Mercato azionario: la prudenza di Powell favorirà un rialzo dell’equity

I ribassi degli indici americani di ottobre, che hanno trascinato in rosso anche quelli del Vecchio continente non sono propriamente attribuibili al mercato azionario, quanto più a quello obbligazionario.

Secondo l’analisi intermarket infatti, i bond governativi tendono ad anticipare l’andamento del mercato equity, in quanto il primo fissa i tassi di sconto che gli operatori utilizzano per le decisioni nel secondo.

Alle vendite sugli azionari si sono contrapposte le parole ben più accomodanti del presidente della Federal Reserve Jerome Powell, che ha descritto l’attuale livello dei tassi di interesse poco al di sotto del livello neutrale.

Ciò ha scatenato una sorta di euforia degli investitori, che hanno iniziato a far risalire i listini azionari, a deprezzare il biglietto verde e ad acquistare titoli governativi americani e quote di Mercati Emergenti.

Il mercato del credito

Per quanto riguarda i mercati del credito, che rappresentano uno dei pilastri del buon funzionamento dell’economia reale, nel mese di novembre ha prevalso il pessimismo, con i differenziali degli indici high yield che si sono allargati sia in America che in Europa.

A tal proposito, il segmento più rischioso, il CCC è quello che ha perso di più, mentre sono emersi dei dubbi per quanto riguarda la possibilità del segmento BBB a rischio di far fronte a futuri declassamenti.

In questo quadro, Joseph V. Amato, President e Chief Investment Officer per il mercato equity di Neuberger Berman si attende uno scenario positivo nel mercato azionario, principalmente a causa dell’atteggiamento più dovish di Powell. Questo indicherebbe che il ciclo economico attuale non sia ancora finito.

Nel contempo, un rallentamento nel percorso di rialzo dei tassi della Fed potrebbe far emergere dubbi riguardo al mercato del reddito fisso.
Il rialzo dell’equity americano dipenderà dalla congiunzione di tre diversi fattori: il primo riguarda l’accesso al mercato del credito per le imprese, il secondo dalle evoluzioni della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina mentre il terzo è dato dalla stabilità dei tassi di interesse.