Perché il nuovo partito di Conte non conviene né al Movimento 5 Stelle né al PD

Simone Micocci

26/06/2021

Giuseppe Conte pronto a dar vita a un suo partito politico. Tremano Movimento 5 Stelle e Partito Democratico.

Perché il nuovo partito di Conte non conviene né al Movimento 5 Stelle né al PD

Si avvicina la rottura tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo, con l’ex Premier che a questo punto potrebbe dare vita a un proprio partito politico. Un partito che secondo quanto riportano i sondaggi politici potrebbe aver molta presa tra gli elettori, avendo una base di partenza del 10-15% di elettorato.

Ma attenzione: per un nuovo partito che nasce, e cresce, ci dovranno essere sicuramente dei partiti che invece perderanno intenzioni di voto. E in questo caso a essere colpiti sarebbero perlopiù Movimento 5 Stelle e Partito Democratico.

E se nel caso del Partito Democratico il calo potrebbe essere più contenuto, per il Movimento 5 Stelle - il quale è già in una fase di discesa da diversi mesi - la decisione di Giuseppe Conte di dar vita a un proprio partito politico potrebbe essere l’inizio della fine.

Perché non ci sarà un nuovo Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte

All’interno del Movimento 5 Stelle c’era la convinzione che la leadership di Giuseppe Conte avrebbe ridato quello slancio necessario per tornare in vetta nei sondaggi politici. Ed è per questo motivo che nelle ultime settimane sono partite le trattative tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo per un Movimento 5 Stelle 2.0; un percorso che nel frattempo ha portato allo strappo con Davide Casaleggio e alla questione dei dati di Rousseau.

Il confronto tra Conte e Grillo, però, non sembra aver dato l’esito sperato. Non è da escludere un ripensamento, ma al momento Giuseppe Conte è più fuori che dentro il Movimento 5 Stelle.

Beppe Grillo, in qualità di garante del Movimento 5 Stelle, non ha accettato la riscrittura totale dello statuto da parte di Giuseppe Conte, al quale era stata chiesta solamente un’evoluzione dello stesso. Da qui lo scontro, con nessuno dei due che al momento sembra essere disposto a un passo indietro per ricucire lo strappo.

E se la situazione non sarà risolta al più presto, Giuseppe Conte non abbandonerà comunque la sua idea di scendere in politica dopo la doppia esperienza alla Presidenza del Consiglio. “L’avvocato del popolo” darà vita al suo partito, una decisione che i grandi del Movimento 5 Stelle stanno cercando di evitare in quanto potrebbe significare l’inizio della fine.

Perché il nuovo partito di Giuseppe Conte non converrebbe a M5S e PD

Il Partito Democratico è riuscito, lato sondaggi, ad ammortizzare l’addio di Matteo Renzi. Gli ultimi dati sulle intenzioni di voto, infatti, ci dicono che il Partito Democratico è al 19,1% (mentre Lega e Fratelli d’Italia sono rispettivamente al 20,5% e 20%), con Italia Viva ferma al 2,3%.

Il PD, però, potrebbe non reggere allo stesso modo all’impatto scaturito dalla nascita di un nuovo partito politico guidato da Giuseppe Conte.

Come riportato da Antonio Noto, di Noto sondaggi, a Repubblica, infatti, un partito di Conte - “il quale persino trarrebbe vantaggio dall’abbandono ai 5 Stelle” - potrebbe personalmente arrivare tra il 18% e il 20% alle prossime elezioni politiche.

Un traguardo ambizioso che, come spiegato dal sondaggista e sociologo Renato Mannheimer, potrebbe essere raggiunto “grazie anche alle doti comunicative dell’ex Presidente del Consiglio”.

Per un partito che cresce, però, ce ne sarebbero altri che scendono. Sarebbe infatti parte dell’elettorato del Movimento 5 Stelle, e una parte del Partito Democratico, infatti, a spostarsi verso il nuovo partito di Giuseppe Conte. Nel dettaglio, secondo Noto, sia PD che Movimento 5 Stelle potrebbero scendere intorno al 12-13% (ma c’è chi ritiene che l’impatto per i democratici sarebbe minore).

Al momento, comunque, si tratta solamente di supposizioni anche perché bisognerebbe capire chi deciderebbe di seguire l’ex Premier in questa nuova avventura politica. Sicuramente un tale progetto attrarrà diversi pentastellati, specialmente coloro condizionati dalla regola del secondo mandato che potrebbe vietare una loro ricandidatura alle prossime elezioni.

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