Mercati, giornate decisive per il Forex e per l’azionario

David Pascucci

23 Gennaio 2023 - 13:28

Il mese di negoziazione si conclude tra poco più di una settimana e la dinamica dei mercati sembra essere fortemente direzionale.

Mercati, giornate decisive per il Forex e per l’azionario

Abbiamo parlato spesso negli scorsi mesi come il mercato azionario avrebbe potuto vedere un inizio 2023 all’insegna del rialzo, ma lo scenario prevede però un ulteriore crollo del mercato azionario dovuto allo scenario macroeconomico compromesso dalla mancanza di liquidità nel lungo termine, e da uno scenario recessivo necessario per far scendere l’inflazione che in Europa e in Uk rimane ancora altissima.

In questo contesto abbiamo quindi dei mercati azionari che hanno visto dei rialzi di una certa entità da fine anno a questa parte, soprattutto in Europa dove il Dax si è riportato nelle zone dei massimi venduti nella prima parte del 2022, mentre il Nasdaq rimane ancora leggermente compresso sui minimi, anche se in fase di ripresa.

Le dinamiche di breve periodo tra mercati azionari americani e mercati europei sono molto diverse, con un azionario europeo nettamente più forte al rialzo rispetto agli americani che invece si ritrovano ancora sui minimi e con un dollaro che ha visto un forte deprezzamento negli ultimi mesi contro le principali majors del Forex. Vediamo insieme la situazione tecnica prima della chiusura mensile di martedì prossimo.

Pochi dati e mercati sui massimi di periodo

A differenza delle scorse settimane, in questa settimana troviamo pochi dati rilevanti, per lo meno non della stessa importanza di quelli visti nella scorsa settimana. I dati di rilievo riguardano principalmente il continente americano con l’uscita dei tassi di interesse in Canada, i dati relativi al mercato del lavoro e immobiliare americano. In questo contesto, troviamo un mercato valutario che si trova su livelli molto interessanti nel lungo periodo con EurUsd a ridosso di area 1,09, GbpUsd che è tornato a ritestare area 1,24 e con un UsdJpy sotto area 130, tutti su livelli di possibile inversione di breve periodo, ribassista per i primi due cambi e rialzista per UsdJpy.

Un rialzo del dollaro di breve termine potrebbe essere sano per il mercato valutario, che ha visto dei fortissimi scarichi di dollaro proprio negli ultimi mesi, con livelli incredibili che avrebbero compromesso l’equilibrio macroeconomico di lungo periodo delle economie occidentali, con EurUsd ai suoi minimi storici e con GbpUsd che non vedeva i minimi di settembre da circa 40 anni.

I rialzi contro il dollaro registrati dai cambi in così poco tempo sono dell’ordine superiore al 10% per EurUsd e UsdJpy mentre per GbpUsd ci avviciniamo a una performance del 20%. Questi numeri sono esagerati se paragonati al tempo che il mercato ha impiegato per registrare queste performance. L’azionario fa storia a sé con il Dax che da ottobre 2022 ha registrato una performance del 28% circa, il Ftse Mib ha addirittura sfiorato il 30% di rendimento da minimi di ottobre, mentre negli Usa abbiamo un Nasdaq che dai minimi di ottobre registra un timido +10%, mentre S&P500 +13%.

Come vediamo, anche se negli Usa si è molto più deboli rispetto agli europei, i mercati azionari sono veramente forti al rialzo mentre il Forex ha scaricato molti dollari sul mercato a favore di valute che si trovano ancora con dei tassi di interesse inferiori al dollaro, come euro e sterlina. In questo contesto il Giappone è l’unica economia che ha un’inflazione crescente, un probabile problema nel prossimo futuro.

Cosa attendersi da questa settimana

Tutti i mercati si trovano su livelli estremi, sia il Forex che il mercato azionario. Osservando le dinamiche di brevissimo periodo, ci sono probabilità di vedere dei ritracciamenti anche consistenti, ma è molto difficile parlare di un’inversione secca da questi livelli.

La dinamica da qui alle prossime settimane potrebbe tendere a una fase di lateralizzazione sui massimi, per poi poter scendere in modo fortissimo nel corso dei prossimi mesi, quando il mercato si ritroverà con economie con i tassi di interesse sui massimi e con un’inflazione che dovrà scendere per via di uno scenario recessivo indotto dalle banche centrali.

Molto probabilmente, assisteremo alla recessione controllata dell’economia, sperando in un crollo dell’inflazione che faccia minori danni possibili al mercato del lavoro.

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