Pensioni, ecco cosa succede dopo l’entrata in vigore della nuova legge di Bilancio

Simone Micocci

28 Agosto 2024 - 09:51

Cosa cambia per le pensioni con l’entrata in vigore della legge di Bilancio 2025? Ecco cosa ci dicono le ultime indiscrezioni a riguardo.

Pensioni, ecco cosa succede dopo l’entrata in vigore della nuova legge di Bilancio

Tanto chi deve andare in pensione quanto chi già c’è guarda con interesse a cosa può succedere con legge di Bilancio 2025, con la quale il governo Meloni potrebbe prendere delle decisioni che avranno un impatto su entrambe le categorie.

Tuttavia, rispondere alla domanda su cosa succede alle pensioni con l’entrata in vigore della legge di Bilancio 2025 non è facile al momento visto che i lavori sulla prossima manovra sono solamente in fase preliminare. Un’accelerata ci sarà con l’approvazione della Nota di aggiornamento al Def, che avverrà entro la fine di settembre, quando ci sarà maggiore chiarezza sulle risorse a disposizione.

Per adesso comunque possiamo fare alcune considerazioni, alla luce di quelle che sono le indiscrezioni circolate sulle pensioni e gli argomenti che potrebbero essere oggetto di discussione con la prossima manovra.

Cosa deve aspettarsi chi non è ancora in pensione

Le novità per i lavoratori potrebbero essere diverse: una delle più importanti, che vi abbiamo già anticipato nei giorni scorsi, riguarda la possibilità che il governo introduca una forma di silenzio assenso per l’accredito del Tfr su un fondo pensione. Nel dettaglio, ai lavoratori verrà chiesto di indicare se intendono lasciare il Tfr in azienda oppure girarlo a un fondo pensione. In caso di mancata risposta le somme andranno in un fondo pensione, a differenza di quanto accade oggi dove invece scatta in automatico l’accantonamento in azienda (o nell’apposito fondo Inps per le aziende con almeno 50 dipendenti).

Da segnalare poi le novità in materia di pensionamento. Il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon ha già fatto sapere che non c’è alcun dubbio sulla conferma di Opzione Donna e dell’Ape Sociale, misure in scadenza al 31 dicembre 2024 di cui potete approfondire il funzionamento iscrivendovi al nostro corso su come pianificare la pensione.

C’è però da sciogliere il dubbio legato a Quota 103: la misura che consente di andare in pensione all’età di 62 anni, ma con 41 anni di contributi e accettando un ricalcolo contributivo dell’assegno. Anche questa misura è in scadenza a fine anno.

Prima di valutarne la conferma il governo si vuole accertare della disponibilità di risorse, ossia se ci sono i margini per passare a Quota 41 per tutti. Si tratterebbe di una misura simile a Quota 103 ma con la differenza che non è richiesto alcun requisito anagrafico: si potrà quindi smettere di lavorare, indipendentemente dall’età, con 41 anni di contributi, fermo restando che farlo costerà una parte di pensione dal momento che anche per questa misura la sostenibilità verrà garantita dal ricalcolo interamente contributivo dell’assegno.

Cosa deve aspettarsi chi è in pensione

Per i pensionati, invece, sono attese novità che possono incidere direttamente sull’importo della pensione.

A partire dalla decisione sulla rivalutazione: con la manovra, infatti, il governo dovrà sciogliere le riserve in merito a quale sarà il meccanismo utilizzato, ossia se quello a tre fasce previsto originariamente dalla legge oppure se quello a sei introdotto proprio dal governo Meloni per limitare l’esborso dovuto per adeguare le pensioni al costo della vita.

L’inflazione accertata dovrebbe essere dell’1,6% (valore che la prossima nota di aggiornamento al Def potrebbe persino rivedere al ribasso), quindi molto più contenuta rispetto alle precedenti (pari rispettivamente all’8,1% e al 5,4%): ragion per cui il governo potrebbe avallare il ritorno al vecchio metodo, riconoscendo degli aumenti migliori ai pensionati.

Da sciogliere anche il dubbio legato alla rivalutazione extra delle pensioni con importo inferiore al trattamento minimo, per le quali nel 2024 è stato applicato un aumento del 2,7%, in scadenza però a fine anno. Se non confermato c’è il rischio che la pensione minima nel 2025 possa essere persino più bassa rispetto all’anno in corso.

Interesserà ai pensionati anche la nuova riforma dell’Irpef: oltre a confermare il “bonus” di 260 euro riconosciuto con la revisione dell’aliquota applicata al secondo scaglione Irpef (da 15 mila a 28 mila euro), passata dal 25% al 23%, dovrebbero esserci novità anche oltre i 50 mila euro, prevedendo così un risparmio anche per chi percepisce pensioni più elevate.

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