Meloni ha due grandi problemi: l’Italia rischia grosso, altro che Sangiuliano

Alessandro Cipolla

5 Settembre 2024 - 08:31

Altro che il caso Sangiuliano, le vere preoccupazioni di Meloni sono ben altre: tra procedura di infrazione e Pnrr l’Italia è nel mirino dell’Ue che condizionerà le scelte economiche del governo.

Meloni ha due grandi problemi: l’Italia rischia grosso, altro che Sangiuliano

Giorgia Meloni - suo malgrado - è una delle protagoniste del psicodramma di Gennaro Sangiuliano, il ministro alla Cultura che dopo aver ammesso in tv una relazione con l’enigmatica Maria Rosaria Boccia ha chiesto scusa in lacrime alla moglie e alla premier, che avrebbe comunque rifiutato le dimissioni dell’ex direttore del Tg2.

Mentre l’opinione pubblica dibatte sulla necessità o meno di un passo indietro da parte di Sangiuliano e i continui post social della dottoressa Boccia fanno capolino nelle home page di buona parte dei giornali, la pubblicazione dei verbali dell’ultima riunione della Bce è passata quasi inosservata nel Belpaese.

Invece l’Italia farebbe bene a destarsi dal torpore di una politica che assomiglia sempre più a un reality e prendere atto della sua attuale situazione economica, con Giorgia Meloni che è ben consapevole che prima o poi dovrà affrontare la dura realtà dei fatti.

Al momento tutte le attenzioni sono rivolte alla legge di Bilancio 2025, con la Bce che ha voluto ricordare ai vari governi che le manovre economiche saranno oggetto dello scrutinio dei Mercati, sottolineando poi che il “consolidamento fiscale potrebbe essere inferiore a quanto previsto finora”.

Questo aspetto non sembrerebbe preoccupare troppo il governo: la prossima legge di Bilancio in sostanza è già pronta, con 25 miliardi frutto soprattutto dell’aumento del gettito tributario che saranno spesi per riconfermare per un anno tutte le misure in scadenza al 31 dicembre.

Con gli ultimi sondaggi politici che danno Fratelli d’Italia oltre il 30%, questo non sembrerebbe essere un problema per Giorgia Meloni che è pronta a cantare di nuovo vittoria anche se le riforme promesse resteranno un miraggio e questi soldi non saranno spesi per misure strutturali, ma per prorogare di un anno le timide misure in essere e poi tra dodici mesi saremo di nuovo punto a capo.

Ci sono altre questioni però che appaiono come delle problematiche di ben altro spessore: la procedura di infrazione e il Pnrr, due autentiche spade di Damocle che penzolano sopra il capo degli italiani.

Procedura di infrazione e Pnrr: i due veri problemi di Meloni

Giorgia Meloni prima delle elezioni politiche del 2022 - assaporando già il sapore della vittoria - ha dichiarato con grande spavalderia “l’Europa è preoccupata? La pacchia finita”. Chissà se ora la premier ripeterebbe quella frase.

Come ben noto, ma in molti sembrerebbero essersi dimenticati della cosa, l’Italia come altri Paesi comunitari tra cui anche la Francia è sotto procedura di infrazione per deficit eccessivo. Questo vorrà dire che dovremo ridurre il nostro debito a colpi di 12 miliardi alla volta per i prossimi sette anni.

Sarà l’Unione europea a tracciare per ogni Stato sotto procedura di infrazione le “traiettorie di riferimento”, in pratica commissariando il nostro Paese alla faccia della pacchia finita sbandierata da Giorgia Meloni che, a breve, dovrà decidere insieme al Mef come reperire questi 12 miliardi: tagli draconiani alla spesa pubblica saranno inevitabili, ma noi pensiamo alle vicende - per certi versi molto imbarazzanti - del ministro Gennaro Sangiuliano.

C’è poi un secondo grande problema per Giorgia Meloni: il Pnrr. Stando a una indiscrezione del quotidiano tedesco Die Welt, Raffaele Fitto dovrebbe essere nominato “vicepresidente esecutivo della Commissione e sarà responsabile dell’economia e degli aiuti alla ricostruzione del Covid”.

Una delega di peso e che avrà in pancia anche gli “aiuti alla ricostruzione del Covid”, ovvero il Pnrr. “La priorità […] è mettere in atto il Pnrr in modo che rappresenti una rete di protezioni contro i chiari di luna - ha scritto la Bce nel suo verbale -. Nel caso dell’Italia, si tratta di una sfida che potrebbe alimentare la crescita economica nei prossimi anni. Ma anche di una questione di credibilità dell’intero programma finanziario lanciato dalla Commissione europea per il rilancio post pandemia di Covid-19”.

In poche parole l’Italia che è la maggiore beneficiare dei sussidi non può sbagliare sul Pnrr, perché un fallimento avrebbe pesanti ricadute anche sulla credibilità dell’Unione europea con i Mercati che potrebbero fare un sol boccone del nostro fragile Paese. L’attuazione dei vari progetti finanziati però rimane al momento un mistero, con il governo che anche in questo caso sarebbe il grande osservato speciale da parte di Bruxelles.

Legge di Bilancio, Pnrr e procedura di infrazione, questi dovrebbero essere i temi al centro della discussione politica, ma di 84 miliardi di tagli da effettuare nei prossimi sette anni e del rischio di non spendere al meglio i 194 miliardi del Recovery Fund nessuno sembrerebbe avere voglia di parlare.

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