L’Italia è il primo paese europeo a mettere a norma i rider dei food delivery.
Una vera svolta per i rider dei food delivery che vedranno regolarizzata ufficialmente la propria professione. Infatti il Ministero del Lavoro ha finalmente pronta la norma per le tutele minime di cui fino ad oggi i fattorini ne erano sprovvisti.
Si tratta di una legge messa a punto con il decreto dignità, proprio per dare maggiore salvaguardia ai ciclofattorini che finiscono per essere sottopagati e lavorare in condizioni anomale.
Rider dei food delivery: diventa una professione
Già con le prime voci sul decreto dignità si era parlato della possibilità per i fattorini che consegnano cibo a domicilio di essere regolarizzati. E ora sembra un fatto concreto a partire da Marzo 2019.
Infatti il Ministero del Lavoro ha elaborato una legge che mette a norma i rider attraverso la stipula di vero e proprio contratto di lavoro. Saranno riconosciuti ai cicliofattorini quei diritti di cui finora non godevano. Basti pensare al caso di Foodora.
Vietato è il lavoro subordinato per passare a un contratto fisso e con una paga regolare anziché a cottimo. Maggiorazioni salariali per il turno notturno e per i festivi. E ancora massimo 35 ore a settimana operative. Non solo, la norma legittima tutte le tutele minime dei lavoratori, dalle malattie agli infortuni fino alla maternità.
Si tratta di una svolta per i rider che sono stati costretti dalle app di cibo a domicilio a lavorare in condizioni non vantaggiose. Ma anche una novità per il nostro paese che vince una medaglia d’oro attribuendosi il merito di essere la prima nazione europea a regolarizzare i fattorini, lo dice in una nota il Ministero del lavoro:
È pronta la norma che regolerà il contratto di lavoro dei moderni ciclofattorini. Entro marzo ai lavoratori che effettuano consegne per conto delle app di food delivery saranno assicurati tutele su malattie, infortuni e paga minima [...] l’Italia si prepara ad essere la prima nazione europea a normare questa professione. Qualche giorno ancora per chiudere i dettagli
Il caso Foodora: i diritti del lavoratore
I tempi veloci per mettere a norma i rider dei food delivery forse hanno qualcosa a che vedere con quanto accaduto negli ultimi tempi con Foodora.
Non solo la nota app di cibo a domicilio si è espressa negativamente nei confronti della decisione del nostro Governo di regolarizzare i fattorini, ma è rimasta invischiata in un caso legale con suoi cinque ex lavoratori di Torino.
Infatti i rider erano stati licenziati da Foodora per aver protestato contro la paga oraria. Quindi hanno fatto causa all’app per ricevere il reintegro, l’assunzione, il risarcimento e i contribuiti previdenziali non goduti per il licenziamento.
La Corte d’Appello ha riconosciuto ai fattorini di avere una somma calcolata sulla retribuzione stabilita per dipendenti del contratto collettivo logistica-trasporto merci (ferie, malattie e tredicesima), e condannato Foodora a rifondere una parte delle spese di lite, fissate in circa 11mila euro per il primo grado e 10.400 per il secondo. Tuttavia ha respinto la richiesta di riconoscere la sussistenza del licenziamento discriminatorio.
Si tratta di una vittoria a metà che però soddisfa a pieno l’esigenza di veder riconosciuti i diritti di una categoria professionale fantasma. Giulia Druetta, uno dei legali degli ex-fattorini, infatti ha affermato:
Non possiamo non dirci soddisfatti [...] La sentenza dimostra che non eravamo dei pazzi quando affermavamo che queste persone avevano dei diritti
Nicola Fratoianni e Marco Grimaldi hanno aggiunto:
Finalmente il giudice ha riconosciuto alcune semplici verità [...] chi è diretto e organizzato da un datore che trae profitto dalla sua fatica, è un lavoratore, a tutti gli effetti subordinato. Altro che lavoretti. Questo è un passo importante per il sacrosanto riconoscimento dei diritti di persone che nel nome di una falsa modernità di fatto sono e sono stati i nuovi schiavi del terzo Millennio
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