C’è compatibilità tra apertura o esistenza di una partita Iva e diritto all’indennità disoccupazione - Naspi? Vediamo come stanno realmente le cose analizzando le varie possibili situazioni.
Chi in precedenza era alle dipendenze presso una certa azienda, ma perde il lavoro, potrebbe pensare di aprire una partita Iva e dedicarsi ad una nuova attività di lavoro autonomo, per provare a costruirsi di nuovo un reddito da lavoro ma sfruttando la propria mentalità imprenditoriale. Si tratta di una scelta che, come ovvio, non poche persone fanno e che potrebbe portare, nel corso del tempo, a buoni o ottimi risultati in termini di profitto.
Attenzione però, perché in queste circostanze, chi ha perso il lavoro - ricorrendone i requisiti di legge - potrebbe comunque aver diritto all’indennità di disoccupazione, detta in breve Naspi. Ciò che in particolare vogliamo chiarire di seguito è il rapporto tra apertura o previa presenza della partita Iva e titolarità del diritto all’indennità di disoccupazione - Naspi, ovvero: c’è compatibilità o l’una esclude l’altra? Scopriamolo insieme.
Partita IVA aperta dal percettore di Naspi: cosa succede alla disoccupazione?
Naspi: che cos’è in breve
Per inquadrare il contesto di riferimento ricordiamo che la Naspi, ovvero la Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego, consiste in una indennità mensile di disoccupazione, versata a favore dei lavoratori subordinati che abbiano perso l’occupazione non per loro volontà. Pensiamo ad es. ai casi di licenziamento o a quelli di dimissioni per giusta causa. Come si può facilmente intuire, finalità della Naspi è costituire un temporaneo sostegno al reddito o un aiuto economico nei confronti di chi ha non è più sotto contratto e dunque non incassa più lo stipendio mensile.
La prestazione economica in oggetto è corrisposta ogni mese per un numero di settimane uguale alla metà delle settimane contributive degli ultimi quattro anni. Di fatto la Naspi viene erogata per un massimo di 2 anni ed è calcolata sulla scorta dei contributi versati durante l’attività di lavoro.
Per ottenere l’indennità di disoccupazione e dunque poterla richiedere all’Inps con domanda online ad hoc, colui che ha perso il lavoro deve avere il cd. requisito contributivo pari a tredici settimane di contribuzione nei 4 anni anteriori all’inizio del periodo di disoccupazione. A seguito delle modifiche intervenute negli ultimi anni, nel 2023 l’indennità di disoccupazione potrà essere assegnata al di là del previo requisito delle 30 giornate di lavoro effettivo nei 12 mesi anteriori alla cessazione del rapporto di lavoro.
Per ulteriori informazioni sull’indennità di disoccupazione rimandiamo comunque alla nostra guida aggiornata 2023.
Partita Iva: che cos’è in breve
Come in molti già sapranno, la partita Iva altro non è un codice di 11 cifre utile ad identificare in maniera chiara e univoca un lavoratore autonomo, un professionista o una società negli archivi dell’Agenzia delle Entrate. Come dice la parola stessa, serve al suo titolare a pagare l’Iva, ovvero l’imposta sul valore aggiunto. Essa si paga in quanto, tecnicamente, è un’imposta indiretta che si applica sul valore aggiunto di un bene o un servizio oggetto di un processo produttivo che ne ha aumentato il valore. Dunque la partita Iva individua il titolare dell’attività e la sua posizione fiscale e gli consente di pagare, ad esempio, l’Irpef, l’Irap, i contributi Inps e l’assicurazione Inail.
Il lavoratore è tenuto ad aprire la partita Iva, per emettere fattura per un bene venduto o servizio prestato, laddove svolga un’attività che ha le due seguenti caratteristiche:
- professionalità, in quanto rappresenta l’effettivo lavoro svolto;
- continuatività, in quanto si tratta di attività compiuta con costanza e organizzazione, e non avente dunque carattere di sporadicità.
Nel caso in cui la propria attività non abbia i requisiti appena menzionati, può essere svolta come prestazione occasionale. Inoltre, se l’interessato ha i requisiti per accedere al cd. regime forfettario, potrà avvalersi di una tassazione agevolata come abbiamo dettagliatamente notato nella nostra guida aggiornata sulla partita Iva e regime forfettario.
Partita Iva e Naspi: c’è compatibilità?
