Pensioni, sorpresa per il governo Meloni: il Movimento 5 Stelle è favorevole alla riforma, in particolare sull’aumento delle pensioni minime fino a 1.000 euro.
Pensioni, a sorpresa dall’opposizione arriva un assist per la riforma: come confermato da Davide Aiello, deputato del Movimento 5 Stelle, durante il suo intervento in aula nel corso della discussione generale sulle mozioni per le pensioni minime, dai pentastellati è arrivata una mozione per chiedere al governo di “prendere impegni chiari al fine di contrastare gli effetti negativi delle tensioni inflazionistiche, rispettando pienamente il principio costituzionale di adeguatezza dei trattamenti previdenziali”.
È tutto fatto quindi, anche il Movimento 5 Stelle si schiera dalla parte del governo - in particolare di Forza Italia e del compianto Silvio Berlusconi - chiedendo al governo Meloni d’impegnarsi affinché possa aumentare le pensioni minime fino alla soglia di 1.000 euro (indicata dallo stesso Cavaliere in campagna elettorale).
Aiello sostiene che in quanto rappresentanti del M5S “abbiano un impegno ineludibile verso i cittadini che hanno dedicato la loro vita al lavoro” ma che oggi, visto il contesto attuale, si trovano in una fase della loro esistenza in cui “meritano sicurezza economica e dignità”.
Per questo motivo, indipendentemente dal colore politico, non solo sostengono - così come gran parte del Centrodestra - la necessità di procedere con una riforma che tuteli il potere d’acquisto dei pensionati ma chiedono persino al governo di impegnarsi per far sì che le promesse fatte in campagna elettorale vengano rispettate.
Aumento delle pensioni minime fino a 1.000 euro, Movimento 5 Stelle d’accordo con Berlusconi
Dal Movimento 5 Stelle è arrivata - un po’ a sorpresa - la richiesta al governo di garantire che il trattamento minimo del regime generale dell’Inps sia almeno pari a 1.000 euro netti al mese.
La stessa cifra indicata da Silvio Berlusconi che ha portato il governo a compiere un primo passo già nel 2023 quando con la legge di Bilancio è stato disposto un aumento delle pensioni minime (che sarà effettivo da luglio) pari a:
- da a 563,74 a 572,74 euro per tutti i pensionati;
- da 563,74 a 599,82 euro per coloro che hanno compiuto i 75 anni.
Nel 2024 ci sarà poi un ulteriore aumento grazie a una rivalutazione del 2,7% anziché dell’1,5% come quella attuata quest’anno, ma le parti sono concordi nel ritenere che bisognerà alzare ulteriormente l’asticella se si vuole davvero tutelare il potere d’acquisto dei pensionati. Partendo dalla conferma dell’incremento fino a 600 euro - o poco meno - per coloro che hanno compiuto i 75 anni, per il momento in vigore nel solo 2023.
A tal proposito, Forza Italia potrà contare anche sull’assist di una parte dell’opposizione: la mozione annunciata da Aiello, infatti, ci dice che il Movimento 5 Stelle sarà al suo fianco nella battaglia che dovrebbe portare all’aumento delle pensioni minime.
Meno tasse per i pensionati
Allo stesso tempo, il Movimento 5 Stelle ritiene che bisognerà anche intervenire per tagliare le tasse che pesano sulle pensioni. In particolare introducendo una detrazione dell’Irpef progressiva per i pensionati, fino a determinate soglie di reddito.
L’obiettivo è di tutelare coloro che pur avendo una pensione superiore al trattamento minimo non percepiscono un assegno elevato e in questo periodo stanno pagando caro il prezzo dell’inflazione. Per questi si potrebbe intervenire riducendo l’imposta Irpef che si paga sull’assegno, attraverso un meccanismo di detrazioni che favorisca le pensioni più basse.
Vedremo se il governo accoglierà questa richiesta: d’altronde i tempi sarebbero pure maturi visto che proprio in queste settimane si sta discutendo della riforma fiscale.
Basta considerare la spesa per le pensioni insieme a quella assistenziale
Ma i punti di raccordo tra la mozione del Movimento 5 Stelle e il programma del Centrodestra non finiscono: altro aspetto su cui Aiello ha posto l’attenzione è quello di separare contabilmente la spesa per le pensioni maturate a fronte dei contributi versati dalla spesa di pura assistenza.
Fino a quanto continueremo a considerarle come una sola voce di spesa non sapremo quanto effettivamente spendiamo per le pensioni e quanto invece per i trattamenti di tipo assistenziale, non potendo così capire quanto effettivamente si può spendere per la riforma con cui anticipare l’età per l’accesso alla pensione.
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