Italia e Cina hanno firmato il memorandum per la Nuova Via della Seta: tutti i punti dell’accordo che non prevede un’intesa in materia di 5G.
Con l’arrivo del presidente cinese Xi Jinping in visita ufficiale a Roma, l’Italia ha firmato il memorandum sulla Nuova Via della Seta nonostante le perplessità della Lega e il disaccordo degli Stati Uniti.
A blindare l’accordo è stato però Giuseppe Conte, supportato anche dal Movimento 5 Stelle e dal Quirinale, con il premier che ha sottolineato di avere comunque intenzione di “informare i partner europei e atlantici” sui dettagli dell’accordo con Pechino.
Ma cos’è questa Nuova Via della Seta? Tra timori legati alla rete 5G e quelli di una possibile perdita di sovranità, sono 29 gli accordi istituzionali e commerciali che sono stati firmati tra Italia e Cina.
Cos’è la Nuova Via della Seta ideata dalla Cina?
Denominata Belt and Road Initiative (BRI) in inglese, la Nuova Via della Seta è un’iniziativa strategica ideata dalla Cina volta al “miglioramento dei suoi collegamenti commerciali con i paesi dell’Eurasia”.
Nel dettaglio si tratterebbe dello sviluppo di tutta una serie di infrastrutture di trasporto e di logistica, attraverso collegamenti terrestri (soprattutto ferroviari) e marittimi per un totale di sei grandi corridoi, che andrebbero a collegare ulteriormente la Cina all’Asia Centrale e all’Europa.
Fonte Xinhua
Il progetto della Nuova Via della Seta è nato nel 2013 per volontà del presidente cinese Xi Jinping, con Pechino che ha messo sul piatto la cifra monstre di 1.000 miliardi di dollari da destinare agli investimenti.
Oltre alle infrastrutture, gli accordi prevederebbero collaborazioni anche in ambito energetico e delle telecomunicazioni, aspetto questo che starebbe generando più di una perplessità in quanto potrebbe essere un problema in chiave di sicurezza nazionale.
La mission del BRI infatti non è soltanto quella di investire sul migliorare i collegamenti terrestri e ferroviari, ma anche sul fronte delle tecnologie connettive per avere così una maggiore velocità nella comunicazione.
Al momento sarebbero stati finanziati oltre 150 progetti che coinvolgono 45 Paesi. Tra queste opere ci sono la linea ferroviaria Belgrado-Bucarest, quella Madrid-Yiwu e Londra-Yiwu, ma anche centrali elettriche in Pakistan e Indonesia.
I punti dell’accordo tra Italia e Cina
L’Italia come annunciato ha aderito alla Nuova Via della Seta. In occasione della visita ufficiale del presidente Xi Jinping è stato firmato il memorandum, con il nostro paese che così è diventato il primo tra i membri del G7 a siglare questo accordo con la Cina.
In Europa sono già tredici i paesi che hanno sottoscritto il BRI: Bulgaria, Croazia, Grecia, Lettonia, Lituania, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Malta, Polonia, Portogallo, Slovenia e Slovacchia.
Nel dettaglio sono 29 gli accordi commerciali e istituzionali che sono stati firmati tra Italia e Cina, per un valore complessivo stimato di 2,5 miliardi ma che potrebbero avere un potenziale di 20 miliardi.
Ci sarà il potenziamento dei porti di Trieste e Genova ma non uno scambio di proprietà. In accordo tra Cassa Depositi e Prestiti e la Bank of China, via libera anche all’emissione dei Panda Bond.
Oltre a quello con CDP, sono state siglate intese nel settore del credito con Unicredit e Intesa Sanpaolo, in quello navale con Fincantieri e con il Rina di Genova, per l’energia con Terna, Ansaldo, Snam, Italgas, Enel e Eni e alla siderurgia con Danieli.
L’elenco fornito dall’Ansa dei dieci accordi economici tra Italia e Cina.
- Intesa di partenariato strategico tra Cassa Depositi e Prestiti S.p.A (CDP) e Bank of China Limited.
- Memorandum of Understanding sul partenariato strategico tra ENI S.p.A. e Bank of China Limited.
- Intesa di collaborazione tecnologica sul Programma di Turbine a Gas tra Ansaldo Energia S.p.A. e China United Gas Turbine Technology Co.-UGTC.
- Contratto per la fornitura di una turbina a gas AE94.2K per il progetto Bengangtra Ansaldo Energia S.p.A., Benxi Steel Group Co., e Shanghai Electric Gas Turbine Co.
