Il ministro dell’Economia Giorgetti si dice convinto che ci siano ancora margini in Europa per trattare sia sul Patto di stabilità che sul Mes, evitando quello che considera un ritorno all’austerity.
Una strategia per cercare di limitare la Germania e le posizioni dei falchi in Ue, trattando sia sulla ratifica del Mes che sul Patto di stabilità. O meglio, utilizzando la ratifica del Mes per provare a strappare condizioni migliori in Europa sulle regole della nuova governance e magari anche sul fondo sovrano anti-inflazione in discussione tra i 27. Ci lavora il governo Meloni, in una delle fasi più difficili da quando si è insediato.
Secondo il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ci sarebbero dei margini per trattare su tutti i fronti, evitando di cedere a quelle che l’esecutivo considera vere e proprie “sirene dell’austerità”. Insomma, l’Italia non vuole tornare a regole anche solo simili, o più o meno rigide come quelle del periodo post crisi del 2007-2008.
La fiducia di Giorgetti sull’economia italiana
In un’intervista a Il Sole 24 Ore il ministro Giorgetti, dopo i turbamenti di giovedì sul Def, parla di ieri come una giornata “molto positiva, in cui il Parlamento ci ha dato fiducia su un programma di finanza pubblica prudente, che però non frena la crescita”.
L’Istat, che per i primi tre mesi dell’anno indica una crescita del Pil allo 0,5%, e proietta una dinamica annuale verso il +1,8%, prospetta “margini di manovra per nuovi interventi in autunno contro quella che speriamo sia la coda dell’effetto inflazione sui beni energetici e sui prezzi in generale”.
Quindi la speranza è che “arrivati a questo punto ci sia da gestire solo la coda di una fiammata inflattiva ora in contrazione, che però impatta su tutti i prezzi dei beni di consumo e non solo su quelli energetici”.
Patto di stabilità, le modifiche richieste dall’Italia
L’economia italiana, e quindi i saldi di finanza pubblica, per il ministro “sono in condizioni migliori di quel che si pensava in autunno, quando sono state fatte le ultime valutazioni. Quindi non vedo ragioni oggettive per un cambio di opinione al ribasso” da parte delle agenzie di rating.
Secondo il leghista nell’Unione europea c’è spazio di trattativa sul Patto di stabilità “perché la richiesta di un trattamento diversificato per gli investimenti ha una ragione logica inoppugnabile”. Se la spesa in conto capitale per la transizione energetica e digitale crea sviluppo, come certifica per tabulas il Pnrr, e se fra gli obiettivi del Patto di stabilità e crescita c’è appunto anche la crescita, “è logico che le regole fiscali europee trattino questi investimenti in modo diverso da quello che si può applicare a voci meno produttive come per esempio il pubblico impiego o le pensioni”.
Cosa vuole fare il governo Meloni con il Mes
Sul Mes, invece, che l’Unione europea vorrebbe l’Italia ratificasse subito senza perdere ulteriormente tempo, il Parlamento “si è già espresso, e ci ha chiesto di tornare con una proposta complessiva che guardi anche allo sviluppo dell’Unione bancaria e ad altri aspetti fondamentali”, come il rafforzamento di un sistema di garanzie europeo per la promozione degli investimenti privati che “potrebbe rappresentare un altro potente strumento di sviluppo in grado anche di superare il Mes, perché avrebbe un utilizzo più ampio e svincolato dallo stigma che accompagna il fondo Salva-Stati”.
“Ovviamente - conclude - il Mes è lo strumento più a portata di mano per la creazione del backstop da attivare in caso di grandi crisi bancarie, che rappresenta l’unica parte davvero nuova della riforma. Ma occorre arrivare a un’intesa che sia coerente con le richieste rivolte al governo dal Parlamento”.
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