MPS-Mediobanca-Generali, chi sono i maggiori azionisti delle pedine del risiko pro-BTP

Laura Naka Antonelli

26/01/2025

Focus sugli azionariati di MPS, Mediobanca e Generali dopo OPS di MPS su Mediobanca, con obiettivo Generali.

MPS-Mediobanca-Generali, chi sono i maggiori azionisti delle pedine del risiko pro-BTP

MPS-Banca Monte dei Paschi di Siena, Mediobanca, Assicurazioni Generali: chi sono i principali azionisti del nuovo dossier esploso a Piazza Affari nella giornata di venerdì, 24 gennaio 2025?

Tre le principali pedine di quel risiko che avrebbe anche e soprattutto il sostegno del governo Meloni, tutto intento a creare un terzo polo bancario che competa contro le due Big del settore UniCredit e Intesa SanPaolo.

Sebbene la partita che si è ufficialmente aperta sia quella che vede Monte dei Paschi alla conquista di Mediobanca, tutti sono d’accordo nel ritenere che il vero oggetto del desiderio di chi ha tutto l’interesse a garantire la buona riuscita dell’operazione - Delfin, la cassaforte della famiglia Del Vecchio e l’imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone, a quanto pare in primis la stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni - sia Generali, il colosso assicurativo italiano al centro di diverse battaglie che vanno avanti da anni.

Ora ancora più desiderato, a causa di quell’accordo con cui il suo CDA, capitanato dal CEO francese Philippe Donnet, ha deciso di siglare con Natixis: l’intesa ha fatto scattare subito sull’attenti il governo Meloni, ma anche tutta la politica italiana in generale, spaventata dal rischio che Generali finisca con lo sposare più le logiche di risparmio gestito della società transalpina che quelle di Roma (risparmi alla Patria).

A niente, a quanto pare, sono servite le rassicurazioni dello stesso Donnet che, incalzato sul rischio BTP, è alla fine sbottato, definendo le paure sul pericolo che i risparmi degli italiani vengano dirottati in asset più made in France che made in Italy, “ una bufala ”.

MPS-Mediobanca, cosa ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni

Le rassicurazioni di Donnet non avranno tuttavia affatto smorzato i timori dei principali azionisti di Generali, che sono, insieme a Mediobanca, Delfin e Caltagirone, tra i principali soci della stessa Mediobanca, che già avevano lanciato manovre varie dopo l’annuncio dell’OPS lanciata da UniCredit su Banco BPM.

Proprio Delfin e Caltagirone si erano dati subito da fare per rafforzare la loro presenza nel capitale di MPS. Tutto, per perseguire un piano di cui Piazza Affari è venuta a conoscenza soltanto venerdì scorso. E che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha blindato subito. Rispondendo alle domande dei giornalisti, la premier ha infatti sancito che “l’operazione di Mps su Mediobanca è un’operazione di mercato ”, sventolando di nuovo il suo orgoglio per essere riuscita a risanare la banca.

“Registro semplicemente che da una parte noi dobbiamo essere orgogliosi del fatto che MPS, per anni vista solo come un problema da risolvere, oggi è una banca perfettamente risanata che avvia anzi operazioni ambiziose. Dobbiamo essere tutti orgogliosi per il lavoro fatto. Se l’operazione andasse in porto noi parleremmo di quel terzo polo bancario di cui abbiamo a lungo parlato nel dibattito non solo politico, un polo che potrebbe sicuramente avere un ruolo importante per la messa in sicurezza dei risparmi degli italiani”.

È tutta lì, nella frase “un polo che potrebbe sicuramente avere un ruolo importante per la messa in sicurezza dei risparmi degli italiani” che va identificata la ratio del messaggio di Giorgia Meloni, il cui governo persegue dalla sua nascita, alla fine del 2022, l’obiettivo di rifilare la maggior parte del debito pubblico italiano. (Leggi BTP agli italiani, facendo leva sul loro amor di Patria (vedi i BTP Valore, in arrivo a febbraio con la nuova edizione dei BTP Più).