Veniamo ora al quesito che ci siamo posti in apertura e rispondiamo che, in linea generale, c’è compatibilità tra apertura o presenza di partita Iva (anche forfetaria) e diritto alla Naspi. In particolare:
- se il lavoratore con la partita Iva aperta è anche lavoratore subordinato, può aver diritto all’indennità di disoccupazione Naspi, ovvero il citato sussidio che spetta alla generalità dei dipendenti;
- chi ha la partita Iva aperta, imprenditore o libero professionista ma non ha lavorato alle dipendenze, non ha diritto alla Naspi, poiché la prestazione in oggetto vale per legge soltanto a favore della generalità dei lavoratori subordinati (ci sono tuttavia delle categorie escluse, come ad es. i lavoratori del pubblico impiego a tempo indeterminato).
Sottolineiamo che per i lavoratori dipendenti del settore privato non sussiste alcun divieto di legge ad aprire una partita Iva per esercitare una seconda attività lavorativa. Lavoro subordinato in azienda e partita IVA, dunque, di solito possono coesistere contemporaneamente.
Discorso diverso per il caso del lavoro nella PA, in quanto il dipendente pubblico può aprire la partita Iva a specifiche condizioni.
Combinare Naspi e partita Iva è dunque possibile sia per chi ha interrotto un rapporto di lavoro dipendente e poi ha scelto di dedicarsi all’attività di lavoratore autonomo, aprendo una partita Iva, sia per chi ha perso il proprio lavoro come dipendente - disponendo già in precedenza di una partita Iva. Ora vedremo però quali sono i limiti di reddito da lavoro autonomo o da attività imprenditoriale da rispettare, per vedersi effettivamente riconosciuta la Naspi.
Condizioni e limiti alla Naspi per chi ha partita Iva
Abbiamo appena accennato ai limiti che ci sono all’ottenimento ed erogazione della Naspi, e questo vale sia per chi è già in possesso di partita Iva, sia per chi ne ha apre una. Ebbene le cose stanno sostanzialmente nei termini seguenti:
- se già la persona ha una partita Iva aperta, al momento della richiesta di Naspi, dovrà indicare questo dato all’Inps e inserire l’ammontare del reddito incassato nell’anno anteriore;
- se invece la persona apre la partita Iva dopo aver iniziato a percepire la Naspi, dovrà indicare il presunto reddito che ritiene di poter generare con la nuova attività di lavoratore autonomo.
Sulla scorta di quanto dichiarato, l’importo della Naspi potrà subire dei tagli e, in particolare, se il reddito da partita Iva dichiarato:
- è pari a zero non vi sarà alcuna riduzione dell’indennità;
- se è compreso tra 1 euro e 4.800 euro vi sarà una decurtazione della Naspi in proporzione ai redditi incassati grazie all’attività autonoma. In particolare, la riduzione è uguale all’80% del reddito comunicato all’Inps ogni anno. Pertanto, se ad es. si percepiscono 3mila euro l’anno dalla partita Iva la riduzione della Naspi è pari a 2.400 euro annui (l’80% dei 3mila euro percepiti) e pari a 200 euro al mese;
- se invece va oltre i 4.800 euro avremo l’esclusione della Naspi e la decadenza dallo stato di disoccupazione.
L’interessato dovrà rendere noto all’Inps il proprio reddito servendosi del modulo ad hoc, scaricabile sul sito dell’istituto di previdenza o compilabile direttamente sul web. Sulla scorta di quanto dichiarato, Inps potrà perciò modificare l’importo incassato ogni mese.
Per completare la procedura, chi dichiara il reddito presunto dovrà compilare il modulo “NASPI.COM” inserendo appunto presunto guadagno nell’anno in corso, per poi indicare il reddito effettivo nel mese di gennaio successivo.
L’escamotage della Naspi anticipata
Esiste anche la possibilità di avvalersi della cd. Naspi anticipata, che consente di disporre dell’ammontare totale dell’indennità di disoccupazione in una sola soluzione. Detta facoltà si rivela molto utile per chi intende avviare una propria attività di lavoratore autonomo, in quanto non varranno riduzioni laddove il reddito da lavoro autonomo oltrepassi la soglia dei 4.800 euro annui.
Detta Naspi anticipata potrà essere domandata ed ottenuta sia in caso di previa partita Iva, sia in caso di sua successiva apertura. C’è però una condizione: se da una parte l’interessato potrà avvalersi subito di tutta la somma della Naspi, dall’altra dovrà tuttavia considerare che detto meccanismo limita la possibilità di firmare un nuovo contratto di lavoro dipendente per i 2 anni successivi.
Laddove ciò si verifichi, infatti, il lavoratore dovrà restituire l’ammontare rimasto. Per fare un esempio pratico, se la persona viene assunta con un contratto di lavoro dipendente dopo un anno e cinque mesi di Naspi, sarà tenuto restituire le sette mensilità restanti. Per ulteriori dettagli sulla restituzione anticipo Naspi, rinviamo comunque al nostro articolo ad hoc.
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