Omicron, il nuovo sintomo post infezione che spaventa: «Gli effetti sono simili a quelli dei primi stadi delle malattie neurodegenerative come Alzheimer e Parkinson». Entriamo nel dettaglio.
Omicron, il nuovo sintomo post infezione che spaventa. In Italia, le curve epidemiologiche tornano a salire. Tra le cause, la diffusione della nuova sottovariante BA.5. Nel bollettino di ieri, mercoledì 15 giugno, i nuovi positivi nelle 24 ore sono stati 31.885. Le vittime sono 48. Tornano a salire attualmente positivi, ricoveri in area medica e terapie intensive. Il tasso di positività è al 16,3%.
Intanto, proseguono gli studi sui sintomi che l’infezione provoca nelle persone che hanno superato la malattia. L’ultimo studio è stato portato avanti da un gruppo di scienziati australiani dell’Università La Trobe di Melbourne e riguarda gli effetti di Omicron e delle sue sottovarianti sul cervello. «Sono simili a quelli dei primi stadi delle malattie neurodegenerative come Alzheimer e Parkinson». Entriamo nel dettaglio.
Omicron, il sintomo post infezione che fa paura: «Come quello dell’Alzheimer»
Un team di scienziati australiani dell’Università La Trobe di Melbourne ha riscontrato diverse similitudini fra gli effetti post infezione del Covid-19 sul cervello (Long Covid) e i primi stadi di malattie neurodegenerative come Alzheimer e Parkinson.
I ricercatori, infatti, hanno individuato nel Sars-CoV-2 peptidi (ovvero minuscoli frammenti di proteine) che formano aggregazioni simili a quelli delle placche amiloidi, che si trovano nel cervello, durante le prime fasi di Alzheimer e Parkinson.
La ricerca, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature Communications, ha sottolineato dunque le similitudini tra gli effetti post infezione del Covid-19 sul cervello e i primi stadi di malattie neurodegenerative, come per l’appunto Alzheimer e Parkinson.
Gli scienziati - coordinati da Nick Reynolds dell’Istituto di Scienza Molecolare dell’Università australiana - si sono serviti di una serie di algoritmi informatici per identificare minuscoli frammenti di proteine, chiamati peptidi, nel virus Sars-Cov-2. Analizzandoli in laboratorio, si sono resi conto di come formassero aggregazioni simili alle placche amiloidi che si trovano nel cervello nelle prime fasi in cui si manifestano le malattie neurodegenerative.
«Queste placche amiloidi - ha spiegato Reynolds - sono molto tossiche per le cellule cerebrali e noi ipotizziamo che gli aggregati di proteine di Sars-Cov-2 possano far scattare sintomi neurologici nel Covid-19 descritti comunemente come annebbiamento cerebrale». Dunque, secondo l’esperto, tra i sintomi del cosiddetto Long Covid, c’è anche un annebbiamento cerebrale simile a quello delle fasi primordiali delle malattie neurodegenerative.
«Adesso - ha concluso il professore - se questo risultato sarà confermato in altri studi futuri, i farmaci sviluppati per combattere l’Alzheimer e il Parkinson potrebbero essere adattati per trattare i debilitanti sintomi neurologici del Long Covid. Se l’annebbiamento cerebrale è causato da queste placche amiloidi, allora possiamo contare su 30 anni ricerca farmacologica per le malattie neurodegenerative che può ora essere riesaminata nel contesto del Covid-19».
La situazione epidemiologica in Italia
In Italia, il virus ha ripreso a circolare trainato dalla nuova sottovariante Omicron 5. Nel bollettino di ieri, mercoledì 15 giugno, i nuovi positivi nelle 24 ore sono 31.885. Le vittime sono 48. Il tasso di positività è al 16,3%.
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