MPS, Mediobanca, Generali: chi sono i maggiori azionisti delle tre pedine del dossier

Ma chi sono gli attori coinvolti nella grande partita che si conferma a questo punto, insieme alla saga dell’OPS di UniCredit su Banco BPM, il grande dossier di Borsa del 2025?

Per capire chi ha voce in capitolo nel nuovo improvviso caso di Piazza Affari, non si può prescindere dalla composizione degli azionariati delle tre pedine del risiko lanciato a sorpresa: dunque di MPS, trasformatasi da preda a predatrice; Mediobanca, diventata preda; e Generali, ultimo grande obiettivo a quanto pare di Delfin, Caltagirone con tanto di sostegno (o regia?) del governo Meloni.

MPS-Banca Monte dei Paschi di Siena

Risulta così composto l’azionariato di MPS-Banca Monte dei Paschi, a seguito del terzo atto del processo di privatizzazione della banca senese che è stato lanciato nel novembre del 2024 dal maggiore azionista MEF-Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Maggiori azionisti Partecipazione % nel capitale
Delfin SARL (Del Vecchio) 9,78%
Banco BPM 5,003%
Anima Holding 3,992%
MEF (Ministero dell’Economia) 11,731%

Mediobanca

Maggiori azionisti Partecipazione % nel capitale
Delfin S.à r.l. 19,81%
Gruppo Francesco Caltagirone 7,76%
Gruppo BlackRock 4,23%
Gruppo Mediolanum 3,49%

Per quanto riguarda BlackRock, il colosso americano del risparmio gestito numero uno al mondo, che gestisce masse per un valore superiore agli 11 trilioni di dollari, è presente nel capitale di Mediobanca attraverso 15 società controllate di gestione del risparmio, di cui lo 0,69% è una partecipazione potenziale e lo 0,13% è rappresentato da altre posizioni lunghe con regolamento in contanti.

Assicurazioni Generali

Maggiori azionisti Partecipazione % nel capitale
Gruppo Mediobanca 13,10%
Gruppo Del Vecchio 9,93%
Gruppo Caltagirone 6,92%
Gruppo Benetton 4,80%
L'azionariato di Assicurazioni Generali L’azionariato di Assicurazioni Generali Maggiori azionisti della compagnia assicurativa Assicurazioni Generali. Tra di loro spiccano Mediobanca-Del Vecchio-Caltagirone (Fonte. Sito Generali).

MPS-Mediobanca-Generali: il grande dossier partito con la strategia di Meloni sul Monte

Tutto parte dallo scorso 13 novembre 2024, quando il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha annunciato di avere perfezionato con successo la cessione di 188.975.176 azioni ordinarie Banca Monte dei Paschi di Siena, pari al 15% del capitale sociale, attraverso un’operazione di “Accelerated Book Building – ABB”, riservata agli investitori istituzionali italiani ed esteri.

Il boom di richieste ha portato il Tesoro a più che raddoppiare le azioni di MPS offerte, dal 7% al 15% del capitale sociale dell’istituto.

La vendita è avvenuta a un valore di 5,792 euro per azione, per un controvalore complessivo di circa 1,1 miliardi, portando la quota del MEF detenuta nel Monte dei Paschi a scendere dal 26,7% all’11,7% circa del capitale sociale.

A fare shopping delle azioni del Monte sempre meno di Stato, è stata la banca italiana Banco BPM, che ha colto l’occasione della mossa del Tesoro, rilevando una quota del 5% del capitale dell’istituto e così portando subito Piazza Affari a scommettere sulle possibili nozze tra MPS e Banco BPM (quest’ultima finita nel mirino, dopo qualche giorno, di UniCredit).

Ha acquistato le azioni MPS messe in vendita dal Tesoro anche Anima, su cui Banco BPM aveva lanciato tra l’altro qualche giorno prima un’OPA, che ha aumentato la sua partecipazione nella banca senese al 4%.

Questi due acquisti di titoli di MPS, da parte di Banco BPM e Anima, hanno innescato subito speculazioni sulle nozze MPS-BAMI, visto che, in caso di successo dell’OPA su Anima, Banco BPM avrebbe una quota del Monte pari a ben il 9% circa.

