Continua il periodo nero per il mercato dell’automotive, a farne le conseguenze non sono solo le aziende ma anche i dipendenti, in contrazione anche le vendite del Gruppo Stellantis.
Il mercato dell’auto sta attraversando un periodo di profonda crisi, dalla crisi pandemica alla scarsità dei semiconduttori, fino alla guerra Ucraina-Russia. Un susseguirsi di eventi che hanno coinvolto un settore già debole, se in passato l’assenza d’incentivi governativi e di una programmazione a medio e lungo raggio, aveva portato allo scoperto tutte le falde di un mercato che lentamente mostrava i suoi punti deboli, oggi la situazione non è cambiata, anzi.
Per far fronte alla crisi del mercato dell’auto, diversi e grandi gruppi industriali hanno deciso d’investire, tra questi, senza ombra di dubbio il Gruppo Stellantis, è in prima linea.
Il recente piano industriale presentato dal marchio italo - francese, non sembra piacere al mercato, anzi, nei primi sei mesi di quest’anno, il calo delle vendite, rispetto al 2021, è stato del 13,7%.
Nel 2021, Stellantis ha prodotto nei primi sei mesi, tra autovetture e veicoli commerciali, 407.666 unità, nel 2022, la produzione si è fermata a 351.890 unità. Se proviamo a equiparare questi dati con il periodo pre covid, quello del 2019, il calo è ancora più evidente, la perdita complessiva è del 22,8% di cui -18,8% per la produzione di auto e -31% per quella dei veicoli commerciali.
Le due fabbriche del Gruppo Stellantis, quella di Melfi e quella di Sevel, sarebbero le “principali responsabili”, entrambe colpite dalla mancanza di chip e semiconduttori, nel sito di Sevel si assembla il Ducato e i veicoli commerciali di PSA.
A sostenere il crollo della domanda di veicoli commerciali, ci pensano le piccole di casa Fiat, la 500 e la Panda prodotte a Mirafiori sono due modelli molto apprezzati in Italia. A spingere la produzione invece dei siti di Cassino e Pomigliano d’Arco ci pensano la nuova Alfa Romeo Tonale e la Maserati Grecale.
Un 2023 difficile per il Gruppo Stellantis secondo Ferdinando Uliano, responsabile sindacato FIM CISL
La guerra Ucraina-Russia, il costo dell’energia e la scarsità nella fornitura di gas, potrebbero essere fattori che nel corso del 2023, potrebbero mettere ancora più in difficoltà il mercato automobilistico.
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