Pensioni shock, tagli incostituzionali? Questi pensionati potrebbero aver diritto al rimborso

Simone Micocci

17 Luglio 2023 - 10:01

Pensioni, i tagli della rivalutazione sono incostituzionali? Uil pensioni avvia il contenzioso contro l’Inps con l’obiettivo di arrivare presto a una pronuncia favorevole della Consulta.

Pensioni shock, tagli incostituzionali? Questi pensionati potrebbero aver diritto al rimborso

Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil pensioni, ce lo aveva anticipato a noi di Money.it: “Il nostro obiettivo è ottenere la pronuncia della Corte Costituzionale sulla illegittimità costituzionale dell’articolo della Legge di Bilancio che ha tagliato la rivalutazione (delle pensioni, ndr). Abbiamo individuato tra i nostri iscritti una decina di pensionate e pensionati che saranno i ricorrenti di queste cause pilota”.

Barbagallo si riferiva alla parte della manovra con cui il governo Meloni ha tagliato la rivalutazione delle pensioni per coloro che hanno un assegno superiore a 4 volte al trattamento minimo, quindi circa 2.100 euro lordi mensili. Una decisione che ha fatto sì che negli ultimi 5 anni solamente una volta - nel 2022 - ai pensionati è stata applicata la rivalutazione come prevista dal provvedimento originario, legge n. 448 del 1998, che ricordiamo prevede una rivalutazione al 90% per la parte di pensione superiore alle 4 volte ma inferiore a 5 e del 75% per quella restante.

Un meccanismo molto più vantaggioso rispetto a quello voluto dal governo Meloni per il 2023 (che si applicherà anche nel 2024) che sopra le 4 volte di pensione prevede una percentuale di rivalutazione che va dall’85% al 32%.

E adesso Uil pensioni è pronta a passare all’azione: supportati dal sindacato, infatti, un gruppo di iscritti ha iniziato a inviare delle diffide all’Inps con la richiesta di provvedere al pagamento di “tutte le maggiori somme indebitamente trattenute con decorrenza da gennaio 2023”.

Un iter che partirà dalla richiesta all’Inps ma l’intenzione, tra l’altro dichiarata, del sindacato è un’altra: arrivare alla Corte Costituzionale così da ottenere una pronuncia in proprio favore visto che negli anni la Consulta ha più volte sostenuto che qualsiasi meccanismo di rivalutazione maggiormente penalizzante non può essere di lunga durata.

Uil pensioni fa causa all’Inps

Come anticipato, la diffida all’Inps è solamente il primo passo di un percorso che come risultato ultimo dovrebbe vedere la pronuncia della Corte Costituzionale in merito al nuovo meccanismo di adeguamento delle pensioni al costo della vita introdotto dal governo Meloni con la legge di Bilancio 2023 (articolo 1, comma 309).

A settembre, ad esempio, le cause verranno inviate ai fori competenti, con l’obiettivo di avviare un percorso che porti la Corte Costituzionale a riconoscere le ragioni dei pensionati obbligando l’Inps a corrispondere quella parte di aumento non pagato a causa dell’introduzione di un meccanismo di rivalutazione meno conveniente rispetto a quello originario.

La manovra Meloni è “ragionevole”?

Per l’ennesima volta, quindi, la questione dei tagli alla rivalutazione dovrebbe arrivare davanti la Corte Costituzionale che dovrà valutare se la riforma Meloni è ragionevole oppure meno.

Secondo Uil pensioni che ha promosso l’iniziativa assolutamente no dal momento che “trascina i suoi effetti di perdita di potere d’acquisto nel tempo rendendoli definitivi” oltre ad aggiungersi a una serie di analoghi interventi a sfavore dei pensionati introdotti ripetutamente negli anni passati: ricordiamo, infatti, che negli ultimi 5 anni solo nel 2022 è stata applicata la rivalutazione ordinaria.

Spetterà alla Corte (ma l’iter è ancora molto lungo) valutare se le ragioni dei sindacati sono meritevoli o meno di una pronuncia in loro favore. Quel che è certo è che una sentenza positiva avrebbe il beneficio di aumentare notevolmente le pensioni, specialmente per chi ha un assegno superiore a 5 volte il trattamento minimo (poco più di 2.600 euro) per i quali la rivalutazione va dal 53% al 32% del tasso accertato.

A tal proposito, Uil pensioni chiede il ritorno al trattamento originario, oltre al pagamento di tutte le somme indebitamente trattenute con decorrenza da gennaio 2023, per quello che sarebbe un maxi assegno in arrivo per i pensionati.

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