Donald Trump è stato nominato per il prestigioso Premio Nobel per la Pace. Ad avanzare ufficialmente la sua candidatura un parlamentare norvegese. Per quale motivo il presidente USA meriterebbe il riconoscimento?
Il Premio Nobel per la Pace 2021 ha già un candidato illustre: Donald Trump.
Ad annunciare la nomina formale è stato lo stesso promotore della proposta, il parlamentare norvegese Christian Tybring-Gjedde. Secondo le sue motivazioni, il presidente USA merita elogi e riconoscimenti per l’impegno in Medio Oriente.
Grazie alla sua recente iniziativa di avvicinamento tra Israele e Emirati Arabi Uniti, Trump ha lasciato un segno fondamentale per la pace in tutta l’area. Questa l’opinione del norvegese. Poco attento, probabilmente, alle reazioni sdegnate dei palestinesi all’accordo.
Trump nominato per il Nobel per la Pace: i motivi
Christian Tybring-Gjedde non ha dubbi: Trump ha favorito la pace in Medio Oriente, lavorando sull’intesa raggiunta ad agosto tra Israele ed Emirati Arabi Uniti. Un avvicinamento storico, che non può essere sottovalutato secondo il norvegese.
Per questo, è scattata la nomina formale al prestigioso Nobel per la Pace nei confronti del presidente in carica USA. La spiegazione è stata chiara:
“Penso che Trump abbia compiuto più sforzi di qualunque altro candidato per creare pace tra le Nazioni. Dato che si attende che altre nazioni mediorientali seguano il percorso fatto dagli Emirati, questo accordo potrebbe essere un punto di svolta che trasforma il Medio Oriente in una zona di prosperità e cooperazione”
Le candidature al riconoscimento sono solitamente molte e il nome di Trump era stato fatto anche nel 2018 dallo stesso parlamentare norvegese. Più che una prospettiva realistica, quindi, la nomina del tycoon assume un valore politico.
Il presidente in carica può probabilmente trarne vantaggio nel pieno della sua campagna elettorale, proprio mentre è attaccato in patria per le violenze e le sommosse sul razzismo.
Trump uomo di pace in Medio Oriente?
L’accordo in Medio Oriente sostenuto da Trump resta molto discutibile, proprio sulla potenzialità di favorire un reale e duraturo processo di pace.
In base all’intesa, infatti, lo Stato del Golfo ha accettato normali relazioni - economiche e diplomatiche - con Israele, mentre Tel Aviv ha acconsentito a sospendere la sua annessione della Cisgiordania.
Un punto cruciale quest’ultimo. Sospensione, infatti, non significa cambio di rotta nella politica di sovranità nelle aree palestinesi. La strategia israeliana nei territori della Cisgiordania, volta alla conquista e annessione, non è accettata dalla controparte e viene respinta anche dal diritto internazionale.
Questo resta il vero nodo da sciogliere per avere la pace.
© RIPRODUZIONE RISERVATA