In Italia si intensificano gli sbarchi di migranti tunisini e il ministro dell’Interno Lamorgese ha avuto un colloquio con il presidente della Tunisia per affrontare il problema. Perché c’è il boom di arrivi dallo Stato nordafricano?
In Italia è emergenza sbarchi dalla Tunisia. Nel mirino del Governo in queste ore ci sono i continui arrivi via mare di migranti con imbarcazioni di fortuna, provenienti soprattutto dal Paese nordafricano.
La situazione è talmente preoccupante e in parte insostenibile per i centri di accoglienza a Lampedusa e in tutta la Sicilia, che il ministro Lamorgese è volata a Tunisi per avere colloqui con il presidente Saied.
L’afflusso dalla nazione del Nord Africa va controllato e fermato: questo il messaggio del Governo italiano, che ha voluto intensificare la collaborazione con il Paese proprio per arginare gli sbarchi.
Tuttavia, la nazionalità tunisina resta la più numerosa tra gli arrivi sulle coste italiane: per quale motivo?
Sbarchi migranti in Italia: perché così tanti dalla Tunisia?
Gli ultimi tunisini sbarcati a Lampedusa ieri, 27 luglio, hanno fatto scalpore per il loro abbigliamento camuffato per sembrare turisti e sfuggire ai controlli.
Il fenomeno degli arrivi dalla Tunisia in Italia, in realtà, non è affatto nuovo e non sorprende poi molto, considerando che dall’inizio del 2020 sono sbarcati sulle nostre coste 4.354 migranti dal Paese nordafricano.
È la nazionalità più rappresentata tra chi scappa via mare e giunge in territorio italiano. Come mai?
I motivi sono tutti da cercare nella precaria situazione economica, sociale e politica della nazione. In tono polemico Matteo Salvini ha più volte ricordato che in Tunisia non c’è nessuna guerra e che quindi non è accettabile l’accoglienza di migranti da questo Stato.
Tuttavia la realtà è più complessa di quella che appare e a volte non è necessario un conflitto armato per creare una popolazione di disperati.
Lo ha affermato anche il ministro Lamorgese:
“In Tunisia assistiamo a una crisi economica molto grave, senza precedenti. Una crisi che riguarda da vicino anche l’Italia perché ha effetti di ricaduta immediata con flussi eccezionali di sbarchi di migranti. La situazione va tenuta costantemente sotto controllo”
Il Governo tunisino è in crisi da mesi. Il 24 luglio è stato il primo ministro Hichem Mechichi, dopo che il suo predecessore si è dimesso per presunti conflitti di interessi. L’instabilità politica ha aggravato condizioni economiche drammatiche, peggiorate dall’arrivo del coronavirus e dalla necessaria imposizione di blocchi.
L’aumento della disoccupazione e l’angoscia prevalente soprattutto tra i giovani - un terzo di essi è laureato ma senza alcuna prospettiva di lavoro - a causa delle false promesse fatte dai Governi hanno scatenato proteste di piazza, mentre il clima di stato di emergenza ha intensificato la presenza di polizia nelle strade.
I diritti civili, quali la libertà di pensiero e di manifestare, sono repressi con la forza.
Le prospettive sono pessime per la Tunisia: il tasso di disoccupazione dovrebbe salire al 21% alla fine dell’anno e la crescita del PIL si ridurrà di circa il 7%.
Non solo, la guerra in Libia ha anche privato molti giovani tunisini della prospettiva di recarsi nel Paese ricco di petrolio per cercare lavoro.
Con le autorità preoccupate per l’infiltrazione dai loro confini di terroristi e la possibile esplosione del conflitto armato nel loro Paese, l’esercito tunisino ha intensificato la sua sorveglianza sui movimenti di confine ostacolando il commercio informale, una fonte di entrate per molti.
In questo già fragile scenario, si è aggiunta la maggiore presenza di scafisti in Tunisia, dove è diventato più facile e remunerativo fare affari con le partenze dei barconi rispetto alla Libia.
In più, le piattaforme social sono diventate uno strumento utilissimo nel Nord Africa per diffondere false notizie sulle prospettive di vita in Europa. Informazioni su come fuggire e imbarcarsi verso le coste italiane viaggiano in rete ingannando tanti tunisini.
Migranti: cosa ha chiesto l’Italia alla Tunisia?
Il ministro dell’Interno Lamorgese ha parlato chiaramente al presidente tunisino Saied: occorre rafforzare il controllo del territorio delle frontiere marittime, con personale della Tunisia e addestramenti italiani per l’uso di motovedette e radar di pattugliamento.
E poi, saranno necessari aiuti economici, per i quali sarà fondamentale interpellare anche l’Unione Europea.
La questione migranti dalla Tunisia è complessa, ma ormai è esplosa come un’emergenza. Trovare una base forte di partnership anche a livello comunitario è molto importante, soprattutto per l’Italia.
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