La pensione di vecchiaia è ancora raggiungibile con soli 15 anni di contributi, ma riguarda solo pochissimi lavoratori.
Per poter accedere alla pensione di vecchiaia sono necessari almeno 20 anni di contribuzione. Senza questo requisito, nella maggior parte dei casi, la pensione non sarà riconosciuta. Ci sono delle eccezioni, visto che la Legge Dini permette l’accesso alla quiescenza anche con soli 5 anni di contributi al compimento dei 71 anni, ma solo a chi ricade nel sistema contributivo. Poi ci sono possibilità di avere la pensione a 67 anche con soli 15 anni di contributi.
A tal proposito rispondiamo alla domanda di un lettore di Money.it che ci scrive:
Buongiorno, ho presentato domanda di pensione di vecchiaia a maggio 2022. Ho compiuto 67 anni da poco ed ho maturato 15 anni di contributi. Pur avendo tutti i requisiti per l’esercizio dell’opzione contributiva prevista dalla Legge Dini, la domanda di pensione è stata respinta. Il sindacato mi ha detto che non ci rientro perché i 15 anni di contributi li ho maturati quest’anno. Ma io ho contributi prima del 1996 ed almeno 10 anni di contributi dopo tale data. Perché non mi riconoscono il diritto alla pensione con 15 anni di contributi?
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Pensione con 15 anni di contributi
Per capire come funziona il tutto bisogna fare un salto nel passato. Prima dell’introduzione della Riforma Amato del 1992, si andava in pensione di vecchiaia al raggiungimento di una determinata età con 15 anni di contributi. La Legge Amato, poi, ha innalzato il requisito contributivo a 20 anni lasciando la possibilità di accedere alla misura di vecchiaia con 15 anni di contributi i lavoratori in possesso di determinati requisiti.
L’introduzione della Legge Dini, del 1995, lascia aperta la stessa possibilità. Ma nel rispetto di determinate condizioni. L’aritcolo 23 della Legge 335 del 1995, infatti, prevede che
«Per i lavoratori di cui ai commi 12 e 13 la pensione e’ conseguibile a condizione della sussistenza dei requisiti di anzianità contributiva e anagrafica previsti dalla normativa previgente, che a tal fine resta confermata in via transitoria come integrata dalla presente legge. Ai medesimi lavoratori e’ data facoltà di optare per la liquidazione del trattamento pensionistico esclusivamente con le regole del sistema contributivo, ivi comprese quelle relative ai requisiti di accesso alla prestazione di cui al comma 19, a condizione che abbiano maturato un’anzianità contributiva pari o superiore a quindici anni di cui almeno cinque nel sistema medesimo.».
Per poter utilizzare, quindi, l’opzione contributiva per pensionarsi con 15 anni di contributi è necessario aver raggiunto sia l’età che i contributi che erano richiesti dalla normativa previgente la Legge Dini entro la fine del 2011. Ferma restando la possibilità di esercitare l’opzione Dini, con gli stessi requisiti, ma valida solo per il calcolo della pensione, anche per chi entro tale data non aveva raggiunto i requisiti in questione.
Si tratta di una salvaguardia introdotta all’epoca, per non penalizzare chi era vicino alla soglia della pensione con un incremento dei requisiti di accesso. Ma come è facilmente intuibile, con il passare degli anni, ha riguardato sempre meno lavoratori. Mentre ancora oggi è possibile utilizzare le 3 deroghe contenute nella Legge Amato per potersi pensionare con 15 anni di contributi, la stessa possibilità offerta dall’opzione contributiva appare obsoleta e non più praticabile (visto che difficilmente chi aveva raggiunto 11 anni fa i requisiti di accesso alla pensione oggi non si sia ancora pensionato). Come scritto nell’articolo 23 sopra citato, infatti, si tratta di una norma transitoria e che, ad oggi, non permette più il beneficio.
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