioso ma realistico", ricordando come ogni intervento di politica di bilancio dovesse “essere attentamente valutato e collocato nel contesto in cui è introdotto e successivamente mantenuto”.
Ancora in quell’occasione, nel ricordare l’angoscia del debito pubblico italiano, il titolare del Tesoro aveva parlato di un “piano che delinea un quadro di finanza pubblica che porta ad una stabile riduzione dello stock del debito pubblico”, una “necessità ineludibile”.
Tornando alla legge di bilancio 2025 presentata oggi, nell’indicare l’ter per la sua approvazione, Giancarlo Giorgetti ha reso noto che la presentazione avverrà in Parlamento nei termini previsti per legge, ovvero, visto che il 20 è domenica, “penso lunedì 21 (ottobre)”.
Giorgetti ha anche reso noto che il governo ha “definito l’accordo con la Commissione europea per quanto riguarda i contenuti del piano strutturale (PSB) per l’estensione a 7 anni”.
A tal fine, “oltre al Pnrr ci sono gli impegni assunti dal governo che ci permettono di fare un quadro di finanza pubblica dei pro ssimi 5 anni coerente con legge di bilancio”.
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