Pensione di reversibilità, quanto deve durare il matrimonio per averne diritto?

Simone Micocci

20 Agosto 2024 - 11:21

Pensione di reversibilità, la durata del matrimonio incide sul diritto all’assegno? Solamente in un caso.

Pensione di reversibilità, quanto deve durare il matrimonio per averne diritto?

La durata del matrimonio è un aspetto rilevante ai fini della percezione della pensione di reversibilità? Non sempre, in quanto a differenza di come funziona in alcuni Paesi (ad esempio, in Francia se il dante causa è un pensionato della Pubblica amministrazione i coniugi devono essere stati sposati per almeno 2 anni prima del pensionamento o per almeno 4 anni in totale) in Italia non c’è alcuna differenza di trattamento in base alla durata del matrimonio, quanto più alla possibilità che questo si sia interrotto prima della morte del dante causa.

Allora sì: in caso di divorzio la durata - o meglio la data - del matrimonio ha rilevanza.

Ma procediamo con ordine. Come noto la pensione di reversibilità è quel trattamento che riconosce tutta o una parte della pensione percepita (o maturata nel caso della pensione indiretta) dal defunto ai familiari superstiti. Solitamente ad averne diritto sono coniuge e figli (se presenti), indipendentemente dalla durata del matrimonio.

Anzi, non è neppure detto che serva un matrimonio: la pensione di reversibilità, infatti, spetta anche alla parte unita civilmente.

Come anticipato però il diritto alla pensione di reversibilità spetta a condizione che il matrimonio risulti ancora in corso al momento della morte del titolare dell’assegno. In caso contrario, quindi laddove sia intervenuto il divorzio, bisogna tener conto di altri requisiti fondamentali.

Durata del matrimonio non rilevante ai fini della pensione di reversibilità

Il coniuge superstite ha diritto solitamente al 60% della quota di pensione percepita da quello defunto, con il rischio di subire dei tagli nei casi in cui risulti possessore di altri redditi.

La quota spettante aumenta nel caso in cui la pensione spetti anche ai figli, con la possibilità di arrivare fino al 100%.

I requisiti che deve soddisfare il coniuge per avere diritto alla pensione ai superstiti sono davvero pochi:

  • il matrimonio deve essere in corso al momento della morte, o al massimo può essere intervenuta la separazione (che quindi non fa perdere il diritto alla reversibilità);
  • il coniuge superstite non deve passare a nuove nozze, poiché in tal caso perde il diritto all’assegno.

La durata del matrimonio non rientra invece tra i requisiti richiesti: ciò significa che la pensione di reversibilità spetta anche in caso di matrimonio formalizzato nell’ultimo giorno precedente alla morte del pensionato.

Pensione di reversibilità, quando la durata del matrimonio è rilevante

Non è detto che con il divorzio si perda il diritto alla pensione di reversibilità. La regola, infatti, vuole che spetti comunque a patto che vengano soddisfatti tre diversi requisiti:

  • il coniuge divorziato deve risultare titolare dell’assegno divorzile, ossia il mantenimento disposto dal giudice in luogo della sentenza di divorzio;
  • inoltre, così come nel caso in cui il matrimonio non si sia interrotto prima del decesso, è necessario che il superstite non sia passato a nuove nozze;
  • infine, la data di inizio del rapporto assicurativo del defunto deve essere anteriore alla data della sentenza che pronuncia lo scioglimento o la cessazione degli effetti civili del matrimonio.

Quest’ultimo requisito potrebbe essere complicato da comprendere, ma in realtà è più semplice di quanto si creda. Si tratta dell’unica circostanza in cui la durata del matrimonio ha rilevanza: il legislatore, infatti, ha limitato il diritto alla pensione di reversibilità a coloro che hanno divorziato quando il rapporto assicurativo che ha dato luogo alla pensione del dante causa era già iniziato. In parole più semplici, al momento del divorzio l’ex coniuge defunto doveva aver già iniziato a lavorare o comunque a a versare contributi.

Non è tanto la durata quindi ad assumere rilevanza, quanto la data del matrimonio.

Un requisito che comunque appare semplice soddisfare: sono rari, infatti, in cui matrimonio e divorzio siano avvenuti quando l’uno o l’altro coniuge risultavano ancora inoccupati.

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