Il governo Meloni rischia di tornare dal Consiglio Ue a mani vuote: la Germania impone a Bruxelles di rinviare diverse discussioni care a Roma, dal Patto di stabilità al fondo sovrano.
Sul Patto di stabilità la discussione, probabilmente, verrà rimandata. Sul fondo sovrano europeo non ci sarà alcun confronto. Sullo stop alle auto benzina e diesel la Commissione prende tempo per accordarsi con la Germania. E pure sui migranti nessuna decisione concreta è attesa nel Consiglio europeo. Il governo Meloni rischia di tornare da Bruxelles incassando ben poco, se non nulla.
L’unica certezza, comunque non di poco conto, è che si eviterà la discussione sul Mes: solo il Parlamento italiano deve ratificare la riforma del Meccanismo di stabilità e per la maggioranza è una bella gatta da pelare. Scampato pericolo sul punto, quindi, ma tanti altri temi non verranno neanche affrontati. O, quantomeno, non come spera Palazzo Chigi.
Difficile ottenere il risultato sperato sulla risposta europea al piano Biden sulla competitività. Altrettanto complicato un passo in avanti sul Patto di stabilità. E anche per il capitolo ambiente la strada è in salita: l’Italia chiede risorse comuni per raggiungere l’obiettivo del Net Zero, in molti potrebbero essere d’accordo, ma per ora sembra esserci uno stallo.
La bozza della dichiarazione finale del Consiglio europeo, quindi, non sembra sorridere al governo Meloni. Che rischia di tornare in Italia con ben poco in tasca. L’Ue, per il momento, sembra voler ignorare le richieste di Roma sia in campo economico che sui migranti. Il cordone contro la destra reggerà o l’Italia otterrà qualcosa in questo vertice?
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Migranti, il Consiglio Ue rinvia la discussione
Nella bozza si parla del tema migrazioni, facendo riferimento ai progressi compiuti sull’attuazione delle conclusioni del vertice di febbraio. Ora il Consiglio chiede “rapidi progressi” e promette che tornerà regolarmente su questione. Ma nulla più. Un vertice sul tema viene rinviato a giugno.
Il governo Meloni non è riuscito a imporre la discussione sulla questione neanche dopo la strage di Cutro e un approfondimento non è all’ordine del giorno. Peraltro a giugno si rischia di essere già in ritardo: come ricorda la Repubblica, potrebbe infatti essere l’ultima data utile per una decisione importante, considerando che la fine della legislatura europea si avvicina.
Ue, l’Italia ignorata sui temi economici
Se sui migranti Roma non sembra ottenere molto, non va meglio sulle questioni economiche. Stando alla bozza, il governo Meloni sembra aver ottenuto ben poco. Nulla sulla competitività delle aziende, quasi niente sul Patto di stabilità e ancor meno sullo stop alle auto a benzina e diesel dal 2035.
Niente fondo sovrano Ue, restano aiuti di Stato
Per Chigi uno dei capitoli più spinosi è quello della competitività del sistema industriale, con la tanto attesa risposta al piano Biden degli Usa da 300 miliardi di sussidi statali. L’Italia vorrebbe un allentamento della norma sugli aiuti di Stato che favorisce quasi esclusivamente Francia e Germania. Ma ha ottenuto solo una minima promessa di elasticità sui fondi europei.
Null’altro. Nessun riferimento a un nuovo fondo. Che per Roma dovrebbe essere quello sovrano, ma che per il momento non sarà né questo né quello sul modello Sure, che non richiede un debito comune. Si rimanda, anche in questo caso, tutto all’estate limitandosi a ricordare gli impegni presi negli scorsi mesi.
Patto di stabilità, muro contro l’Italia
Altro tema delicato è quello del Patto di stabilità: l’invito della Commissione è quello di riformulare la proposta di riforma. I Paesi del Nord Europa e la Germania hanno già detto no, chiedendo certezze sulle procedure di rientro del debito. Come a dire, maggiori garanzie sul rispetto delle regole da parte dell’Italia.
Palazzo Chigi, invece, le modifiche le vuole. E punta soprattutto a scomputare alcuni investimenti dal calcolo del deficit: sicuramente quelli per la transizione energetica, per esempio, ma anche per la difesa. Al momento, però, questa discussione sembra ferma e non ci dovrebbero essere sviluppi. Anche in questo caso prevale la linea tedesca.
Lo stop alle auto benzina e diesel
Dello stop alle auto a benzina e diesel dal 2035 se ne parlerà, ma marginalmente. La Commissione sembra voler andare incontro alla posizione della Germania, escludendo i motori che utilizzano carburanti sintetici. Per questo motivo continueranno le trattative con Berlino, sospendendo quelle comunitarie.
Sembra invece da scartare l’esclusione dei biocarburanti, chiesta dall’Italia. L’esecutivo Ue, quindi, sembra voler evitare la discussione approfondita del tema durante il Consiglio europeo per poter continuare a trattare con il governo tedesco.
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