Elsa Fornero parla della riforma che verrà e detta la strada che il governo dovrebbe seguire per garantire “flessibilità sostenibile”.
Elsa Fornero, autrice della riforma che da anni è oggetto di discussione di una parte della maggioranza, è stata protagonista di un’intervista pubblicata da Repubblica dove ha espresso il suo pensiero riguardo alle ultime mosse del governo Meloni.
In particolare, Fornero si è soffermata sulla riforma che verrà, spiegando le ragioni per cui oggi non sono ammessi passi indietro rispetto a quanto previsto dalla sua riforma, quella che ancora oggi viene definita “di lacrime e sangue” visto che ha contribuito ad accrescere l’età pensionabile oltre a ridurre l’assegno attraverso l’applicazione per tutti i pensionati del sistema contributivo (che era già stato introdotto, ma per una platea limitata di persone, con la legge Dini).
Come più volte spiegato da Elsa Fornero, quella riforma nasce da esigenze esterne eccezionali - “anche se qualcuno, in modo disonesto, lo nega” - in quanto serviva assolutamente ridurre la spesa per le pensioni se non si voleva correre il rischio di non avere nemmeno più le risorse per pagarle.
La situazione oggi è migliore, proprio grazie a quella riforma, ma il futuro continua a essere nebuloso: ragion per cui almeno fino a quando il passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo non sarà completato, tra il 2030 e il 2032, non si potrà consentire il pensionamento anticipato a un’ampia platea di persone.
A tal proposito, Fornero si è soffermata su quella che dovrebbe essere la nuova riforma, dando alcune indicazioni al governo Meloni su quella che potrebbe essere la strada da seguire.
La legge Fornero non sarà cancellata
Partiamo dal sottolineare che la legge Fornero non verrà “cancellata” né tantomeno “superata” nel 2024. Il governo sembra infatti aver preso atto della necessità di prendersi altro tempo, rinviando ai prossimi anni l’introduzione di Quota 41 per tutti.
Questo “temporeggiare”, però, secondo Elsa Fornero è dimostrazione che il governo sa di aver fatto delle “promesse che non può mantenere” e per questo spera che continuando a rinviare ci sarà un momento in cui gli elettori “se ne dimenticheranno”.
Ma le parole di Giorgetti - che ricordiamo ha dichiarato che non ci sono oggi riforme delle pensioni sostenibili con la situazione demografica dell’Italia, dove il tasso di natalità sempre più basso impone delle riflessioni per il futuro - rappresentano una chiara ammissione del fatto che il governo ha preso atto che la legge Fornero deve restare al suo posto. A tal proposito, Fornero si congratula per la sincerità dimostrata dal ministro dell’Economia e delle Finanze:
“Non si può essere populisti. Ha detto la verità, usato il buon senso. Non sempre i suoi colleghi fanno altrettanto”.
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No a Quota 41, come sarebbe la nuova riforma Fornero?
Allorché viene chiesto a Elsa Fornero quale sarebbe la riforma delle pensioni che lei approverebbe in questo momento.
Intanto boccia Quota 41 per tutti se limitata per pochi anni e con ricalcolo contributivo dell’assegno, specificando che “non ha senso visto che rimanderebbe soltanto il problema a tra qualche anno”, rappresentando inoltre una “mina sulle pensioni del futuro” poiché con tagli del 15%-20% dell’assegno l’importo percepito non sarà sufficiente per vivere.
Chi può - ovvero laddove “salute e condizioni di lavoro lo consentano” - dovrebbe quindi continuare a lavorare per qualche anno, poiché è solo così che potrà “vivere serenamente la propria vecchiaia”.
Non è corretto, infatti, riconoscere indipendentemente a tutti la possibilità di andare in pensione in anticipo, in quanto bisogna valutare le “situazioni speciali”: ad esempio chi si trova in età avanzata ed è senza lavoro, o anche chi si occupa di lavori di cura per i familiari. Per questo motivo Fornero promuove l’Ape sociale - che dovrebbe essere confermata e ampliata nel 2024 - in quanto si rivolge solamente alle categorie più fragili.
E riguardo a Opzione donna, Fornero ritiene che “vada mantenuta e anzi liberata delle restrizioni che ha introdotto questo governo, riducendola di fatto al lumicino”, attaccando poi l’Esecutivo dove ritiene che ci sono alcuni ministri che sono più affezionati alle quote oltre a essere “assai maschilisti”.
Riforma Fornero da correggere?
A dodici anni di distanza, Fornero ha anche speso parole riguardo alla riforma che lei stessa fece approvare nel 2011, rivendicando l’importanza del passaggio integrale al sistema contributivo visto che è solo questo che garantisce “flessibilità sostenibile”.
“Se vuoi andare in pensione prima lo fai con i contributi che hai versato”, e se questi non sono sufficienti per vivere una vita adeguata bisognerà rimandare il collocamento in quiescenza. Un chiaro riferimento alla pensione anticipata contributiva che permette sì il pensionamento a 64 anni di età (anziché 67) ma solo a coloro che hanno maturato una pensione d’importo pari o superiore a 2,8 volte l’assegno sociale. E a chi vorrebbe abbassare l’asticella, Fornero risponde che questo requisito “non è pensato per il gusto di tenere le persone al lavoro, bensì per impedire che finiscano in povertà”.
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