Pensioni: se hai meno 40 anni e un lavoro precario devi preoccuparti, ecco perché

Simone Micocci

20 Luglio 2019 - 09:30

Giovani e pensioni: il futuro è sempre più nero. I consigli della CGIL per rimediare ad un sistema pensionistico senza prospettive per i giovani.

Pensioni: se hai meno 40 anni e un lavoro precario devi preoccuparti, ecco perché

Ultime novità pensioni: secondo la CGIL chi oggi ha meno di 40 anni e si trova ancora in una condizione lavorativa precaria deve cominciare a preoccuparsi.

Il sindacato, infatti, ha condotto uno studio sul futuro delle pensioni tenendo conto sia della riforma del regime contributivo puro che delle norme contenute nella Legge Fornero che oltre ad aumentare l’età pensionabile la legano all’andamento delle aspettative di vita.

Il risultato è un vero e proprio allarme sulle pensioni, poiché ne risulta che coloro che oggi si trovano in età adulta e non hanno ancora una posizione lavorativa stabile avranno molte difficoltà ad andare in pensione.

Nulla di nuovo; noi stessi, infatti, qualche settimana fa abbiamo affrontato questo tema in un’intervista rilasciata a Radio Rai 1, facendo chiarezza sul perché in futuro si andrà in pensione sempre più tardi e con assegni di importo piuttosto basso.

La CGIL quindi conferma le nostre previsioni: in futuro l’accesso alla pensione sarà molto più difficoltoso rispetto ad oggi. A scontare particolarmente le conseguenze delle novità introdotte negli anni scorsi saranno coloro che hanno un lavoro “povero e discontinuo”; vediamo perché e quale potrebbe essere la soluzione.

Allarme CGIL sulle pensioni: ecco cosa ci aspetta in futuro

Il primo caso preso in esame dallo studio del sindacato di Corso Italia riguarda un 40enne precario che deve accontentarsi di lavori saltuari - spesso part-time - e non pagati a sufficienza.

Se questo oggi non se la passa bene, in futuro la situazione non migliorerà: secondo le stime della CIGL, infatti, per andare in pensione dovrà aspettare i 73 anni di età. In pensione tardi e con un assegno di importo “al limite della sopravvivenza”: con l’introduzione del sistema contributivo per il calcolo della pensione (che si applica per i contributi maturati dopo il 1° gennaio 1996), infatti, l’assegno futuro dipende esclusivamente dalle retribuzioni percepite nell’arco della propria carriera. Per questo motivo chi per anni ha percepito stipendi molto bassi - e non può vantare neppure una carriera continua - dovrà accontentarsi di una pensione molto bassa sulla quale non si applicherà neppure l’attuale strumento dell’integrazione al minimo.

Lo stesso scenario aspetta una colf che ha iniziato a lavorare nel 2014 all’età di 30 anni, percependo però un reddito non superiore agli 8.000€ annui: per lei la pensione arriverà alla soglia dei 73 anni (quindi verso il 2057) e nonostante i 43 anni di lavoro dovrà accontentarsi di un assegno di 265,00€ al mese.

Andrà meglio, si fa per dire, a coloro che riusciranno a mantenere un lavoro stabile per almeno 20 anni, percependo una retribuzione di circa 15.000€ l’anno: per questi l’accesso alla pensione è previsto alla soglia dei 69 anni, con un assegno di importo appena superiore agli attuali 687,00€.

Quando si andrà in pensione in futuro?
Clicca qui per scaricare lo studio con le previsioni effettuate dagli esperti della CGIL.

Nel dettaglio, si prevedono tre gruppi di pensionati:

  • quelli che essendo in possesso di basse competenze di base e senza una specializzazione formativa hanno avuto carriere professionali povere, con salari bassi e professioni con mansioni poco qualificate. Questi si troveranno con versamenti contributivi irrisori e difficilmente riusciranno a vivere una vita dignitosa da pensionati;
  • quelli che hanno avuto percorsi professionali accidentati, penalizzati da un’offerta lavorativa che non li ha valorizzati né sul piano della mansione né su quello del compenso. Nonostante le competenze qualificate acquisite negli anni di studio e formazione, quindi, questi avranno un bagaglio modesto di esperienze lavorative e per questo si troveranno una pensione più bassa di quella che avrebbero potuto maturare qualora avessero trovato un lavoro adeguato al proprio profilo;
  • ci sarà una piccola minoranza di coloro che avendo conseguito un titolo di studio elevato saranno riusciti anche a contare su una maggiore e migliore capacità lavorativa. Questi sono riusciti a raggiungere gli obiettivi professionali prefissati e quindi anche la pensione sarà abbastanza elevata per condurre una vita dignitosa dopo il termine della carriera.

Viste le prospettive previdenziali per i giovani (che potete approfondire scaricando lo studio della CGIL che trovate in allegato), quindi, sarà difficile raggiungere gli obiettivi prefissati dall’UE, secondo cui in materia di pensioni e pensionamento bisognerà garantire a tutti un reddito adeguato in vecchiaia senza però compromettere la sostenibilità finanziaria del sistema previdenziale.

CGIL: pensioni e carriere formative dei giovani italiani
Clicca qui per scaricare lo studio della CGIL su - “Le carriere formative dei giovani italiani: quali legami con i loro percorsi professionali e con le loro prospettive previdenziali?”

Una sfida che sarà difficile da portare a termine specialmente se si tiene conto del progressivo invecchiamento della popolazione a cui stiamo assistendo, a causa del quale in futuro la popolazione in età attiva (quindi adatta per un lavoro) peserà di meno (ciò richiederà un adeguamento dei regimi pensionistici in tutti gli Stati dell’Unione Europea).

Quale soluzione per migliorare il futuro?

Per concludere la CGIL ha tracciato anche la strada da seguire affinché si possa intervenire - finché si è ancora in tempo - sul futuro previdenziale del Paese.

Cinque provvedimenti necessari affinché si possa ridare la prospettiva di un futuro pensionistico dignitoso ai giovani d’oggi:

  • 1) Garantire ai giovani un lavoro vero per una pensione dignitosa;
  • 2) Istituire una pensione contributiva di garanzia per permettere anche ai giovani e a tutti coloro che fanno lavori discontinui, con retribuzioni basse, di poter contare su una pensione equa;
  • 3) Rimuovere i vincoli attualmente previsti per accedere alla pensione nel sistema contributivo che penalizzano i bassi salari e i lavori discontinui;
  • 4) Superare l’attuale meccanismo legato all’aspettativa di vita che condanna i giovani ad andare in pensione dopo i 70 anni penalizzandoli anche nel calcolo della pensione;
  • 5) Favorire l’adesione dei giovani alla previdenza complementare.

Argomenti

# CGIL

Iscriviti a Money.it