Per alcune categorie sono riconosciute delle agevolazioni che consentono di anticipare l’uscita dal mercato del lavoro. Ecco in quali casi si può parlare di “pensione agevolata”.
Si parla di pensione agevolata per quelle categorie che, secondo quanto previsto dalla legge, meritano di una maggior tutela. Ci sono persone, infatti, alle quali va riconosciuta la possibilità di anticipare l’accesso alla pensione tenendo conto sia del lavoro svolto durante la carriera che di eventuali problemi di salute che potrebbero aver ridotto la capacità lavorativa.
Non esiste una sola pensione agevolata: per ogni categoria meritevole di una maggior tutela, infatti, nel tempo sono state riconosciute diverse agevolazioni che consentono di anticipare di qualche mese - o anno - la data del pensionamento.
Uno strumento importante, in quanto lo Stato riconosce che ai fini previdenziali non tutti i cittadini sono uguali ed è per questo che interviene per agevolare l’accesso alla pensione per coloro che altrimenti sarebbero “penalizzati” dalle regole imposte dalla Legge Fornero nel 2011.
A tal proposito, vediamo in quali casi si può parlare di pensione agevolata e quali sono le categorie che - nel 2021 - ne possono accedere.
Pensione anticipata agevolata con 41 anni di contributi
Come noto, oggi per l’accesso alla pensione anticipata, per la quale non è richiesta alcuna età minima, bisogna aver maturato 42 anni e 10 mesi di contributi, uno in meno per le donne (e già qui si può parlare di agevolazione, in quanto il legislatore ha tenuto conto di una serie di fattori che fanno sì che per gli uomini sia più semplice maturare un maggior numero di anni di contributi).
La vera pensione anticipata “agevolata”, però, è quella a cui possono accedere i cosiddetti lavoratori precoci, ossia coloro che entro il compimento del 19° anno di età hanno maturato 12 mesi di contributi. Essere lavoratori precoci, però, non è sufficiente per avere accesso alla cosiddetta Quota 41, pensione anticipata agevolata con soli 41 anni di contributi: la legge, infatti, ha riconosciuto quattro categorie meritevoli di maggior tutela e solo chi ne fa parte può accedervi.
Nel dettaglio, accedono di diritto all’agevolazione i lavoratori precoci che sono disoccupati da almeno 12 mesi, gli invalidi (con percentuale pari almeno al 74%), i caregiver (ossia coloro che assistono una persona con grave disabilità) e gli addetti ai lavori gravosi.
Pensione di vecchiaia agevolata per gli invalidi
Per gli invalidi ci sono altre forme di accesso agevolato alla pensione oltre alla Quota 41. Il Decreto Legislativo del 30 dicembre 1992, n°503, all’articolo 1 - comma VIII - prevede ad esempio la possibilità per i lavoratori iscritti all’AGO con invalidità non inferiore all’80% di anticipare l’accesso alla pensione di vecchiaia: anziché a 67 anni, questi vi possono andare a 55 anni (donne) o 60 anni (uomini).
Per i lavoratori non vedenti, invece, vi è un’ulteriore agevolazione grazie alla quale l’accesso alla pensione avviene a 50 anni (donne) o 55 anni (uomini).
In entrambi i casi, è comunque richiesto il possesso del requisito contributivo, pari a 20 anni per la pensione di vecchiaia.
Pensione di vecchiaia agevolata per lavoratori gravosi, usuranti e notturni
Anche nel 2021 è confermata l’agevolazione per la pensione di vecchiaia riconosciuta a coloro che nella loro carriera sono stati impegnati perlopiù in mansioni gravose o usuranti. Nel dettaglio, questa agevolazione consiste nel poter accedere alla pensione di vecchiaia al netto dell’ultimo adeguamento con le aspettative di vita, quindi all’età di 66 anni e 7 mesi. Parimenti, però, sono richiesti almeno 30 anni di contributi.
Possono accedere a questa agevolazione i cosiddetti lavoratori gravosi, ossia coloro che per almeno sette anni negli ultimi dieci sono stati impiegati in una delle quindici attività riconosciute come gravose (qui l’elenco completo).
La stessa agevolazione è riconosciuta ai lavoratori impegnati in mansioni usuranti - descritte dal decreto del Ministero del Lavoro datato 18 maggio 1999 - per almeno sette anni negli ultimi dieci o comunque per metà della vita lavorativa.
Infine, possono accedere a questa agevolazione i lavoratori notturni, ossia coloro che lavorano per almeno 64 notti l’anno. Anche in questo caso è richiesto che l’attività sia stata svolta per almeno sette anni negli ultimi dieci o per la metà della carriera lavorativa.
Anticipo pensionistico agevolato
Anche se non si può parlare di vera e propria “pensione agevolata”, merita uno spazio a sé il cosiddetto Ape Social. Si tratta di una misura che consente ad alcune categorie di uscire in anticipo dal mercato del lavoro, percependo negli anni che li separano dall’accesso alla pensione di vecchiaia un’indennità sostitutiva (per dodici mensilità) erogata grazie ad un finanziamento aperto con un istituto di credito.
A differenza dell’anticipo pensionistico (Ape) volontario, questo può dirsi agevolato in quanto non prevede alcuna penalizzazione per colui che vi accede; è lo Stato, infatti, a farsi interamente carico della restituzione del prestito erogato.
Nel dettaglio, possono accedere all’Ape Sociale le stesse categorie che hanno diritto a Quota 41: quindi, disoccupati da almeno 12 mesi, gli invalidi (con percentuale pari almeno al 74%), i caregiver (ossia coloro che assistono una persona con grave disabilità) e gli addetti ai lavori gravosi. Questi possono accedere all’Ape Sociale al compimento dei 63 anni, ma con almeno 30 anni di contributi (36 nel caso dei lavoratori gravosi).
L’Ape Sociale prevede un’ulteriore agevolazione per le donne, in particolare per le lavoratrici madri. Per ogni figlio, infatti, è riconosciuto un anno di contributi utili per l’accesso all’Ape Sociale, per un massimo però di 2 anni.
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