Pensioni, salta la riforma: è allarme per le (poche) risorse in Legge di Bilancio

Simone Micocci

21 Agosto 2023 - 09:51

Pensioni, poche risorse per la riforma: gli interventi saranno limitati, no al superamento della legge Fornero.

Pensioni, salta la riforma: è allarme per le (poche) risorse in Legge di Bilancio

Le ultime anticipazioni sulla Legge di Bilancio 2024 ci dicono che la riforma delle pensioni non si farà, almeno non alle condizioni auspicate da chi ha parlato a più riprese di “addio alla riforma Fornero”.

A fine mese è in programma il primo incontro del Consiglio dei ministri dopo le vacanze con il quale verranno avviati i discorsi che entro la fine di settembre porteranno all’approvazione della nota di aggiornamento al Def. Un passaggio importante in quanto solo in quell’occasione saranno chiare le risorse che saranno a disposizione per la prossima manovra.

A tal proposito, Repubblica ha dato una prima anticipazione delle risorse che il governo conta di avere a disposizione, fissando l’asticella tra i 25 e i 30 miliardi di euro. Una cifra che se confermata permetterà al governo di attuare solo alcuni degli interventi annunciati in campagna elettorale: bisognerà fare delle scelte - anche dolorose in certi casi - con la riforma delle pensioni che sarà molto limitata rispetto a quelle che erano le attese.

Legge di Bilancio, perché la riforma delle pensioni può saltare?

Con così poche risorse a disposizione il governo lavorerà per priorità, dando precedenza ad alcune misure rispetto che ad altre. E la riforma delle pensioni non rappresenta una priorità per Giorgia Meloni, forte anche dei dati che ci dicono che in Italia l’età effettiva per la pensione è molto più bassa di quanto si creda, visto che grazie alle misure di flessibilità esistenti si va in media in pensione intorno ai 61 anni e 2 mesi di età. E paradossalmente è proprio con la Legge Fornero che ci si può andare prima.

I 25-30 miliardi a disposizione per la prossima manovra saranno utilizzati per altri temi di maggiore interesse: uno su tutti il taglio del cuneo contributivo per i lavoratori dipendenti, che da solo costerà almeno 8,5 miliardi di euro (ma potrebbero servirne anche 10 per confermare per tutto l’anno le percentuali del 7% e 6% entrate in vigore da luglio).

Poi c’è la riforma fiscale - che in parte si autofinanzia attraverso tagli ad altri bonus fiscali - alla quale va aggiunto il pacchetto welfare per i lavoratori dipendenti che prevederà oltre alla detassazione di straordinari, tredicesima e premi di produttività anche la possibilità di portare in deduzione le spese sostenute per la produzione del reddito (ad esempio quelle di trasporto).

E ancora, ci saranno da stanziare le risorse per il rinnovo di contratto dei dipendenti pubblici, per i quali l’accordo è scaduto ormai dal 31 dicembre 2021 e quindi è essenziale che il prossimo anno venga avviata la fase di concertazione.

E le pensioni?

Oggi il governo dispone di circa 9-10 miliardi, ne dovrà trovare altri 15-20 per approvare almeno una parte dei punti del proprio programma elettorale. Soldi che verranno recuperati tagliando (ancora) la spesa pubblica, come pure dagli avanzi di spesa per le misure del passato.

Ed è proprio grazie agli avanzi di spesa che sarà possibile approvare un piccolo pacchetto per le pensioni che di certo non prevederà l’addio alla riforma Fornero né tantomeno l’aumento delle pensioni minime a 1.000 euro. E non ci saranno neppure interventi per la pensione di garanzia con cui - parola di Meloni - bisognerà evitare che tra qualche anno scoppi una bomba sociale.

Come confermato dal sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, infatti, il numero di persone che sono andate in pensione con Quota 103 nel 2023 è stato inferiore alle attese e quindi il governo dispone di un piccolo tesoretto da poter utilizzare per la prossima riforma. Grazie a queste si comincerà dal confermare la stessa Quota 103 - rimandando a un prossimo futuro la possibilità di estendere a tutti la possibilità di andare in pensione con Quota 41 - così da permettere per un altro anno almeno il pensionamento anticipato con 41 anni di contributi e 62 anni di età.

E ancora, proroga dell’Ape sociale e se le risorse dovessero permetterlo anche un ampliamento della platea coinvolgendo un maggior numero di professioni gravose. E sempre dalle risorse dipenderà il futuro di Opzione donna, per la quale potrebbe esserci solamente un integrale ritorno al passato.

E poi le pensioni minime, che come vi abbiamo anticipato il prossimo anno saliranno da sole a 600 euro grazie alla rivalutazione già in programma. Ma l’intenzione è di alzare ulteriormente l’asticella, coinvolgendo anche le pensioni d’invalidità e salendo a 700 euro per gli over 75.

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