Pensioni, ecco cosa succede se il governo non trova i soldi per la riforma

Simone Micocci

12 Luglio 2024 - 10:03

Pensioni, cosa può succedere se nella legge di Bilancio non si trovano le risorse per la riforma? Da Quota 103 al ritorno integrale della legge Fornero, ecco gli scenari possibili.

Pensioni, ecco cosa succede se il governo non trova i soldi per la riforma

La riforma delle pensioni resta uno degli obiettivi del governo Meloni, per quanto non rappresenti una priorità. Come spiegato dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, il quale ha tranquillizzato gli italiani dicendo che nonostante le difficoltà la prossima non sarà una manovra “di lacrime e sangue, in primo luogo bisognerà trovare le risorse per la conferma dei bonus in busta paga, dallo sgravio contributivo alla revisione dell’Irpef.

Pertanto, buona parte delle risorse a disposizione per la prossima legge di Bilancio sembrano essere già prenotate, anche perché bisognerà anche iniziare con la restituzione del debito, oltre poi a farsi carico dei costi dovuti dall’avvio della procedura d’infrazione ai nostri danni.

A tal proposito, è lecito interrogarsi su cosa può succedere alle pensioni laddove il governo non dovesse trovare i soldi per la riforma. Si parla di ritorno integrale della legge Fornero, uno scenario da molti visto in maniera drammatica perché appunto richiama la riforma del 2011 che contribuì a rendere maggiormente penalizzanti le regole per il calcolo dell’assegno, come pure ad allungare l’età pensionabile.

Cosa succede senza risorse per la riforma delle pensioni

A oggi è impensabile che il governo trovi le risorse necessarie per stravolgere l’impianto pensionistico. Tuttavia, ci sono delle urgenze sulle quali dovrà prendere necessariamente una decisione, in quanto si tratta di misure in scadenza il 31 dicembre prossimo.

A seconda della disponibilità di risorse, quindi, potrebbe essere presa una diversa decisione.

Quota 103

Lato numerico, questa è sicuramente la misura di flessibilità più importante tra quelle oggi in vigore. Tuttavia, rischia di sparire laddove il governo non dovesse trovare le risorse in legge di Bilancio 2024 per confermarla almeno un altro anno.

Quota 103 consente di andare in pensione, in deroga a quanto disposto dalla legge Fornero del 2011, una volta raggiunti i 62 anni di età e i 41 anni di contributi. Per farlo, però, bisogna accettare che la propria pensione venga calcolata interamente con le regole del contributivo, con annessa penalizzazione.

Questo perché, come vi spieghiamo nel nostro corso “pianifica la pensione”, al quale potete iscrivervi qui per comprendere al meglio le regole per calcolo e accesso al trattamento previdenziale, il sistema contributivo è meno vantaggioso del retributivo.

Quota 103 è in scadenza a fine anno: senza risorse in legge di Bilancio quindi non verrà confermata. Oppure, come già fatto quest’anno con l’introduzione del ricalcolo contributivo e l’allungamento delle finestre mobili, potrebbe essere peggiorata così da renderla maggiormente sostenibile.

Difficile invece che Quota 103 possa essere persino migliorata attraverso la cancellazione del requisito anagrafico, diventando così Quota 41 per tutti.

Ape Sociale

Un’altra misura in scadenza è l’Ape Sociale, l’anticipo pensionistico che si rivolge ai profili più fragili: disoccupati, invalidi, caregivers e lavoratori gravosi.

Questa consente l’uscita anticipata dal lavoro all’età di 63 anni e 5 mesi (ma fino allo scorso anno erano sufficienti 63 anni) e con 30 anni di contributi, 36 nel caso dei gravosi.

A oggi non sembrano esserci segnali rispetto a un mancato rinnovo dell’Ape Sociale, anche perché la legge di Bilancio 2024 - con l’allungamento appunto di 5 mesi per l’età pensionabile - ha contribuito a renderla più sostenibile.

Tuttavia, non è da escludere che nel peggiore dei casi, ossia laddove le risorse dovessero essere davvero limitate, anche l’Ape Sociale possa salutare.

Opzione Donna

Una delle misure più controverse, specialmente dopo le modifiche apportate dal governo Meloni che hanno ridotto notevolmente la platea dei beneficiari. Oggi per Opzione Donna servono almeno 61 anni di età; prima dell’avvento del governo Meloni ne erano sufficienti 58.

E non è tutto, perché nel frattempo l’accesso alla misura è stato limitato alle sole lavoratrici con invalidità, caregiver, o licenziate (o in corso di) da grandi aziende.

È in scadenza, non costa molto ma il governo non sembra escludere la possibilità di un mancato rinnovo. Ma d’altronde in poche se ne accorgerebbero.

Aumento straordinario delle pensioni

Ricordate quando Silvio Berlusconi promise di aumentare le pensioni minime a 1.000 euro? Ebbene, a oggi il governo è riuscito a riconoscere un aumento extra di appena 16 euro. E non è neppure detto che riesca a confermarlo per il prossimo anno.

L’incremento straordinario del 2,7% delle pensioni il cui importo è pari o inferiore al trattamento minimo, infatti, è in scadenza a fine anno. Senza risorse sarà addio, o comunque il governo potrebbe decidere di limitarlo per garantire almeno l’importo percepito quest’anno (altrimenti potrebbe esserci un taglio di qualche euro).

Ritorno della legge Fornero?

Non bisogna però pensare che senza soldi per la riforma ci sarà il ritorno integrale della legge Fornero. O meglio, non può esserci alcun “ritorno” in quanto ancora oggi è quella riforma a definire le regole di accesso e calcolo della pensione.

Indipendentemente dalle risorse che il governo avrà a disposizione per la legge di Bilancio 2024, quindi, non ci saranno cambiamenti per la pensione di vecchiaia e anticipata, complici anche le speranze di vita per le quali non c’è stata quella variazione tale che avrebbe comportato un aumento dell’età pensionabile.

Così come non ci sono variazioni per il sistema di calcolo contributivo, per il quale però non è da escludere un peggioramento dei coefficienti di trasformazione rispetto a quelli utilizzati oggi.

Iscriviti a Money.it