Il regime forfettario è poco equo e manca di progressività: così l’OCSE bacchetta la flat tax al 15% per ricavi e compensi fino a 65.000 euro. Senza un’adeguata riforma fiscale si continua ad alimentare il disincentivo all’occupazione.
Partite IVA e regime forfettario, dall’OCSE arriva l’allarme sulla poca progressività ed equità dell’aliquota al 15%.
Pascal Saint-Amans, direttore del centro di politica fiscale dell’OCSE, durante l’audizione alle Commissioni finanze di Camera e Senato del 29 marzo ha sottolineato come l’attuale situazione fiscale in Italia sia un disincentivo all’occupazione.
Sotto accusa anche il cuneo fiscale, cioè il rapporto tra le tasse pagate da un lavoratore medio e il costo totale del lavoro per il datore di lavoro.
Partite IVA, l’OCSE bacchetta il regime forfettario: è poco progressivo
Regime forfettario sotto accusa per mancanza di progressività ed equità: a “puntare il dito” contro la tassa piatta al 15% per compensi fino a 65.000 euro è Pascal Saint-Amans, direttore del centro di politica fiscale dell’Ocse.
L’Italia, dice Saint-Amans, dovrebbe rivalutare l’adeguatezza del regime forfettario
“bilanciando l’incoraggiamento allo sviluppo delle PMI con la garanzia all’equità orizzontale del sistema fiscale e la riduzione al minimo dell’elusione fiscale.”
Il problema, continua il direttore del centro di politica fiscale dell’OCSE, è che il regime forfettario “contrasta in modo significativo” con la progressività che si applica invece ai lavoratori dipendenti, ai quali viene applicata un’aliquota fino al 41%.
Ed ecco che si arriva all’ulteriore disincentivo all’occupazione, cioè il cuneo fiscale troppo elevato, soprattutto in rapporto agli altri Paesi europei.
L’ultimo punto evidenziato da Saint-Amans è quanto la pressione fiscale sia alta soprattutto sui ceti medi: il nostro sistema fiscale parte con aliquote molto alte, a differenza ad esempio con la Francia che prevede invece un’aliquota zero.
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Partite IVA, regime forfettario sotto accusa: l’OCSE punta il dito contro la mancanza di equità
A cosa dovrebbe puntare quindi la riforma fiscale?
L’OCSE invita l’Esecutivo a
“considerare in dettaglio i dati sulla distribuzione del reddito con il l’obiettivo di ridurre al minimo gli ulteriori effetti disincentivanti derivanti dal venir meno delle detrazioni e dei crediti d’imposta.”
La riforma fiscale dovrebbe puntare a garantire la progressività della tassazione sui redditi personali in modo neutrale, mentre l’annullarsi delle detrazioni e dei crediti d’imposta sopra un certo livello di redditi comporta un disincentivo al lavoro per molti contribuenti.
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