Un’analisi di esperti mette in luce almeno 6 fattori da considerare per cercare di prevedere dove andranno i mercati europei. Lo spazio per il ribasso è ancora ampio: i motivi.
Quest’anno le azioni e le obbligazioni societarie europee hanno subito una battuta d’arresto, ma la tendenza al calo potrebbe non essere ancora finita.
In un’analisi su Bloomberg, alcuni esperti hanno messo in guardia gli investitori: ci sono almeno 6 fattori da monitorare attentamente e che potrebbero stressare per i mesi futuri i mercati finanziari in Europa.
D’altronde, il vecchio continente è la regione geografica osservata speciale in questo nuovo contesto creato dalla guerra in Ucraina. Gli osservatori hanno sottolineato che, nonostante lo stress di una devastante crisi energetica, l’aumento dell’inflazione e l’azione della banca centrale per domarla, le valutazioni delle azioni sono al di sopra dei livelli raggiunti durante il selloff guidato dal Covid nel 2020 e nella crisi finanziaria del 2008.
Tale posizionamento, però, è sotto pressione costante a causa della crescente crisi del gas, di un possibile aumento del tasso di 75 punti base della Banca centrale europea l’8 settembre di successivi declassamenti alle stime degli utili.
I mercati europei saranno ancora in calo: 6 motivi chiave
“Con una recessione che si abbatte su di noi come un cavallo senza cavaliere, è chiaro che i mercati potrebbero scendere molto ulteriormente”, ha affermato Danni Hewson, analista finanziario di AJ Bell. “Il grande test arriverà quando tornerà la stagione degli utili, dando alle aziende la possibilità di aggiornare gli azionisti su come sono stati in grado di affrontare l’attuale tempesta inflazionistica e come la domanda ha resistito.”
I mercati azionari e obbligazionari europei stanno già vivendo collettivamente uno dei peggiori anni mai registrati. Mentre un totale di 4,5 trilioni di dollari è stato cancellato dai mercati regionali, l’accumulo di sfide future non promettono nulla di buono.
Secondo Guy Miller, chief market strategist di Zurich Insurance, anche se la recessione in arrivo è “la più attesa che abbiamo mai avuto, non credo che si rifletta pienamente sui mercati. Dal punto di vista del margine, c’è un ulteriore ribasso in vista, il che significa che anche le revisioni degli utili devono essere molto più basse”.
In questo contesto, ci sono almeno 6 elementi da considerare per capire la direzione dei mercati europei.
1. Crisi energetica
Gli investitori sono maggiormente preoccupati per l’impatto duraturo della crisi energetica, che sta colpendo l’economia da molteplici angolazioni.
La terribile situazione significa che le misure di fiducia economica e le indagini sull’attività - come i PMI - continueranno a deteriorarsi e le costanti cattive notizie potrebbe dare il via a un altro round di oscurità per gli investimenti, trascinando al ribasso i prezzi degli asset.
Gli esperti in un’indagine di Bloomberg vedono l’economia dell’area dell’euro crescere a malapena in questo trimestre e ridursi negli ultimi tre mesi dell’anno.
2. Rischio di valutazione
Le valutazioni dei titoli europei sono scese al di sotto della loro media di lungo termine, rendendoli relativamente più convenienti rispetto ai loro omologhi statunitensi. Ma non sono ancora ai minimi del precedente periodo di crisi.
Con i margini aziendali che stanno affrontando il loro più grande calo in più di un decennio, Graham Secker, stratega di Morgan Stanley, afferma che il rapporto prezzo/utili a 12 mesi per le azioni europee potrebbe scendere di un altro 15% rispetto ai livelli attuali.
Hugh Gimber, global market strategist di JPMorgan Asset Management ha commentato: “Chiunque sostenga oggi che le azioni sembrano a buon mercato, deve chiedersi quanta fiducia si può davvero riporre sulla u in quei multipli p/u.”
3. Cautela su nuovi rally
Gli investitori sono diventati più cauti da quando il rally estivo è svanito, con settori legati all’economia come automobili, prodotti chimici, banche, vendita al dettaglio e industriali che hanno sottoperformato.
I fondi azionari europei hanno registrato deflussi per 29 settimane consecutive e anche la quota di società europee che ha raggiunto il minimo di 52 settimane mostra un posizionamento negativo degli investitori. Sebbene il selloff non abbia eguagliato il panico visto nel 2020 e nemmeno al culmine della crisi finanziaria globale, la disfatta è stata più prolungata rispetto alle ultime flessioni.
Mentre l’estrema tendenza al ribasso nel posizionamento può essere visto come un segnale contrarian per un rally, Secker di Morgan Stanley ha affermato che questa volta è improbabile poiché le prospettive economiche non sono ancora state valutate.
4. Volatilità
I mercati azionari tendono a sostenere un rally solo dopo che l’indice di volatilità ha registrato un forte balzo, se i crolli passati sono indicativi. Ma il selloff da agosto non è stato accompagnato da un corrispondente picco di volatilità.
“Ciò suggerisce che la tendenza al ribasso rimane intatta tra pochi segnali tecnici che i prezzi delle azioni hanno raggiunto il minimo”, ha affermato Victoria Scholar, responsabile degli investimenti di Interactive Investor.
5. Debito costoso
Un altro punto di pressione è l’accesso al denaro e il suo costo. La capacità delle imprese di autofinanziarsi utilizzando il debito è diventata più difficile e i segnali indicano un ulteriore deterioramento dell’accesso al mercato.
Tra l’inasprimento della banca centrale, lo spostamento al rialzo dei rendimenti e le preoccupazioni generali sul rischio, il rifinanziamento dei prestiti sta diventando più costoso. Il costo degli interessi extra delle nuove obbligazioni rispetto a quelle esistenti è di $2 milioni ogni $100 milioni, sulla base dei dati compilati da Bloomberg.
Questo segna il più grande aumento mai registrato nei costi di rifinanziamento delle obbligazioni high-grade denominate in euro. Fino all’inizio di quest’anno, la sostituzione del vecchio debito con il nuovo si traduceva effettivamente in risparmi per i mutuatari.
6. Rifinanziamento debito
Un argomento tra gli analisti è che le società hanno riempito i loro bilanci dopo lo shock del coronavirus, approfittando dell’era della generosità della banca centrale per finanziamenti a basso costo ed estendere le scadenze. Questo ragionamento potrebbe perdere la sua potenza, poiché condizioni di mercato persistenti difficili causano crepe nei cosiddetti fondamentali dei mutuatari.
“Ci sono una serie di ragioni per essere prudenti”, ha affermato Colin Fleury, responsabile del credito garantito presso Janus Henderson.
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