Pensioni e legge Fornero, cosa succede nel 2026?

Simone Micocci

4 Marzo 2025 - 09:53

Riforma delle pensioni, non ci sono notizie per il 2026. Ecco perché il governo Meloni non toccherà la legge Fornero.

Pensioni e legge Fornero, cosa succede nel 2026?

Non ci sono novità da un bel po’ di tempo in merito a una riforma delle pensioni da attuare nel 2026 e questa di per sé non è una buona notizia. Ma d’altronde le leggi di Bilancio approvate dal governo Meloni, specialmente le ultime due, mostrano in maniera talmente chiara le intenzioni dell’esecutivo che non lasciano spazio ad altre interpretazioni.

Negli ultimi due anni il governo ha perlomeno provato a confrontarsi con i sindacati in merito a una riforma delle pensioni che potesse rendere maggiormente flessibile il collocamento in quiescenza. Incontri che tuttavia non hanno portato a nulla, anzi: oggi molti sindacati - in particolare la Cgil che ha avviato una vertenza sulle pensioni - sono sul piede di guerra ritenendo che su questo fronte non siano state mantenute le promesse fatte in campagna elettorale.

Effettivamente, per molti aspetti il governo Meloni ha persino peggiorato le regole per l’accesso alla pensione, basti pensare a quanto fatto con l’Ape Sociale (il cui requisito anagrafico è stato aumentato di 5 mesi), come pure all’operazione recente che ha portato a l’inasprimento delle regole per l’accesso alla pensione anticipata riservata ai contributivi.

E per il 2026? A oggi non ci sono notizie riguardanti una futura riforma delle pensioni a dimostrazione che il tema previdenziale non rappresenta una priorità per il governo il quale deve affrontare sfide ben più significative, come dimostra il rialzo dei prezzi dell’energia di questi giorni che ha portato a un nuovo stanziamento di risorse per incrementare il bonus bollette rivolto alle famiglie.

Pensioni, cosa succede nel 2026

La buona notizia è che almeno per un altro anno i requisiti per l’accesso alla pensione resteranno invariati visto che il prossimo adeguamento con le aspettative di vita è in programma solamente nel 2027, quando secondo l’Istat dovrebbe esserci un incremento di 3 mesi che si riverserà anche sull’età pensionabile. Ad esempio, per la pensione di vecchiaia serviranno 67 anni e 3 mesi, mentre per quella anticipata i contributi richiesti saranno 42 anni e 1 mese.

Un’operazione su cui il governo Meloni ha promesso di intervenire, scongiurando l’aumento dell’età pensionabile a partire dal 2027.

Ma c’è ancora un anno di tempo per pensarci visto che l’argomento non sarà oggetto di discussione con la prossima legge di Bilancio con cui il governo dovrà dare risposte su cosa intende fare con Quota 103, in scadenza a fine anno. Va detto comunque che la misura utilizzata per rendere maggiormente flessibile la legge Fornero non ha dato gli effetti sperati: complice il ricalcolo contributivo previsto per coloro che vi ricorrono, i lavoratori che ne hanno fatto richiesta sono stati molti meno rispetto a quelli previsti.

Nessun problema invece per l’Ape Sociale che è stata rinnovata anche per il 2026, mentre per Opzione Donna bisognerà intervenire con una proroga (per quanto anche in questo caso i numeri minimi, persino più bassi rispetto a quelli di Quota 103).

Per il resto non si hanno notizie in merito a novità che possano incidere sulla legge Fornero. D’altronde con la legge di Bilancio 2025 il governo ha già lavorato anche in vista dei prossimi anni, prevedendo ad esempio:

  • per la pensione anticipata contributiva, per la quale il requisito contributivo è stato incrementato a 25 anni (da 20), è stato disposto che a partire dal 2030 l’importo maturato al momento del pensionamento dovrà essere pari ad almeno 3,2 volte il valore dell’Assegno sociale (e non più 3 volte come oggi);
  • nel 2026 aumenta poi la durata della finestra mobile della pensione anticipata per i dipendenti pubblici, già portata da 3 a 4 mesi nel 2025. Nel dettaglio, il prossimo anno bisognerà attendere 5 mesi da quando maturano i requisiti per ricevere il primo assegno di pensione.

Non buone notizie quindi, a dimostrazione che il governo Meloni in alcuni casi ha persino peggiorato quanto previsto dalla legge Fornero. Non un buon risultato per una maggioranza in cui è presente chi prometteva “barricate” nel caso in cui ci fossero stati dei passi indietro rispetto all’intenzione di attuare una riforma strutturale delle pensioni.

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