Pensioni, si va definendo il pacchetto di misure che verrà finanziato con la legge di Bilancio 2023. Ecco a quanti anni si smetterà di lavorare nel 2024.
A quanti anni andremo in pensione il prossimo anno? Se lo chiede chi è vicino a raggiungere l’età pensionabile e spera che con la Legge di Bilancio 2024 possa essere introdotta qualche forma di anticipo.
Fermo restando che la legge Fornero non si tocca - restando così invariati i requisiti per andare in pensione, almeno per tutto il 2024 - il governo sta infatti valutando un pacchetto di misure da finanziare con la prossima manovra per la quale ci sarà a disposizione circa 1 miliardo di euro per il fronte previdenziale.
Dalle scelte del governo dipenderà la risposta alla domanda sull’età in cui si potrà andare in pensione il prossimo anno, ma anche l’inflazione potrebbe incidere: l’aumento dei prezzi e la conseguente rivalutazione degli assegni, infatti, comporterà un innalzamento del requisito economico necessario per poter smettere di lavorare a 67 anni (pensione di vecchiaia), con il rischio così di limitarne la platea. E attenzione, perché non riuscire ad andare in pensione nel 2024 potrebbe comportare un grave danno in quanto nel 2025 potrebbe esserci un innalzamento dell’età pensionabile.
Ma procediamo con ordine: ecco a quanti anni andremo in pensione nel 2024 e perché per alcuni lavoratori potrebbe essere più complicato raggiungere i requisiti per farlo, nonché cosa succederà nel 2025 e perché potrebbero esserci svantaggi su questo fronte.
A quanti anni si va in pensione nel 2024
Al netto di quelle che saranno le decisioni prese dal governo con la legge di Bilancio 2024, anche il prossimo anno valgono le regole fissate dalla riforma Fornero. Il che significa che si può andare in pensione compiuti i:
- 67 anni di età (con 20 anni di contributi) con la pensione di vecchiaia, che salgono a 71 anni (5 anni di contributi) con l’opzione contributiva riservata a chi non ha contributi prima dell’1 gennaio 1996;
- 64 anni di età (con 20 anni di contributi) con la pensione anticipata riservata ai contributivi puri.
Non ci sono invece limiti di età per la pensione anticipata, per la quale è sufficiente soddisfare il requisito contributivo che richiede 42 anni e 10 mesi di contributi maturati, un anno in meno nel caso delle donne. Nel caso dei lavoratori precoci sono invece sufficienti 41 anni di contributi per andare in pensione indipendentemente dall’età anagrafica (Quota 41).
Ci sono poi delle scorciatoie, come ad esempio quelle che consentono di accedere alla pensione di vecchiaia prima del compimento dei 67 anni, come pure delle agevolazioni per i fragili (vedi ad esempio nel caso delle persone con disabilità).
E ancora, bisogna considerare le incognite della legge di Bilancio 2024: non sembrano esserci dubbi sulle proroghe dell’Ape Sociale e di Quota 103 che consentiranno rispettivamente di andare in pensione all’età di 63 anni (con 30 anni di contributi, 36 nel caso dei gravosi) e 62 anni (con 41 anni di contributi). Da sciogliere invece il nodo legato a Opzione Donna, che fino al 2022 consentiva l’accesso alla pensione con 58 anni di età (59 anni nel caso delle autonome) ma che nel 2023 è stata riformata profondamente limitando la platea di coloro che vi possono accedere: ritornare ai vecchi requisiti costerà 100 milioni di euro, facendo sì che Opzione Donna possa rappresentare nuovamente una valida alternativa per poter andare in pensione.
Perché sarà più complicato andare in pensione nel 2024
In alcuni casi l’accesso alla pensione è condizionato al soddisfacimento di un requisito economico: viene infatti valutato l’importo dell’assegno percepito e solo laddove venga ritenuto sufficiente sarà consentito il collocamento in quiescenza.
Nel dettaglio, a essere soggetto a questo vincolo sono solo due opzioni e in entrambi i casi ciò vale solo per coloro che rientrano interamente nel regime di calcolo contributivo (quindi non hanno contributi maturati prima dell’1 gennaio 1996):
- pensione di vecchiaia (67 anni di età), per la quale è necessario che l’importo della pensione risulti non inferiore a 1,5 volte l’assegno sociale;
- pensione anticipata contributiva (64 anni di età), per la quale invece l’importo della pensione deve risultare non inferiore a 2,8 volte l’assegno sociale.
Il “problema” è che l’assegno sociale viene adeguato ogni anno al costo della vita: un’elevata inflazione, come quella a cui stiamo assistendo negli ultimi anni, andrebbe così a incrementare ulteriormente la soglia minima richiesta per andare in pensione.
Ad esempio, quest’anno l’assegno sociale ha un importo annuo pari a 6.542,51 euro: con una rivalutazione al 5,4% come prevista dalla Nadef salirebbe a 6.895,80 euro. Di conseguenza, per andare in pensione a 67 anni un contributivo puro dovrà aver maturato un assegno annuo pari almeno a 10.343,70 euro (rispetto ai 9.813,76 euro di quest’anno), mentre per la pensione anticipata contributiva la soglia minima sale a 19.308,24 euro (rispetto ai 18.319,02 euro attuali).
E nel 2025…
Non riuscire ad andare in pensione nel 2024 potrebbe rappresentare un danno più grave del previsto: nel 2025, infatti, 67 anni potrebbero non bastare per andare in pensione.
Questo perché è in programma l’adeguamento biennale dei requisiti per la pensione con le aspettative di vita, il che potrebbe generare uno slittamento di qualche mese per l’età pensionabile.
Ciò vale però per le sole due misure “di vecchiaia”, visto che per la pensione anticipata l’adeguamento risulta bloccato fino al 2027: ciò significa, ad esempio, che per la pensione di vecchiaia bisognerà aver compiuto i 67 anni e 2 o 3 mesi (a seconda di quella che sarà la variazione delle speranze di vita accertata), mentre per quella contributiva si supereranno persino i 71 anni.
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