Il Fondo Monetario Internazionale ha lanciato l’allerta massima per l’economia globale: si va incontro alla crisi peggiore dalla Seconda Guerra Mondiale. Cosa significa e come affrontarla?
L’economia globale è ormai sull’orlo di un precipizio, aggredita da una crisi dopo l’altra.
Mentre il primo Forum economico mondiale del post-Covid è stato aperto a Davos, in Svizzera, il FMI ha affermato che l’economia deve affrontare “forse la prova più grande dalla Seconda Guerra Mondiale”.
“Siamo di fronte a una potenziale confluenza di calamità”, ha dichiarato l’amministratore delegato del FMI Kristalina Georgieva in una nota.
L’aumento vertiginoso dei prezzi di cibo ed energia sta comprimendo le famiglie di tutto il mondo, mentre le banche centrali stanno inasprendo la politica monetaria per frenare l’inflazione, esercitando ulteriore pressione su nazioni, aziende e famiglie indebitate.
Se combinato con l’impennata della volatilità nei mercati finanziari e la persistente minaccia del cambiamento climatico, il Fondo ha affermato che il mondo deve affrontare uno dei periodi peggiori dal 1945.
L’economia globale al bivio: i motivi per il FMI
Il Fondo monetario internazionale ha messo in guardia contro la frammentazione geoeconomica, mentre politici e leader aziendali si riuniscono al World Economic Forum di Davos, in Svizzera.
Gli ingredienti per la catastrofe ci sono tutti e Georgieva ha mostrato preoccupazione:
“La nostra capacità di risposta è ostacolata da un’altra conseguenza della guerra in Ucraina: il forte aumento del rischio di frammentazione. Le tensioni su commercio, standard tecnologici e sicurezza sono aumentate per molti anni, minando la crescita e la fiducia nell’attuale sistema economico globale.”
Ha aggiunto che l’incertezza sulle politiche commerciali da sola ha ridotto il Pil globale di quasi l′1% nel 2019, secondo una ricerca del FMI, e il monitoraggio dell’istituto con sede a Washington indica anche che circa 30 Paesi hanno limitato il commercio di cibo, energia e altre materie prime chiave.
Georgieva ha avvertito che un’ulteriore disintegrazione avrebbe costi globali enormi, danneggiando le persone in tutto lo spettro socioeconomico, e ha affermato che la frammentazione tecnologica da sola potrebbe portare a perdite del 5% del Pil per molte nazioni.
E poi c’è il cambiamento climatico. “Alcune persone potrebbero usare l’invasione russa dell’Ucraina come scusa per... una nuova ondata di investimenti in combustibili fossili” ha detto il capo dell’AIE Fatih Birol durante una discussione a Davos.
Come agire subito contro la catastrofe globale
il FMI ha in primo luogo chiesto ai Governi di abbassare le barriere commerciali per alleviare le carenze e ridurre i prezzi del cibo e di altre materie prime, diversificando al contempo le esportazioni per migliorare la resilienza economica.
“Non solo i paesi, ma anche le aziende devono diversificare le importazioni, per proteggere le catene di approvvigionamento e preservare gli enormi vantaggi per il business dell’integrazione globale”, ha affermato Georgieva.
In secondo luogo, il Fondo ha sollecitato gli sforzi di collaborazione per affrontare il debito, poiché circa il 60% dei Paesi a basso reddito ha attualmente notevoli vulnerabilità sul piano dell’indebitamento.
“Senza una cooperazione decisiva per alleviare i loro oneri, sia loro che i loro creditori staranno peggio, ma un ritorno alla sostenibilità del debito attirerà nuovi investimenti e stimolerà una crescita inclusiva”, ha allertato Georgieva.
In terzo luogo, l’FMI ha chiesto una modernizzazione dei pagamenti transfrontalieri, visto che i sistemi inefficienti rappresentano un ostacolo alla crescita economica inclusiva.
L’istituto stima che il costo medio del 6,3% di un pagamento di rimessa internazionale significhi che circa $45 miliardi all’anno vengono dirottati verso intermediari e lontano dalle famiglie a basso reddito.
Tanti sforzi, urgenti, vanno richiesti dai Paesi del mondo. L’economia globale scricchiola come nel secondo dopoguerra. Ma la guerra, in questo caso, è ancora in corso.
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