Ma quel giorno, ad acquistare titoli del Monte, non sono state certo solo Banco BPM e Anima: in evidenza le posizioni accumulate anche dai protagonisti tra i più importanti della finanza italiana, ovvero da Caltagirone e da Delfin, entrati nel capitale del Monte dei Paschi, ciascuno con una quota pari al 3,5%.

Che qualcosa stesse bollendo in pentola lo si è iniziato a sospettare subito, e ancora di più nei giorni successivi, quando Caltagirone è salito ulteriormente in MPS, così come anche nel capitale di Anima, sollevando più di un interrogativo. Come quello del Financial Times, che ha pubblicato un articolo facendo riferimento alle manovre messe in atto dall’imprenditore romano Francesco Gaetano Caltagirone, definito “imprenditore ottuagenario-barone del settore media-investitore finanziario”, “ stretto alleato della presidente del Consiglio Giorgia Meloni ”, e figura totalmente opposta a quella di Andrea Orcel, banchiere che si era chiamato fuori dalle logiche della politica, fin dai tempi in cui aveva trattato con il MEF valutando la possibilità di rilevare un perimetro di MPS, poi saltata in aria.

Non solo Caltagirone, i blitz della cassaforte della famiglia Del Vecchio

Lo scorso 9 gennaio 2025, una mossa a sorpresa è stata poi annunciata da Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio, che ha quasi triplicato la partecipazione detenuta nel capitale di MPS-Banca Monte dei Paschi di Siena al 9,78%, rispetto al 3,5% delle azioni della banca senese che aveva acquistato alla metà di novembre.

Con quella mossa, l’asse che punta a blindare l’Italia e i suoi gioielli di Stato (ma soprattutto i risparmi degli italiani e dunque i BTP) da eventuali attacchi dello straniero di turno, ovvero l’asse Delfin-Caltagirone, è arrivato a detenere una quota complessiva pari al 15% di Siena, rendendo meno significativa la partecipazione posseduta da Banco BPM: banca che, in teoria, secondo le indiscrezioni stampa circolate nelle ultime settimane, il governo Meloni avrebbe voluto far convolare a nozze con MPS, per dar vita al sogno del terzo polo bancario. Ma banca comunque sotto il controllo dei francesi di Crédit Agricole, dunque probabilmente meno idonea, agli occhi del governo Meloni, per trasformare davvero MPS in orgoglio tutto made in Italy. Molto meglio l’alleanza italiana tra Caltagirone e la famiglia Del Vecchio, dunque Delfin.

Niente è però ancora scritto, in questi dossier di Piazza Affari che hanno continuato a essere creati e smontati nel giro di pochi giorni, a seconda delle dichiarazioni del banchiere di turno.

Per ora Piazza Affari neanche intravede grandi possibilità di successo di un matrimonio tra MPS e Mediobanca. Sicuramente non alle condizioni dell’OPS presentata dal Monte. Le aspettative sono infatti di un rilancio, come emerge dal fatto che, nella sessione di venerdì 24 gennaio, giorno della notizia bomba, le azioni di Mediobanca hanno chiuso segnando un rally del 7,72%, a quota 16,47 euro, livello che rende lampante come l’offerta di Siena su Piazzetta Cuccia sia diventata ormai a sconto.

Dal canto suo, anche il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti ha dato la sua benedizione ufficiale al dossier MPS-Mediobanca. Nel commentare l’offerta lanciata su Mediobanca, intervenendo agli Stati Generali dell’Economia della Lega ad Arona, il titolare del Tesoro ha definito la mossa di MPS trasparente e nell’interesse dell’economia italiana, tornando a rimarcare la necessità che i risparmi degli italiani vengano tutelati: “Il risparmio è una cosa delicata e seria, tutelata anche dalla Costituzione e quindi ci mancherebbe che il governo non miri a tutelarlo”, ha ricordato.

Iscriviti a Money.it

Trading online
in
Demo

Fai Trading Online senza rischi con un conto demo gratuito: puoi operare su Forex, Borsa, Indici, Materie prime e Criptovalute.