Pensioni, addio alle Quote: il Governo è stato chiaro

Antonio Cosenza

26/04/2021

Pensioni, non ci saranno agevolazioni per tutti. Flessibilità in uscita solamente per alcune categorie; addio al sistema delle quote.

Pensioni, addio alle Quote: il Governo è stato chiaro

Niente Quota 100 dal 1° gennaio prossimo, ma nemmeno Quota 102 o l’estensione di Quota 41: sulla riforma delle pensioni non sembrano esserci più dubbi visto che il Governo è stato chiaro specificando nella bozza del Recovery Plan che misure di flessibilità in futuro saranno riservate solamente alle “categorie con mansioni logoranti”.

Tant’è che in queste ore si sono messi in moto i sindacati per chiedere al Governo Draghi di riaprire le trattative per la riforma delle pensioni, pensando a delle misure alternative che possano evitare lo scalone di cinque anni che si verrà a creare dal 1° gennaio 2022. I sindacati continuano a chiedere di ragionare su una Quota 102, aumentando di due anni il requisito anagrafico previsto da Quota 100 così da portarlo a 64 anni, mantenendo però inalterato quello contributivo a 38 anni.

Ma, come si intuisce dalla bozza del Recovery plan, non sembrano esserci margini di trattativa in quanto il Governo Draghi sembra aver deciso di seguire alla lettera le indicazioni della Commissione europea, dicendo addio ad ogni possibilità di prevedere nuove “quote” che possano favorire l’accesso al pensionamento.

Quota 100 addio dal 2022, Quota 102 e Quota 41 non sono una possibilità

La bozza del Recovery Plan ha confermato la fine della misura sperimentale chiamata Quota 100 a partire dal 1° gennaio 2022, come d’altronde era stato previsto inizialmente. Un bilancio non particolarmente esaltante per questa misura, in quanto ne hanno fatto accesso meno della metà dei beneficiari rispetto a quelle che erano le stime iniziali. Nel marzo 2021, infatti, erano circa 286 mila i pensionamenti, mentre inizialmente il Governo (è stato il primo Esecutivo Conte ad introdurre questa misura) ne stimava 300 mila per ogni anno.

Ma in questi anni non sono mancate le polemiche da parte dell’Unione Europea, la quale in più di un’occasione ha chiesto all’Italia di dare piena attuazione della riforma Fornero. Questo significa: niente misure di flessibilità, per andare in pensione bisognerà guardare esclusivamente alle opportunità offerte dalla pensione di vecchiaia e da quella anticipata.

Il monito dell’Unione Europea è presente anche nelle raccomandazioni collegate all’accesso alle risorse del Recovery fund, e non è un caso se proprio nella bozza del Recovery plan italiano è stato specificato che Quota 100 non verrà rinnovata.

A tal proposito, sembra che il Governo Draghi abbia deciso di seguire alla lettera le indicazioni della Commissione europea, non prevedendo alcuna misura di flessibilità per il dopo Quota 100. Niente Quota 102, quindi, e neppure ci sarà l’estensione di Quota 41 (oggi riservata ad alcune categorie di precoci) tanto richiesta dalla Lega (che ha persino depositato un disegno di legge a riguardo).

Potenziamento delle misure per i lavoratori gravosi e usuranti

Per stessa ammissione del Governo Draghi, in futuro le misure di flessibilità saranno rivolte solamente a chi è impiegato in lavori particolarmente faticosi e pesanti. A tal proposito, vi è la possibilità di potenziare le misure attuali già riservate a queste categorie, come ad esempio l’Ape Sociale che con la prossima Legge di Bilancio potrebbe diventare strutturale.

E potrebbe essere previsto un meccanismo ad hoc che favorisca l’accesso alla pensione per coloro che sono impiegati in mansioni particolarmente gravose. L’elenco dei gravosi e usuranti già c’è, ma non è da escludere che possa essere ampliato visto l’avvio dei lavori della commissione tecnica per la classificazione dei lavori gravosi che ha come obiettivo proprio quello di valutare l’impatto sull’aspettativa di vita di talune condizioni di lavoro.

Tutele anche per le lavoratrici con la possibile proroga di Opzione Donna (che potrebbe essere direttamente per tre anni, come tra l’altro richiesto da più parti).

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