- Memorandum of Understanding tra Cassa Depositi e Prestiti S.p.A (CDP), Snam S.p.A. e Silk Road Fund Co.
- Intesa di cooperazione strategica tra Agenzia ICE e Suning.com Group Coper la realizzazione di una piattaforma integrata di promozione dello stile di vita italiano in Cina.
- Accordo di cooperazione tra Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale - Porti di Trieste e Monfalcone e China Communications Construction Company (CCCC).
- Accordo di cooperazione tra il Commissario Straordinario per la Ricostruzione di Genova, l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale e China Communication Construction Company (CCCC).
- Memorandum of Understanding tra Intesa Sanpaolo S.p.A. ed il Governo Popolare della città di Qingdao.
- Contratto tra Danieli & C. Officine Meccaniche S.p.A. e China CAMC Engineering Co per l’installazione di un complesso siderurgico integrato in Azerbaijan.
Infine ci sono altri 19 accordi a livello culturale, con gemellaggi tra città italiane e cinesi e tra siti Unesco, mentre l’Ansa ha firmato un’intesa anche per una collaborazione con l’agenzia di stampa cinese così come anche la Rai e la China Media Group.
La polemica politica
Oltre al parere negativo da parte di Stati Uniti e Unione Europea, nel nostro paese è nata anche una polemica politica intorno alla Nuova Via della Seta. In particolare è il Partito Democratico a chiedere spiegazioni al governo.
“Secondo diversi analisti – si legge in un’interrogazione urgente presentata dal PD al Senato e firmata da tutto il Gruppo – la BRI è un progetto attraverso il quale la Cina sta provando ad assicurarsi influenza sull’economia mondiale per i prossimi decenni, legando a sé moltissimi paesi tramite prestiti, finanziamenti e il controllo diretto di grosse infrastrutture commerciali”.
Nel 2017 però quando al governo c’era il PD, in occasione del Forum promosso da Pechino così parlava l’allora sottosegretario allo Sviluppo Economico Ivan Scalfarotto: “L’Italia, avendo un ruolo di ponte tra Europa e Oriente, si candida in modo autorevole per avere un ruolo importante: attraverso l’Italia si arriva al cuore dell’Europa”.
Sulla stessa onda poi anche l’ex ministro alle Infrastrutture Graziano Delrio: “Il sistema portuale e ferroviario italiano è già pronto ad accogliere le merci della Nuova Via della Seta”. Insomma quando era al governo il Partito Democratico sembrava entusiasta del BRI.
Secondo il premier Giuseppe Conte comunque “l’Italia fisserà con la Cina una cornice di obiettivi, principi e modalità di collaborazione nell’ambito dell’iniziativa Belt and Road. Il testo, che abbiamo negoziato per molti mesi con la Cina, imposta la collaborazione in modo equilibrato e mutualmente vantaggioso”.
Non ci sarebbero quindi opacità o un rischio per la posizione di Roma nella collocazione euroatlantica, ma con questo accordo “con Pechino dobbiamo riequilibrare la bilancia commerciale, attraverso un maggior accesso al mercato cinese per i nostri beni, dall’agroalimentare al lusso, e per i nostri servizi, e qui mi riferisco all’eliminazione delle barriere al mercato degli appalti in Cina”.
Dopo la firma dell’accordo, anche Matteo Salvini ha continuato a dirsi scettico in merito all’accordo “in Cina non c’è libero mercato”, con l’altro vice premier Luigi Di Maio che gli ha risposto come “Salvini ha il diritto di parlare, io il dovere di fare”.
Il 5G e il rischio per la sicurezza nazionale
I maggiori timori per il memorandum derivano dagli eventuali investimenti in materia di 5G tramite il colosso cinese Huawei, in quanto secondo gli Stati Uniti così facendo la Cina potrebbe avere accesso diretto ai dati sensibili degli utenti.
Vista la presenza di numerose basi americane nel nostro territorio, di conseguenza la paura di Washington è che così facendo la Cina possa in qualche modo “spiare” anche gli States.
“La sicurezza nazionale prima di tutto” ha subito ribadito Matteo Salvini, con la Lega che è molto più cauta sulla Nuova Via della Seta a differenza dei 5 Stelle autentici deus ex machina dell’accordo.
Sentito in audizione dal Copasir (il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica), il premier Conte ha però rassicurato tutti dicendo che il Memorandum che sarà firmato con la Cina non comprenderà accordi sul 5G, tanto che nel testo firmato dai due paesi non c’è traccio di un accordo nel merito.
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