Pensioni, spunta lo sconto fino a 1 anno per le lavoratrici madri: in vigore già oggi, ecco a chi consente di andare in pensione a 66 anni anziché a 67.
Nel confronto sulla riforma delle pensioni è emersa la proposta di riconoscere a tutte le donne la possibilità di anticipare fino a 1 anno l’accesso alla pensione di vecchiaia. Nel dettaglio, per ogni figlio spetterebbe uno sconto di 4 mesi sull’età pensionabile (67 anni), con la possibilità quindi di andare in pensione a 66 anni nel caso ci fossero almeno 3 figli.
Una misura che costerebbe circa 700 milioni di euro l’anno, sulla quale al momento sono in corso le valutazioni del ministero del Lavoro e dell’Economia. Ma va detto che non si tratta di una novità assoluta per il nostro sistema in quanto già oggi alcune lavoratrici possono andare in pensione con 1 anno di anticipo ricorrendo allo sconto in oggetto.
Lo sconto di 4 mesi per figlio riservato alle lavoratrici, infatti, è una misura introdotta dalla legge Dini (n. 335 del 1995), precisamente all’articolo 1 (commi 12, 23 e 40 lettera C). Tuttavia, tale misura oggi vale solamente per le lavoratrici che non hanno contributi versati prima del 1° gennaio 1996, o comunque per coloro che hanno optato per il computo in Gestione Separata.
L’intenzione è di valutare se tale misura può essere estesa a tutte le donne, quindi anche a coloro che rientrano nel regime misto di calcolo della pensione in quanto hanno iniziato a lavorare prima del 31 dicembre 1995. Ma vediamo come funziona oggi una tale misura così da farci un’idea su cosa potrebbe cambiare laddove nel 2024 lo sconto per le lavoratrici madri dovesse essere esteso a tutte.
Riforma delle pensioni: lo sconto promesso dal governo Meloni
A oggi il principale oggetto di dibattito sulla riforma delle pensioni riguarda il trattamento riservato a Opzione donna. Nonostante il governo avesse promesso maggiori tutele per le donne, infatti, con l’ultima legge di Bilancio ha ridotto notevolmente le possibilità di accesso alla misura di flessibilità pensata appositamente per tutelare le lavoratrici.
Al momento, però, Opzione donna resta così com’è visto che il governo non ha saputo fornire risposte in merito a un ritorno ai requisiti passati.
Tuttavia, ha comunque teso la mano nei confronti delle donne assicurando che è in valutazione la possibilità di estendere a tutte la possibilità di anticipare l’accesso alla pensione di vecchiaia di 4 mesi (da scontare sull’età anagrafica) per ogni figlio.
700 milioni di euro la spesa annua che servirebbe per estendere tale agevolazione, che oggi come anticipato si applica solamente nei confronti delle contributive pure. Ecco in che modo.
Come funziona oggi lo sconto dell’età per le donne
Oltre all’Opzione Donna - a oggi riconosciuta solamente a coloro che ne hanno maturato i requisiti entro il 31 gennaio 2022 - per le lavoratrici vi è anche l’agevolazione specifica riconosciuta dall’Opzione Dini.
Nel dettaglio, tale misura si rivolge alle lavoratrici madri che hanno la pensione calcolata interamente con il sistema contributivo, quindi chi ha iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996 oppure coloro che hanno optato per il ricalcolo contributivo previsto dal computo della Gestione separata.
A queste viene permesso di andare in pensione in anticipo grazie a uno sconto di 4 mesi per ogni figlio avuto, fino a un massimo di 12 mesi però. Sconto che si applica sull’età anagrafica (da non confondere quindi con i vari bonus contributi).
Ciò significa che se una donna ha avuto 3 figli può accedere alla pensione di vecchiaia con 66 anni di età, uno in meno rispetto ai 67 anni richiesti nel 2023.
Calcolo agevolato della pensione per le donne che accedono all’Opzione Dini
In alternativa allo sconto sull’età per andare in pensione, le donne con figli possono beneficiare di un calcolo più favorevole dell’assegno. Non è chiaro, però, se anche questa misura potrebbe essere estesa a tutte le lavoratrici oppure se in valutazione c’è solamente lo sconto di 4 mesi per ogni figlio.
A tal proposito, è bene ricordare che il metodo contributivo consiste nella trasformazione del montante contributivo in assegno di pensione tramite l’applicazione di un determinato coefficiente, tanto più vantaggioso quanto più si ritarda il collocamento in quiescenza.
Ebbene, per le lavoratrici con figli che rinunciano allo sconto sull’età vi è la possibilità di beneficiare di un coefficiente di trasformazione “legato all’età posseduta al momento del pensionamento maggiorato di un anno in caso di uno o due figli, di due anni in caso di tre o più figli”.
Considerando, dunque, un accesso alla pensione a 67 anni di età, vediamo quale sarebbe il coefficiente di trasformazione a seconda dei casi.
Coefficiente di trasformazione senza agevolazione | Coefficiente di trasformazione per chi ha 1 o 2 figli | Coefficiente di trasformazione per chi ha 3 o più figli |
---|---|---|
5,72% | 5,93% | 6,15% |
Rinunciando alla possibilità di andare in pensione prima, quindi, si può beneficiare di un assegno più alto. Mettiamo ad esempio il caso che una lavoratrice abbia un montante contributivo di 200.000 euro e che questa abbia 2 figli: anziché prendere una pensione annua da 11.440 euro avrebbe diritto a una da 11.860 euro, con un vantaggio di poco più di 400 euro l’anno.
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