Come risparmiare sul riscaldamento in vista della stagione fredda? Previsioni sui costi futuri del pellet e consigli di spesa.
L’inverno di molti italiani potrebbe essere piuttosto freddo o con un conto salatissimo. Sempre più persone corrono ai ripari dopo i tagli al gas e lo fanno investendo nel pellet. Il risultato di questo spostamento in massa verso la biomassa? Il prezzo schizza alle stelle e il tentativo di risparmio in bolletta fallisce.
A confermarlo ci sono i dati sull’andamento dei costi e gli esperti del settore che in questo quadro parlano di un periodo critico per gli acquirenti, sempre più confusi e indecisi su come alimentare i propri sistemi di riscaldamento in vista della stagione più rigida senza sacrificare ulteriormente i propri risparmi.
Al momento il fronte si divide in due: c’è chi pensa di comprare il necessario il prima possibile giocando d’anticipo e c’è chi preferirebbe aspettare, nella speranza di un’inversione di tendenza con l’arrivo di nuove forniture. I tecnici però parlano di ritardi nelle consegne e di slittamenti che sfiorano il 2023 nello scenario più nefasto.
Per fugare ogni dubbio è quindi fondamentale prestare attenzione e provare a intercettare il momento più opportuno per fare scorta.
Pellet carissimo: grande domanda, poca offerta
I numeri dell’Istat parlano di un massiccio ricorso dei cittadini alla biomassa con il 15% che la sceglie come fonte di alimentazione dell’impianto di riscaldamento. In particolare, nelle stime dell’istituito figurano 6,6 milioni di apparecchi alimentati a legna da ardere (74,2%) e 2,3 milioni alimentati a pellet (25,8%). Questo dato è destinato a salire nonostante il drastico calo della disponibilità.
Parallelamente si registra di fatto penuria di materie prime per la costruzione delle stufe, come nel caso di ferro e acciaio. A spiegare il fenomeno al Corriere della Sera è Marco Carmagnani, titolare di R.M. Consult, rivenditore da quindici anni di pellet e legna a Cerea e Pescantina (Verona):
«Oltre da Ucraina e Russia dove c’è la guerra, acquistiamo la legna anche da Paesi come Bosnia, Serbia e Croazia che per logiche protezionistiche hanno chiuso le esportazioni, mentre il pellet da Germania, Romania e Croazia arriva col contagocce».
Si ha così un andamento critico dei prezzi, con la domanda che supera l’offerta. Non a caso il mercato registra un vero e proprio raddoppio dei costi; se un anno fa un sacco da 15 chili di pellet poteva essere acquistato a 5 euro, ora il cartellino ne riporta almeno 10.
Cosa fa il Veneto per mettersi ai ripari
La prima Regione ad accorgersi del fenomeno e a cercare di dare delle risposte ai cittadini è il Veneto. Il presidente Luca Zaia che già lo scorso maggio era intervenuto all’inaugurazione dell’esposizione «Progetto Fuoco» della città di Verona dicendo:
«C’è grande fermento in questo settore che, con la concomitante crisi del gas, può essere una fondamentale alternativa sostenibile nella direzione che auspico da tempo. Una stufa in ogni casa può essere una valida alternativa per pagare e inquinare di meno».
Il blocco del gas russo ha infatti portato con sé pure i problemi di approvvigionamento, ma il sovraffollamento del settore delle biomasse legnose non fa che peggiorare la situazione per le tasche dei consumatori.
Proprio per questo, a giugno la Regione aveva approvato un bando rivolto ai cittadini residenti in Veneto per la concessione di un contributo a fondo perduto a fronte della sostituzione di generatori di calore alimentati a legna, pellet o cippato obsoleti con impianti a biomassa legnosa di nuova generazione a 4 o 5 stelle a seconda della classificazione delle emissioni.
Il 15 settembre scade il termine per la presentazione della manifestazione di interesse mentre entro il 15 marzo 2023 i richiedenti presenti in graduatoria dovranno presentare la domanda di contributo sempre attraverso la piattaforma informatica ReStart.
Quando conviene comprare?
In una reazione a catena dalle dimensioni nazionali possiamo dire quindi che a gravare sulla clientela che vorrebbe aspettare un calo dei costi sarà anche il forte ritardo delle consegne, come testimoniato da molti imprenditori del settore che parlano di un aumento esponenziale di richieste tale da far slittare le installazioni a marzo e aprile 2023 in molti casi.
Il pericolo da evitare a questo punto è quello del razionamento visto che, con buona probabilità, verso l’inverno la domanda aumenterà e al momento, non ci sono segnali di una crescita della produzione a controbilanciarla.
Alla luce di questi sviluppi, il prospetto appare chiaro: conviene investire oggi per non ritrovarsi a secco nel momento del bisogno.
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